Ttip, Greenpeace svela: rischi per clima, ambiente e sicurezza dei consumatori

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TTIP grafia stretta mano europa usa
L’accordo di libero scambio in via di formazione tra Europa e Stati Uniti peggiorerebbe notevolmente la qualità e la sicurezza degli alimenti, aprendo la strada alla clonazione legale di quelli protetti dalle Dop

 

TTIP grafia stretta mano europa usaGli Stati Uniti, attraverso il negoziato sul Ttip, stanno esercitando una enorme pressione sull’Unione europea perché abbassi le sue tutele in tema di difesa dell’ambiente, della salute e dei diritti dei cittadini. E’ la tesi di Greenpeace Ue, che è entrata in possesso di molti documenti riservati, oltre 200 cartelle, sui negoziati transatlantici, diffuse da diversi media europei. 

Una fuga di notizie che ha riattizzato lo scontro sul controverso negoziato sul Trattato di libero scambio tra Usa e Ue, che faticosamente va avanti da oltre tre anni. Tanto che da più parti si trae spunto da questa fuga di notizie per ribadire la richiesta di sospensione immediata della trattativa, vista come una minaccia gravissima alle conquiste democratiche dell’Europa. Ma anche una spada di Damocle sulle eccellenze economiche Ue, come le denominazioni di origine del vino, pensiamo al Chianti, al Marsala, o anche allo Champagne, che l’Europa vorrebbe difendere e gli Usa vorrebbero invece acquisire, per chiamare così anche i loro vini. O dei prodotti tipici, come formaggi e salumi. 

La linea di Greenpeace è chiara: «le carte dimostrano che la posizione americana è pessima – attacca Jorgo Riss, direttore di Greenpeace per l’Unione europea – ma anche che quella europea è cattiva. Per cui dobbiamo evitare che si arrivi a un compromesso che spiani la strada a una gara al ribasso negli standard ambientali, della salute e della tutela dei consumatori». Da qui la richiesta di fermare tutto. 

Entrando nel dettaglio della denuncia di Greenpeace, dal punto di vista della protezione dell’ambiente e dei consumatori, quattro aspetti sono seriamente preoccupanti. «Tutele ambientali acquisite da tempo sembra siano sparite. Nessuno dei capitoli che abbiamo visto fa alcun riferimento alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions). Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa, compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organisation (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio “per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” o per “la conservazione delle risorse naturali esauribili”. L’omissione di questa regola suggerisce che entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante». 

Altro aspetto in discussione è relativo alla protezione del clima che sarà più difficile con il TTIP. «Gli Accordi sul Clima di Parigi chiariscono un punto – denuncia Greenpeace -: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi ottenuti». 

Per il movimento ambientalista preoccupa anche la fine del principio di precauzione. «Il principio di precauzione, inglobato nel Trattato Ue, non è menzionato nei capitoli sulla “Cooperazione Regolamentare”, né in nessuno degli altri 12 capitoli ottenuti. D’altra parte, la richiesta Usa per un approccio “basato sui rischi” che si propone di gestire le sostanze pericolose piuttosto che evitarle, è evidente in vari capitoli. Questo approccio mina le capacità del legislatore di definire misure preventive, per esempio rispetto a sostanze controverse come le sostanze chimiche note quali interferenti endocrine (c.d. “hormone disruptors”)». 

Infine, la bozza di accordo apre le porte all’ingerenza dell’industria e delle multinazionali. «Mentre le proposte contenute nei documenti pubblicati minacciano la protezione dell’ambiente e dei consumatori, il grande business ha quello che vuole – si sottolinea da Greenpeace -. Le grandi aziende ottengono garanzie sulla possibilità di partecipare ai processi decisionali, fin dalle prime fasi. Se la società civile ha avuto ben poco accesso ai negoziati, i documenti mostrano che l’industria ha avuto una voce privilegiata su decisioni importanti. I documenti pubblicati mostrano che l’Ue non è stata trasparente rispetto a quanto grande sia stata l’influenza dell’industria. Il rapporto pubblico reso noto di recente dall’Ue ha solo un piccolo riferimento al contributo delle imprese, mentre i documenti citano ripetutamente il bisogno di ulteriori consultazioni con le aziende e menzionano in modo esplicito come siano stati raccolti i pareri delle medesime». 

