Alle Gallerie dell’Accademia la mostra “Aldo Manuzio. Il rinascimento di Venezia”

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mostra aldo manunzio
Allestimento nei nuovi spazi dell’ex complesso della Carità

 

Di Giovanni Greto

 

 

mostra aldo manunzioDa poco inaugurata, la mostra “Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia” parte con qualche mese di ritardo, rispetto alla scadenza, come ha affermato sia nell’intervento di apertura che in quello scritto per il catalogo, Cesare de Michelis, presidente del Comitato regionale per il quinto Centenario della morte di Aldo Manuzio. E’ stata allestita alle Gallerie dell’Accademia, nei nuovi spazi al pianterreno dell’ex complesso della Carità, fruibili grazie ad un impegnativo intervento recentemente portato a termine ed è visitabile, salvo proroghe, fino al 19 giugno.

L’esposizione si propone di spiegare il progetto imprenditoriale di Aldo Manuzio (Bassiano 1449-1552 – Venezia 6 febbraio 1515), umanista erudito ed insegnante, il quale a quasi quarant’anni, attorno al 1489, si trasferì da Ferrara a Venezia, intuendo come il mestiere di editore potesse amplificare quello dell’insegnante e come i buoni libri potessero essere il mezzo più efficace per assolvere allo scopo della sua vita, ovvero la diffusione dell’antica cultura greca e della sua lingua. Era infatti consapevole che per una compiuta formazione umanistica fosse di estrema importanza lo studio del linguaggio e dell’insegnamento delle lingue classiche, e in particolare del greco, accanto ad una concezione enciclopedica del sapere, basata al tempo stesso sulla tradizione classica e la fede cristiana.

Venezia, che allora era il maggior centro editoriale d’Europa con decine e decine di tipografie e librerie aperte e in frenetica attività, divenne il luogo ideale secondo Manuzio per rendere disponibili i testi dei grandi classici della cultura greca e latina e della nuova letteratura in volgare (Omero ed Aristotele, Virgilio ed Ovidio, Dante e Petrarca, solo per citare alcuni autori), in edizioni caratterizzate da un’impeccabile cura filologica e da un design di eleganza impareggiabile. L’operazione ottenne un grande successo e non solo presso il pubblico degli studiosi. Il “classico tascabile”, vale a dire “l’echimidio”, ossia il “libretto da mano” in carattere corsivo e nel formato in ottavo, divenne un oggetto ricercato e alla moda, dapprima nel sofisticato mondo delle corti italiane e poco dopo in tutta l’Europa colta e cosmopolita.

La circolazione di questo patrimonio di testi e dei loro contenuti favorì l’emergere di temi e motivi assolutamente nuovi – come il repertorio mitologico e quello della cultura antiquaria – anche nel campo delle arti figurative. Maestri quali Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Jacopo de’ Barbari trassero ispirazione dai testi classici greci e latini, finalmente fruibili con facilità anche da un pubblico laico. Di Bellini sono esposte le tavole con le quattro misteriose “allegorie”, oggi all’Accademia, datate 1490: Incostanza, Prudenza, Perseveranza e Invidia. Sembra possano aver costituito la decorazione di un “restelo”, un mobiletto per oggetti da toeletta femminile, menzionato nel testamento del 1525 del pittore Vincenzo Catena. I due tondi di Cima da Conegliano, oggi a Parma, datati 1500-1505, – Il Giudizio di Mida e Il sonno di Endimione – ornavano in origine verosimilmente un cassone o un piccolo strumento musicale portatile ed erano ispirati ad episodi tratti dalle “metamorfosi” di Ovidio. Tra le opere visibili di Jacopo de’ Barbari, spicca la grande “Veduta di Venezia a volo d’uccello”, datata 1500, una xilografia  in sei blocchi , intagliata su matrici di legno di pero, oggi al Museo Correr.

In seguito alla riscoperta della poesia greca e latina, la pittura rivolge un nuovo sguardo anche sulla natura. Nella sesta delle nove sezioni in cui è suddivisa la mostra, “la scoperta della campagna”, l’arte abbandona le suggestioni medievali che dipingevano una natura ostile, dura, popolata da belve feroci, per aprirsi ad una rappresentazione del paesaggio inteso come culla della civiltà. Come esempi, la mostra propone, tra gli altri, il dipinto di Giorgione “La tempesta”, oggi all’Accademia, datato 1502/1503-1505 circa, in cui l’elemento di maggiore novità consiste nel protagonismo assoluto della natura e nella resa degli effetti atmosferici ; la teletta di un giovane Tiziano con “Orfeo ed Euridice”(1510 circa), ispirata a temi ovidiani, oggi all’Accademia Carrara di Bergamo. In essa il paesaggio, da comprimario assurge al ruolo di protagonista, accordandosi nei toni crepuscolari e infernali alla tragedia amorosa.

