Istat: a dicembre disoccupazione in leggerissimo calo, ma s’allarga la fascia del lavoro precario

0
662
grafico indice calo istat
Ancor aun quadro a luci e ombre che testimonia lo scarso risultato delle politiche di governo. De Petris: «la situazione è opposta a quella rosea che viene raccontata dal Pd e dai media compiacenti»

grafico indice calo istatUn quadro a luci e ombre quello che emerge dagli ultimi dati sul lavoro pubblicati dall’Istat. A dicembre il tasso di disoccupazione scende di qualche decimale, ma cala anche il numero degli occupati, mentre sale quello degli inattivi. La disoccupazione scende al 10,8% (-0,1%), mentre quello giovanile scende al 32,2% (-0,2 punti).

Dopo la crescita registrata nel mese precedente, a dicembre 2017 la stima degli occupati diminuisce dello 0,3% (-66.000), tornando al livello di ottobre. Il tasso di occupazione scende così al 58,0% (-0,2 punti percentuali). Secondo quanto riferisce l’Istat, il calo dell’occupazione nell’ultimo mese interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Risultano in diminuzione i dipendenti, sia permanenti sia a tempo determinato, mentre rimangono stabili gli indipendenti. 

Su base annua si conferma l’aumento degli occupati (+0,8%, +173.000) che riguarda donne e uomini. Ma la crescita si concentra tra i lavoratori a termine (+303.000) mentre calano gli indipendenti (-105.000) e in misura minore i permanenti (-25.000). Aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+365.000) ma anche i 15-24enni (+42.000), mentre calano i 25-49enni (-234.000). Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-8,9%, -273.000) e crescono gli inattivi (+0,3%, +34.000).

Nel trimestre ottobre-dicembre si registra un lieve incremento degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,1%, +16.000). La crescita interessa prevalentemente le donne e si concentra soprattutto tra gli over 50 e, in misura più lieve, anche tra i giovani di 15-24 anni, a fronte di un calo nelle classi 25-49 anni. L’aumento è stimato esclusivamente per i dipendenti a termine, mentre calano i permanenti e gli indipendenti. Sempre nel mese di dicembre la stima delle persone in cerca di occupazione a dicembre diminuisce per il quinto mese consecutivo (-1,7%, -47.000). La diminuzione della disoccupazione interessa donne e uomini e si distribuisce tra tutte le classi di età ad eccezione dei 25-34enni. Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,8% (-0,1 punti percentuali rispetto a novembre), mentre quello giovanile scende al 32,2% (-0,2 punti), entrambi ai minimi dal 2012. 

Di contro salgono gli inattivi: dopo la diminuzione del mese scorso, a dicembre la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni cresce dello 0,8% (+112.000). Il tasso di inattività sale al 34,8% (+0,3 punti percentuali). L’aumento interessa sia la componente maschile (+1,2%) sia quella femminile (+0,6%). Il tasso di inattività maschile sale al 25,1%, quello femminile al 44,3%, entrambi in aumento di 0,3 punti percentuali. Anche su base annua crescono gli inattivi (+0,3%, +34.000). 

Soddisfatto il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti: «i dati Istat di dicembre evidenziano, al di là delle oscillazioni e delle correzioni mensili, un mercato del lavoro non ancora pienamente assestato, ma che conferma i miglioramenti di medio-lungo periodo: gli occupati sono 173.000 in più su base annua, i disoccupati sono 273.000 in meno, con un tasso di disoccupazione che scende al 10,8%». 

Se Poletti e la maggioranza brinda, viceversa dalle opposizione il dato viene letto in modo opposto. «I dati Istat diffusi oggi confermano che la situazione è opposta a quella rosea che viene raccontata dal Pd e dai media compiacenti. La disoccupazione è cresciuta, la fascia meno penalizzata è quella degli ultracinquantenni mentre per giovani e adulti, la parte più vitale della popolazione, c’è solo stagnazione. Tra quelli che vengono registrati come “occupati” dilagano precariato e paghe bassissime. Più che di “lavori” bisognerebbe parlare di “lavoretti”» dichiara senatrice Loredana De Petris di Liberi e Uguali -. Tra questi dati e quelli diffusi la settimana scorsa da Oxfam, che registrano un’ulteriore crescita delle diseguaglianze sociali, gravissime in tutta l’Europa ma in Italia peggiori che nella maggior parte degli altri Paesi, c’è un rapporto di causa ed effetto. Senza una vera politica di investimenti tale da creare lavori e non lavoretti la diseguaglianza sociale non potrà che crescere sempre più». 

«I dati diffusi dall’Istat sul mercato del lavoro evidenziano che si sta preparando la frana del “Jobs Act” – esordisce Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera -. Altro che ripresa con occupazione. Altro che milione di posti di lavoro. Il mercato del lavoro è fermo da ottobre. Nell’ultimo mese sono precipitati gli occupati (-66.000) e si sono gonfiati gli inattivi (+112.000). Vi sono meno occupati a tempo indeterminato e anche meno occupati a tempo determinato. Solo l’effetto pensioni tiene in piedi il mercato del lavoro e nella fascia 35-49 anni in un anno vi sono stati oltre 200.000 occupati in meno. La disoccupazione giovanile resta saldamente oltre il 30% – prosegue Brunetta -. Le distanze con l’Europa non si riducono (siamo 2 punti peggio della zona Euro e 3,5 punti peggio della Europa a 28 in termini di disoccupazione totale; 15 punti percentuali peggio in termini di disoccupazione giovanile) e continuiamo ad essere al quart’ultimo posto con quelli dietro che si stanno avvicinando. A poco servono gli incentivi temporanei che il governo Renzi-Gentiloni continua a somministrare come droga al mercato del lavoro. Anzi, aggravano la malattia. E’ necessario cambiare passo con un forte intervento permanente sul costo del lavoro, una larga riduzione della pressione fiscale, la semplificazione del quadro normativo, abolizione dei contributi per l’apprendistato. E sostenere una crescita più robusta, non quella di questo ridicolo governo che è l’ultima in Europa».