Greenpeace Olanda pubblica oggi sul sito www.ttip-leaks.org parte dei testi negoziali del TTIP per garantire la necessaria trasparenza e promuovere un dibattito informato su un trattato di cui troppo poco si discute in Italia e che interessa quasi un miliardo di persone, nell’Unione Europea e negli Usa. E’ la prima volta che i cittadini europei possono confrontare le posizioni negoziali dell’Ue e degli Usa. «E’ ora di far luce sul TTIP. Con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica. Questi documenti svelano che la società civile aveva ragione a essere preoccupata. Fermiamo i negoziati e cominciamo a discuterne pubblicamente – ha dichiarato Federica Ferrario, di Greenpeace Italia -. Sapevamo che la posizione dell’Ue non era bella, ora possiamo vedere che la posizione degli Stati Uniti è addirittura peggio. Un compromesso tra i due sarebbe inaccettabile».

Per Ferrario «chi ha cura delle questioni ambientali, del benessere degli animali, dei diritti dei lavoratori o della privacy su internet dovrebbe essere preoccupato per quel che c’é in questi documenti. Si confermano le forti obiezioni della società civile e di milioni di persone che in tutto il mondo hanno protestato contro il TTIP, che non è altro che un grande trasferimento di poteri democratici dai cittadini al grande business. Chiediamo a tutti i rappresentanti eletti, alla società civile, ai cittadini di leggere questi documenti e di impegnarsi in un dibattito approfondito». 

Dulla denuncia di Greenpeace interviene il commissario europeo per il Commercio Cecilia Malmstrom secondo cui «l’Unione europea non consentirà che il suo livello attuale di tutela dei consumatori diminuisca a causa dell’accordo Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) in corso di negoziazione tra Bruxelles e Washington». Per Ccilia Malmstrom «deve essere chiaro e detto ancora e ancora: nessun accordo commerciale Ue potrà mai abbassare il livello di tutela dei consumatori o di sicurezza alimentare o dell’ambiente Gli accordi commerciali non cambieranno le nostre leggi in materia di Ogm o il modo di produrre carne sicura o il modo di proteggere l’ambiente». «E’ normale – aggiunge – che tutte le parti di una trattativa vogliono raggiungere il numero maggiore possibile di propri obiettivi», ma «ciò non significa che c’incontreremo a metà strada». Anzi, Malmstrom conclude che «ci sono zone che registrano distanze eccessive su cui non c’è accordo». Sulla stessa linea il portavoce delle politiche commerciali del gruppo socialista e democratico al Parlamento europeo, David Martin: «non accetteremo un trattato qualsiasi che includesse un abbassamento degli standard su ambiente e diritti. Tuttavia – precisa Martin – sia chiaro che dai documenti riservati diffusi oggi, che elencano le posizioni delle due parti, non c’è nulla che indichi che l’Europa abbia ceduto ad alcuna delle richieste americane». 

Sul Ttip interviene anche presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo: «la trattativa sul Ttip deve rappresentare un appuntamento determinante per tutelare le produzioni agroalimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’“Italian sounding” visto che in gioco c’è un consistente interscambio economico visto che per la prima volta le esportazioni agroalimentari “Made in Italy” in Usa hanno superato nel 2015 i 3,6 miliardi di euro con un aumento del 20%. E proprio il vino è il prodotto italiano più apprezzato dagli americani con 1,3 miliardi. Ma sul tavolo del Ttip ci sono anche altri argomenti “scottanti” su cui l’Europa non deve abbassare la guardia – conclude la Coldiretti – dalla carne agli ormoni al pollo alla varechina che rischiano di finire nel piatto dei cittadini italiani ed europei, fino alla questione degli Ogm».

«Il “Made in Italy” tarocco a stelle e strisce non riguarda però – ricorda la Coldiretti – il solo vino ma colpisce tutti i comparti dell’export tricolore, dai pomodori san Marzano all’olio d’oliva fino ai salumi, mentre addirittura il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano negli States è fasullo nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano, fino al Gorgonzola. La presunzione statunitense di continuare a chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile – sostiene la Coldiretti – perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori e l’Unione Europea ha il dovere di difendere prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione sotto un rigido sistema di controllo».