Una sosta prolungata merita la terza sezione dedicata alla “Hypnerotomachia Poliphili”. Si tratta di un romanzo archeologico, redatto da un imprecisato Francesco Colonna, di incerta identificazione, in un volgare latineggiante dalla difficile interpretazione. E’ corredato da un apparato illustrativo perfettamente integrato al testo, costituito da 172 xilografie, non si sa da chi realizzate anche se si pensa al più importante illustratore di libri della sua generazione, il miniaturista padovano Benedetto Bordon. E’ un libro complesso, il cui titolo è formato da tre termini greci- hypnos, “sogno”, eros, “amore”, mache, “battaglia”- che portano alla traduzione “battaglia d’amore in un sogno”. Manuzio, che lo ha realizzato su commissione del ricchissimo gentiluomo veronese Leonardo Crasso, protonotario papale e giurista, così lo descrive in fondo al volume : “A Venezia nel mese di dicembre 1499, nella bottega di Aldo Manuzio, realizzato con grande cura”. Forse non lo sente suo, perché è un prodotto troppo diverso dalle sue edizioni: favolistico e non filologico, visionario anziché legato a più concreti fini didattici o culturali. Eppure è considerato da molti il più bel libro del Rinascimento, e la fama di Manuzio è in larga parte legata ad esso. Quanto al contenuto, è un romanzo iniziatico che racconta una storia d’amore. Il protagonista, Polifilo, si addormenta e in sogno tenta di ritrovare la sua amata Polia. Sarà una ricerca ricca di insidie e di prove da superare.

Non poteva mancare, fra le opere esposte, la “medaglia ritratto di Aldo Manuzio”, oggi al Museo Correr, di un anonimo medaglista veneziano del Cinquecento. Il piccolo bronzo è importante perché sul rovescio compare la celebre ancora a due punte con un delfino che si attorciglia al suo asse, scelta come marca per le edizioni manuziane, assieme al motto “festina lente”, (“affrettati lentamente”), che secondo l’Erasmo da Rotterdam degli “Adagia”, edito da Manuzio nel 1508, dopo che il filosofo olandese era stato ospitato per circa un anno nella sua abitazione, risale alla vita di Augusto di Svetonio, suggerendo che è meglio “chi agisce con cautela e senza errori di uno audace e sicuro di sé”.

La mostra si conclude con una vera e propria galleria di lettori aldini, ritratti nell’ordine da Tiziano, Palma il vecchio, Il Parmigianino e Lorenzo Lotto, i quali stringono fra le mani un prezioso esemplare di libro in piccolo formato che Manuzio incomincia a produrre a partire dal “Virgilio” del 1501. E’ la dimostrazione che il classico tascabile è diventato un vero e proprio “Status Symbol” delle classi colte italiane ed europee.

Per una mostra altamente stimolante è stato stampato dalla Marsilio   un catalogo che analizza lungo nove saggi le novità artistiche ed editoriali a Venezia nei due decenni in cui Manuzio operò la sua rivoluzione culturale, secondo la quale il libro era inteso come manufatto fisico artigianale e visivo, prezioso oggetto estetico, e allo stesso tempo  strumento per presentare dei testi in forma stampata.

Accanto alla dimensione contemplativa, la mostra associa un ricco programma di attività didattiche gratuite nei fine settimana per famiglie con bambini, a partire dal 16 aprile fino al 18 giugno : un laboratorio creativo di fumetto a cura del settimanale “Topolino”, durante il quale i partecipanti scelgono un’opera tra quelle esposte e la trasformano in un fumetto, guidati dallo storico disegnatore dei fumetti Disney Giorgio Cavazzano ; un laboratorio di stampa a cura di Fabriano, che ha messo a disposizione dei visitatori e delle scuole un laboratorio attrezzato di stampa e legatoria. Si scoprirà e imparerà a costruire un libro-quaderno con semplici tecniche di cucitura che non richiedono attrezzature particolari e quindi riproducibili anche a casa con materiali facilmente reperibili.

La mostra osserva i seguenti orari: lunedì 8.15-14.00; da martedì a domenica, 8.15-19.15.