L’Emilia dei motori: un modello per la crescita del territorio

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Convegno di Confindustria Modena per lanciare un progetto di sistema che affermi la regione come polo di sviluppo dell’automotive. In anteprima la presentazione della ricerca di Alix Partners sulle esigenze formative e occupazionali del comparto

 

Mercedes CLS 350 CGI spaccato cilindro motore iniezione diretta benzinaModena come Torino, ai livelli di Stoccarda e Birmingham. Ovvero Modena come uno dei grandi poli di sviluppo dell’industria automobilistica europea e del suo indotto. Partendo da questa premessa, Confindustria Modena insieme alla Camera di Commercio, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e alla Fondazione Democenter, ha organizzato un convegno dal titolo “L’Emilia dei motori. Un modello per la crescita”, realizzato in collaborazione con il comune di Modena, la regione Emilia-Romagna e l’Università di Modena e Reggio Emilia (UniMoRe).

Modena e il suo territorio sono una culla comoda per i motori. Qui, includendo Ferrari, Maserati, Alfa Romeo e Pagani, si produce un fatturato di circa 7,3 miliardi di euro e trovano lavoro 11.000 persone. Numeri piccoli se raffrontati agli altri poli motoristici europei come Torino e Stoccarda. Ma a Modena la qualità soverchia da sempre la quantità. Si producono esemplari unici e lussuosi, vetture destinate al cosiddetto settore premium. Qualche lacuna emerge però quando si poggia la lente di ingrandimento sull’aspetto della formazione: alle imprese modenesi dell’automotive servirebbero almeno 400 ingegneri ogni anno, mentre l’Università di Modena e Reggio Emilia ne sforna “solo” 130.

Il convegno “L’Emilia dei motori. Un modello per la crescita” non solo ha avuto il merito di mettere a fuoco pregi e difetti del distretto motoristico modenese da un punto di vista numerico. Oltre ai nudi dati della ricerca, la giornata del Tecnopolo è stata utile anche per l’importanza delle riflessioni elaborate nel corso delle tue tavole rotonde che hanno di fatto sdoganato un nuovo patto per la Modena dei motori. Dalla nostra città è stato lanciato un progetto di sistema in grado di valorizzare l’Emilia come hub di eccellenza nella filiera automobilistica europea.relatori 1

I cardini dello sviluppo della filiera: ricerca, innovazione e formazione

La formazione è uno dei nervi scoperti quando si parla di automotive. Non è mai abbastanza. In futuro, tutto sarà giocato sull’asse elettrificazione-nuovi materiali-guida evoluta. C’è bisogno, dunque, di ingegneri e progettisti sempre più preparati e dalla mentalità aperta. «L’ingegnere italiano continua a essere il top in rapporto ai colleghi stranieri – ha sottolineato Roberto Fedeli, direttore tecnico di Alfa Romeo e Maserati -. Forse è meno specializzato ma ha una visione di insieme migliore e questo aiuta in organizzazione complesse come sono le case automobilistiche. Nella facoltà di Ingegneria occorrerebbe tornare al vecchio ciclo di laurea. La riforma del “3+2” non ha prodotto i risultati che ci si aspettava».

Per il direttore marketing prodotto di Ferrari, Nicola Boari, il territorio modenese rappresenta ancora un luogo di grandi competenze: «qui troviamo le risorse umane che ci servono e normalmente l’Università è un interlocutore serio e credibile. È sbagliato però chiudersi e non guardare fuori. Viviamo in un’epoca dove occorre creatività e contaminazione».

Il responsabile area Powertrains&Electronics di Lamborghini, Stefano Mazzetti, è partito da un aneddoto per spiegare quanto importante sia mantenere i contatti con il territorio. «Audi sa che tra Modena e Bologna c’è un terreno fertile in termini di preparazione universitaria e di compenetrazione dei saperi. E sa che il cliente riconosce questo valore: è un plus ineliminabile il territorio con le sue competenze e la sua innovazione. Quando provammo a spostare alcune produzioni della Gallardo in Germania al mercato non piacque e fummo costretti a tornare Sant’Agata Bolognese».

