Assemblea Confesercenti a Roma tra qualche fioca luce e molte ombre

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Vivoli: «furti e rapine in 308 esercizi commerciali al giorno. A NordEst +7,1%. Meno credito 190 miliardi in 4 anni, 31.000 euro per ciascuna Pmi. Calano i consumi e aumentano le sofferenze delle famiglie»

 

Massimo vivoli presidente confesercenti assemblea 2016 romaAssemblea generale di Confesercenti a Roma, da dove si sollevano molti gridi di dolore da parte delle piccole e medie imprese storicamente trascurate dai governi della Repubblica, tanto che negli anni della crisi ne sono state chiuse oltre 600.000 nel silenzio generale.

Per il presidente di Confesercenti Massimo Vivoli «non aiutano a dare sicurezza i 7.700 reati ogni giorno denunciati in Italia, sapendo che 6.300 di questi rimarranno impuniti. E non dormono sonni tranquilli i negozianti: anche oggi in Italia 308 esercizi commerciali subiranno furti e rapine». Vivoli chiede «elevata priorità» per le misure atte a ridurre il grado di insicurezza fisica dei cittadini e «l’obiettivo di sicurezza delle città deve diventare centrale all’interno dei programmi di utilizzo dei fondi europei, per le “smart cities”».

La crisi economica non ha infatti portato solo calo di redditi e consumi. Durante la crisi, il numero di reati denunciati da cittadini e imprese in Italia è cresciuto sensibilmente, con un parziale recupero solo nel corso del 2014. Complessivamente – segnala una ricerca Cer-Eures per Confesercenti presentata durante l’assemblea nazionale dell’associazione – dal 2008 al 2014, i reati sono aumentati del 3,8%, oltre quota 2,8 milioni. L’aumento più marcato è al Centro (+8,9%) e NordEst (+7,1%). I reati di cui sono stati scoperti gli autori sono meno di 2 su 10 (18,8%), in leggera crescita sul 2010 (+0,2%). Notevole appare nel periodo l’aumento dei reati ai danni delle imprese del commercio e del turismo. Le denunce per furti e rapine sono cresciute del 12,6%, a un ritmo tre volte più veloce degli altri reati. Si registra un vero e proprio boom della contraffazione, +40,3%, incremento trainato dal NordEst (+147,2%). Si aggiungono le oltre 12.000 persone arrestate o denunciate per abusivismo e le oltre 28.000 sanzionate amministrativamente

La perdita di attività commerciali nei centri urbani avanza inesorabile: «nel 2016 si stimano in Italia oltre 650.000 locali commerciali sfitti – evidenzia Vivoli -. Il ripristino del senso di sicurezza, per un imprenditore, è anche costituito dalle condizioni di erogazione del credito. Oggi ci troviamo di fronte ad una vera emergenza per le piccole imprese e i Confidi. E’ scandaloso che alle imprese con meno di 20 addetti venga destinato solo il 19% del credito disponibile, quando le stesse imprese generano ben oltre il 50% del Pil del Paese». In quattro anni, dal 2011 al 2015, il taglio sulle disponibilità di credito si è abbattuto sulle imprese e sui Confidi come un maglio, portando a una perdita di 190 miliardi di euro in prestiti. «E’ come se fossero stati sottratti 31.000 euro ad ognuna delle oltre 6 milioni di imprese che operano in Italia» sottolinea Vivoli.

La ricerca Cer-Eures per Confesercentiha evidenziato anche che ammonta a 2.100 euro il potere d’acquisto che ogni cittadino ha “bruciato” dall’inizio della crisi. E in due anni di stentata “ripresa” ha recuperato solo 180 euro. Tra il 2007 e il 2013, anno del culmine degli effetti dell’austerità fiscale, il potere d’acquisto delle famiglie italiane è crollato del 10,6%. In termini monetari, la perdita è stata superiore ai 118 miliardi di euro, pari a oltre 2.100 euro per ogni cittadino. Mai prima di allora, nella storia della Repubblica italiana – sottolinea la ricerca – il reddito reale delle famiglie era diminuito per un periodo tanto lungo. Nel biennio 2014-15, meno dell’1% della perdita subita è stata recuperata, a conferma ulteriore della debolezza della ripresa seguita alla grande crisi. Ciò significa che ogni residente ha recuperato meno di 180 euro degli oltre 2.100 persi nei precedenti sei anni; nell’aggregato, sono tornati nella disponibilità delle famiglie meno di 8 dei 118 miliardi di euro andati persi

Il crollo del potere d’acquisto ha portato anche ad una riduzione della spesa media familiare, che nel 2014 si assesta sui 2.489 euro, 160 euro al mese in meno rispetto a prima della crisi, nonostante il piccolo recupero (+0,7%) del 2015 sul 2014. Le minori disponibilità delle famiglie hanno comportato un giro di vite per i beni di largo consumo, a fronte di un’ulteriore concentrazione dei consumi “necessari”. Stretta quindi per abbigliamento e calzature (-28,8%), servizi ricettivi e di ristorazione (-12,6%), mobili e servizi per la casa (-20,8%) e ricreazione, spettacoli e cultura (-22,4%). Il tasso di insolvenza delle famiglie, ovvero il rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi, risulta nel 2015 in leggera crescita, passando dal 5,8% del 2014 al 6,1% del 2015.