Magistratura creativa: basta aver fame per il permesso di soggiorno

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Un giudice di Milano concede le carte a un immigrato del Gambia perché troppo povero. La magistratura scardina la legislazione vigente. Grimaldello per l’apertura indiscriminata dei confini e dei benefici

 

profughi clandestini immigrati barcaLe sentenze “creative” della magistratura italiana continuano a scardinare l’impianto normativo vigente, specie in tema di immigrazione che, a rigore di logica e di diritto, sarebbe da definirsi “illegale” in quanto contravvenente le leggi dello Stato.

Un magistrato di Milano ha stabilito che provenire da un Paese dove esistono «oggettive difficoltà economiche, di diffusa povertà e di limitato accesso ai più elementari diritti inviolabili della persona, tra cui il diritto alla salute ed alla alimentazione» dà il diritto a un immigrato ad essere accolto in Italia. 

Il caso riguarda un ragazzo di 24 anni, proveniente dal Gambia, che si è visto riconoscere il permesso di soggiorno per «protezione umanitaria» dopo che la Commissione territoriale aveva respinto la richiesta dell’immigrato di rimanere in Italia. Un provvedimento destinato a costituire un precedente che si basa sulla «normativa più significativa» relativa «agli obblighi costituzionali ed internazionali che gravano sullo Stato italiano», fino alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo secondo cui «ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali essenziali». 

Per il giudice, che descrive il Gambia come «uno dei Paesi più piccoli e più poveri del continente Africano», un provvedimento di rimpatrio sarebbe un atto «in spregio agli obblighi di solidarietà di fonte nazionale ed internazionale». L’ordinanza, chiarisce che tale provvedimento «può comportare il rischio di un riconoscimento di massa della protezione umanitaria» in quanto «per sua natura, un diritto universale non è a numero chiuso». Un preavviso bell’e buono per l’invasione legalizzata del Belpaese da parte di tutti coloro che si considerano poveri. Prepariamoci all’invasione, sempre che non ci sia un sussulto di coscienza e cancellare immediatamente un provvedimento che rischia di mandare definitivamente in malora i costi dello Stato (che dovrebbe corrispondere ad ogni immigrato per povertà gli elementi minimi per la sua sussistenza in carenza d un numero sufficiente di post di lavoro), ripercussioni internazionali con la probabile chiusura delle frontiere per evitare il deflusso di profughi economici verso altri stati) e di vivibilità ed equità sociale (già oggi i milioni di poveri italiani ricevono poco o nulla: domani saranno essi stessi chiamati a dare una mano a colo che sono più poveri di loro).