“La materia del vuoto” alla Fondazione Querini Stampalia

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Seminario sul ruolo dell’architettura in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia

 

LaMateriaDelVuoto VEIl seminario “La materia del vuoto” ha aperto nell’auditorium della Fondazione Querini Stampalia di Venezia un nuovo interessante ciclo di iniziative culturali nato da un accordo di collaborazione fra Università Iuav di Venezia e Fondazione Querini Stampalia, intitolato “Dell’immateriale”, a cura di Chiara Bertola, curatrice d’arte e consulente della Querini, e Renato Bocchi, docente di teorie dell’architettura presso l’Iuav e autore del saggio “La materia del vuoto” (Universalia, Pordenone).

Il tema dell’immateriale e tutte le declinazioni dell’essere senza materia e dell’andare oltre la materia – coprendo un arco di significati idealmente compreso fra il tradizionale spirituale e il contemporaneo virtuale – sta trovando un rinnovato interesse nelle ricerche di molti artisti e architetti contemporanei. Il ciclo di iniziative si propone di sondare e analizzare questo vasto territorio attraverso appuntamenti teorici in cui si affronterà l’analisi di opere artistiche e di architetture che trovano il proprio senso nella smaterializzazione e nelle alterazioni percettive che dissolvono il confine tra il reale e la sua visione: opere fatte di luce, di suono, di spazi impalpabili, ed altre generate dalla condizione relazionale, dal coinvolgimento diretto ed emotivo di azioni performative.

Il tema dell’immaterialità fu affrontato in modo critico e filosofico già a metà degli anni Ottanta nella mostra “Les Immatèriaux” progettata da Jean–Francois Lyotard al Beaubourg di Parigi. La mostra definiva il concetto immateriale come pura irrealtà virtuale e accostava, nel percorso espositivo, visioni impalpabili di paesaggi, figure e linguaggi senza materia ai grafici dell’andamento della Borsa, che sui monitor variavano in continuazione, e alle popolari serie televisive che incollavano milioni di persone allo schermo. Quella mostra fu il segno che le cose erano cambiate, che bisognava ripensarle in un’altra prospettiva, che la condizione postmoderna non era una diagnosi teorica ma un futuro già iniziato. La dimensione dell’essere senza materia, di cui parlava Lyotard negli anni Ottanta, continua a imporre con forza nella vita modi e ritmi, a trasformare la nostra percezione e la dimensione spazio-temporale, spingendo molti artisti e architetti a reagire e a cercare nella smaterializzazione la possibilità di varcare nuovi confini e ritrovare il senso del loro fare. 

Il seminario “La materia del vuoto” è stato aperto – dopo i saluti del presidente della Querini Stampalia, Marino Cortese – da un intervento del rettore Iuav Alberto Ferlenga. A seguire una serie di interventi sull’estetica e la storia dell’arte contemporanea, che hanno interpretato il concetto di vuoto nella filosofia, nella pittura e nella scultura, toccando via via l’estetica del vuoto nella filosofia occidentale e il concetto di storia come indagine sul presente di un’assenza (Enrico Castelli), i fondamenti del pensiero zen orientale e dell’arte come esperienza immersiva spirituale e cosmica (Agostino De Rosa), la fenomenologia da Husserl a Merleau-Ponty e lo scavo del vuoto nella materia della scultura di Chillida (Kosme de Baranano), le mille espressioni del bianco nella pittura contemporanea da Yves Klein e Piero Manzoni, da Lucio Fontana a Robert Ryman e Roman Opalka (Angela Vettese).

Giuliano Sergio ha poi presentato il visionario progetto “La montagne de Venise”, installazione ideata da Yona Friedman e Jean-Baptiste Descavèle, che costituirà in settembre la seconda puntata del ciclo “Dell’immateriale”. Successivamente Renato Bocchi ha coordinato la seconda sessione dedicata al tema del vuoto come materiale del progetto di architettura, con l’intervento in video di Paola Veronica Dell’Aira, autrice di originali “ricette spaziali” ad uso degli studenti di architettura, di Gianpaola Spirito, che ha proposto una classificazione delle varie possibili “forme del vuoto” in architettura, e infine con la lectio magistralis dell’architetto cileno Sebastian Irarrazaval, collega nella Universidad Catolica di Santiago del direttore della nuova Biennale veneziana, Alejandro Aravena, che ha mostrato gli esiti materiali, nelle sue rigorose e suggestive opere realizzate, della traslazione di tali “forme del vuoto” in spazi dell’abitare.

L’intreccio fra filosofia, arte e architettura, con sconfinamenti perfino nelle scienze fisiche, ha caratterizzato il seminario in termini di intenso dialogo interdisciplinare. La parola-chiave è risultata essere “relazioni”, laddove la ricerca di relazionalità si sostituisce all’oggettualità a favore dell’esperienza sensibile, in piena corrispondenza con le stesse sorprendenti aperture di uno scienziato come Carlo Rovelli, che ha di recente affermato, riferendosi al vuoto cosmico: “Lo spazio è creato dall’interagire di quanti individuali di gravità. Il mondo sembra perciò essere relazione, prima che oggetti”.