Il “Dieselgate” dopo Volkswagen e Opel coinvolge anche FCA?

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Fia 500X banco prova rulli inquinamento
La Motorizzazione tedesca (Kba) tira in ballo il presunto eccesso di inquinanti da parte del motore 2.0 Multijet che equipaggia la Fiat 500X. Da tutto emerge la necessità di arrivare a nuove norme di omologazione e ad un unico ente europeo di controllo

 

Fia 500X banco prova rulli inquinamentoNuova puntata del “Dieselgate”, lo scandalo delle emissioni truccate scoppiato con i motori diesel 1.6 e 2.0 litri prodotti da Volkswagen (diffusi anche su Audi, Seat e Skoda) che hanno adottato un particolare programma per alterare le modalità di funzionamento durante il ciclo di prova di omologazione riducendo drasticamente le emissioni inquinanti rispetto alle modalità di funzionamento “normali”: la motorizzazione tedesca Kba avrebbe scoperto emissioni rilevanti e fuori norma anche per la Opel Zafira e per la Fiat 500X. 

Sul caso delle emissioni di altri prodotti si è mosso anche il ministero dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, il quale avrebbe inviato a Bruxelles e all’autorità italiana di omologazione delle vetture i risultati delle misurazioni su sulla 500X motorizzata dal 2.0 Multijet, ricevendo però il netto rifiuto da parte di Fiat in quanto l’autorità di omologazione competente non sarebbe quella tedesca, ma quella italiana. 

«All’Italia» prosegue la nota del ministero, Berlino chiede di «valutare i dati e prendere conseguenti misure». «Tutti i nostri modelli sono pienamente conformi alle normative sulle emissioni», ha ribadito FCA in una nota ufficiale.

Intanto, da Bruxelles è arrivata la smentita circa le dichiarazioni riportate dalla stampa tedesca. «La Commissione europea non ha ricevuto la lettera delle autorità tedesche sul caso FCA», ha indicato in una nota ufficiale la portavoce responsabile dei Trasporti della Commissione europea, precisando che «la responsabilità di rimediare a situazioni non in regola è degli Stati membri in cui l’omologazione è stata concessa: né altri Stati membri, né la Commissione possono avviare un richiamo». La via da seguire, dunque, è il dialogo tra i due Paesi coinvolti «con l’obbligo di tenere informata la Commissione. Sta a quest’ultima, eventualmente, facilitare una soluzione in assenza di accordo».

Tutta la vicenda “Dieselgate”, oltre ad evidenziare i chiari limiti delle norme di omologazione attualmente vigenti (che saranno superate lentamente solo nei prossimi anni), evidenzia anche la necessità che si arrivi quanto prima ad un’unica autorità europea di regolamentazione del settore, attivando un unico organismo di omologazione e controllo che abbia competenza su tutti i 28 paesi che formano l’Unione Europea. Sempre che si voglia avere un unico interlocutore e fare la chiarezza necessaria su emissioni inquinanti e consumi nei confronti dei consumatori.