Hannes Zanon, direttore marketing di Pagani Automobili, pur essendo con la sua azienda un emblema dell’extra lusso e di piccoli volumi di vendita, ha rimarcato che uno dei requisiti fondamentali per fare macchine di livello è «nascere in un territorio come questo. A San Cesario e Modena abbiamo tutto quello che ci serve. Al contempo è ovvio che siamo aperti e permeabili agli stimoli del mondo».

Secondo Andrea Bozzoli, amministratore delegato di Coxa Hpe, azienda che ha 140 ingegneri su 200 dipendenti complessivi, il supporto di istituzioni pubbliche e Ateneo è fondamentale: «non è un caso che verta su Modena uno dei migliori poli del motorsport esistenti al mondo. Questa provincia, storicamente, esprime tanta qualità. Oggi, però, siamo di fronte a una sfida che non si può rimandare: per rispondere con prontezza alle richieste dei grandi costruttori, noi attori della subfornitura dobbiamo crescere di dimensione».

«Qui in Emilia-Romagna abbiamo la buona abitudine di pensare e progettare a lungo termine», ha evidenziato, concludendo la prima tavola rotonda, l’assessore regionale a Scuola, università e Ricerca Patrizio Bianchi. «In prospettiva Modena e la “motor valley” dovranno cambiare il tradizionale approccio: non più economia e non solo economie di scala ma anche agglomerazione, intesa come allineamento continuo di linguaggi, specializzazioni e competenze per creare innoviazione tecnologica da trasferire alla produzione».

Automotive: il ruolo delle istituzioni 

Progettare la formazione specialistica per il settore automotive non è semplice. Il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Angelo Andrisano, in apertura della seconda tavola rotonda, lo ha detto chiaro, senza troppe giri e lancia l’idea di una accademia del veicolo. «Dare opportunità di sbocco occupazionale ai nostri laureati è ovviamente la nostra missione ma per far sì che tutto funzioni a meraviglia da sola l’università non basta. Occorrono più risorse da parte del territorio, ci vuole più attenzione alla formazione scientifica e un lavoro più articolato sull’orientamento di base nelle scuole superiori. Ciò nonostante Modena è un territorio dove la concertazione funziona, il dialogo con le imprese non è mai mancato. Oggi ci è richiesto un sforzo ulteriore, dobbiamo avere il coraggio di intercettare studenti anche all’estero. Penso quindi che una Academy di livello internazionale, in grado di accogliere studenti e docenti da tutto il mondo, sia più che mai necessaria».

L’assessore alle attività produttive della Regione Palma Costi, il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli e il presidente della Fondazione Democenter Erio Luigi Munari hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di costruire un tavolo permanente di confronto sull’automotive. Sintetizzando, tutti e tre hanno riconosciuto il valore del lavoro di squadra culminato con il convegno. «È la prima volta che il sistema dei motori nel suo complesso si ritrova per un’occasione così importante. Modena è naturalmente un hub di conoscenza e competenza motoristica. Occorre ora accelerare su questo progetto dell’Academy condiviso da Regione e Università e dare a Modena un ruolo di coordinamento».

Infine, Massimo Mucchetti, un passato da giornalista che tanto ha scritto sui temi dell’automotive e un presente da presidente della X Commissione industria, commercio e turismo del Senato, ha avuto il compito di lasciare alla platea alcuni messaggi chiave. «L’automotive deve tornare al centro della politica industriale di questo Paese. Le risorse che si sono, sempre più scarne, devono essere dirottate verso il futuro che è rappresentato dal settore della ricerca applicata al settore delle batterie e degli accumuli. Non dimentichiamoci che siamo passati da 1.800.000 vetture prodotte da Fiat in Italia negli anni Novanta alle 600.000 del 2015 prodotte da Fca. Siamo di fronte a un modello completamente differente rispetto al passato. Oggi siamo ancora una potenza motoristica ma soprattutto per effetto della componentistica. Il recupero del Pil italiano nel 2015 è una conseguenza della ripresa, seppur lenta, del settore automotive. L’industria delle industrie, come si definiva una volta l’industria automobilistica, è ancora viva».

