Ghiacciai delle Alpi diminuiti del 40% in 50 anni

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ghiacciaio presena
Anche il 2016 si avvia a diventare anno record per il caldo 

 

ghiacciaio presenaE’ difficile non imputare l’imponente frana che ha fatto crollare l’altro giorno un intero versante della Piccola Croda Rossa, cima dolomitica (2859 m) nel Parco naturale Braies-Fanes-Senes, ai cambiamenti climatici e allo scioglimento dei ghiacciai alpini. Un rapporto presentato all’ultimo congresso della Società Americana di geologia ha confermato la relazione tra lo scioglimento dei ghiacciai, provocato dall’aumento delle temperature medie per via dei cambiamenti climatici, con i processi di erosione e attività sismica.

I ghiacciai hanno un effetto “contentivo”: si comportano come “briglie” e quando scompaiono il terreno è libero di scatenare l’energia accumulata. Secondo l’ultimo rapporto del WWF, pubblicato alla fine dell’anno scorso, i ghiacciai alpini sono diminuiti negli ultimi 50 anni di ben il 40%: sulle Alpi si è passati dai 519 chilometri quadrati del 1962 agli attuali 368. Tra i più colpiti, il ghiacciaio dei Forni, nel parco dello Stelvio, quelli del Timorion, del Lys, della Lex Blanche e del Rutor in Valle d’Aosta, della Ventina in Lombardia, del Careser e del Mandrone-Adamello in Trentino, della Vedretta Alta e di Vallelunga in Alto Adige. Trattandosi dei ghiacciai più grandi il restringimento è stato più visibile, ma tutti i ghiacciai si sono rimpiccioliti e più di 200 sono oggi totalmente scomparsi. Ma soprattutto negli ultimi 25 anni sono andati persi più di duemila miliardi di litri d’acqua dolce nelle Alpi centrali, pari a quattro volte il lago Trasimeno.

Il problema è un fenomeno mondiale che non riguarda solo le Alpi e va dal Caucaso al Polo Nord, all’Antartide al Kilimangiaro e vede il sistema di raffreddamento della Terra cedere sotto i colpi del riscaldamento globale. Anche il mese scorso, complice anche El Niño, è stato da record per quanto riguarda la temperatura media mondiale, superando tutte quelle registrate dal 1880 nei mesi di luglio. E questo, fanno notare i ricercatori della NASA, sta diventando una specie di “abitudine” per la Terra, tanto che negli ultimi dieci anni sono stati numerosi i record stabiliti e poi superati. E nessun posto è stato caldo come l’Artico, dove sono stati registrati aumenti doppi rispetto al resto del mondo. Un cambiamento climatico ormai ventennale. 

Per quanto riguarda l’Italia, è ancora presto per stilare un bilancio di questa estate ma quella dell’anno scorso è stata fortemente negativa per lo scioglimento dei ghiacciai alpini, per il 14o anno di fila, e solo nel 2003, con l’ondata di calore estivo che aveva colpito tutta l’Europa, si era registrata una fusione più intensa. Comunque, secondo i climatologi della NASA, c’è il 99% di possibilità che il 2016 stabilisca un nuovo record annuale sul termometro dopo quelli del 2014 e 2015.