Che Modena e in generale l’Emilia presentino storicamente una forte vocazione automotive è risaputo. Ciò nonostante, dopo i sette anni di “pazza crisi” economica che tutto ha scombussolato, c’era bisogno di avere una fotografia più aggiornata e puntuale di questo distretto. Modena, senza complessi di inferiorità nei confronti delle più blasonate città europee dell’automotive come Torino, Stoccarda e Birmingham, vuole dire la sua anche in futuro perché, molto banalmente, ha le carte in regola per farlo. È questo, con buona approssimazione, il messaggio che è venuto fuori dal convegno e dalla ricerca realizzata per l’occasione da Alix Partners e illustrata dal managing director Giacomo Mori. 

Secondo la ricerca, il “motorismo” modenese esprime un giro d’affari di oltre 7 miliardi di euro. Qui, e qualche chilometro più in giù lungo la via Emilia, sono di casa i grandi costruttori del calibro di Alfa Romeo, Maserati, Ferrari e Lamborghini che possono contare su un indotto di oltre 190 aziende, per un totale di 11.000 addetti. I principali punti di forza delle aziende dell’indotto sono la flessibilità, le competenze tecnologiche, la qualità e la prossimità territoriale ai grandi costruttori.

Modena è oggi l’area da cui parte il rilancio di due grandi marchi Fca come Alfa Romeo e Maserati. A Modena, dal 2011, si è stabilito il centro di sviluppo prodotto del Biscione. Entro il 2018 sono previsti investimenti pari a 5 miliardi di euro ed entro la metà del 2020 è atteso il lancio di 8 nuovi modelli e la produzione di 400.000 vetture. Capitolo Maserati: a Modena si lavora sodo perché il Tridente si espanda nel segmento “Luxury Suv” per coprire l’alta gamma. L’obiettivo è superare i 6 miliardi di fatturato nel 2018 e di arrivare a produrre 75.000 unità all’anno.

AlixPartners ha inoltre delineato una mappa dei bisogni dei costruttori che operano sul territorio in termini di risorse e formazione, di ricerca applicata e di investimenti pubblici e privati necessari a promuovere lo sviluppo della filiera. A livello locale esiste un gap strutturale tra il fabbisogno di risorse richieste dalla filiera automotive e il numero di laureati dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore). Nei prossimi tre anni si parla di un fabbisogno di circa 400 ingegneri all’anno a fronte di un’offerta di 130 ingegneri all’anno formati attualmente da UniMoRe.

Le risorse formate in questo momento da UniMoRe sono molto qualificate e concentrate sugli asset della meccanica e del veicolo, meno sull’elettronica e sull’informatica. Inoltre, ravvisa Alix Partners, c’è un’offerta formativa limitata in grado di attrarre iscritti anche da “fuori distretto”. Al fine di attrarre risorse qualificate e facilitarne l’inserimento sul territorio, sarebbe utile incoraggiare lo sviluppo di un master post universitario di respiro internazionale e un’offerta di servizi e agevolazioni per studenti e neolaureati.

Sul fronte dei finanziamenti pubblici e privati, emerge dallo studio di Alix Partners che le attività di ricerca “industrializzabile” con il coinvolgimento e il supporto finanziario dei grandi costruttori risultano ancora limitate, a differenza di quanto avviene in altri distretti automotive europei.

Indiscutibilmente la filiera automotive, ancora molto frammentata, con vocazione prevalentemente manifatturiera, necessita di un maggiore accesso alle fonti di finanziamento per sostenerne la crescita e quindi l’internazionalizzazione.

Soddisfatto il bilancio del presidente di Confindustria Modena, Valter Caiumi: «abbiamo avuto l’opportunità di visionare lo studio con largo anticipo rispetto alla presentazione ufficiale. E ci siamo immediatamente resi conto che per dare risposte esaustive alle criticità e ai “bisogni” espressi dai protagonisti grandi e piccoli della filiera automotive occorreva aprire un confronto costruttivo con le istituzioni di riferimento. Ora abbiamo un unico obiettivo: dare vita a una strategia di sistema che favorisca e sostenga lo sviluppo di tutte le potenzialità del comparto. Una strategia che sappia generare integrazione, convergenza e dialogo fra i sistemi delle imprese, della ricerca e della formazione».Valter Caiumi presidente confindustria modena