Fiducia a giugno in rialzo per i consumatori in calo per le imprese

Mameli: «famiglie e imprese sono in attesa delle scelte del Governo in tema di economia». 

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indice di fiducia

Cresce a giugno la fiducia dei consumatori, recuperando buona parte del peggioramento registrato il mese precedente. Tale andamento è dovuto ad aspettative più positive sulla propria situazione economica familiare e, soprattutto, al miglioramento delle attese sulla situazione economica del Paese e sull’andamento futuro della disoccupazione, contrastato dall’ulteriore peggioramento del giudizio sulla situazione economica generale.

Viceversa, prosegue l’indebolimento della fiducia delle imprese nel settore manifatturiero, con le attese di produzione in calo da cinque mesi consecutivi. Servizi turistici e servizi di trasporto e magazzinaggio si caratterizzano per un deciso rafforzamento dei giudizi positivi sull’andamento degli affari.

Secondo la rilevazione dell’Istat, a giugno 2018 l’indice del clima di fiducia dei consumatori è auemtnato, passando da 113,9 a 116,2; anche per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese si stima un aumento da 104,6 a 105,4. Il clima di fiducia dei consumatori si riporta su livelli solo di poco inferiori a quelli  precedenti la caduta registrata a maggio, con un aumento della componente economica e di quella futura  (da 133,4 a 142,9 e da 116,7 a 122,4 rispettivamente). Il clima personale e quello corrente mantengono, invece, una dinamica con intonazione lievemente negativa per il terzo mese consecutivo (da 107,7 a 107,1 e da 112,4 a 111,8).

Con riferimento alle imprese, segnali eterogenei provengono dai climi di fiducia settoriali: l’indice diminuisce nel settore manifatturiero (da 107,6 a 106,9) e nelle costruzioni (da 134,1 a 132,9), mentre è in aumento nei servizi (da 106,0 a 107,8) e nel commercio al dettaglio (da 100,1 a 103,9). Per quanto riguarda le componenti dei climi di fiducia, nel comparto manifatturiero peggiorano i giudizi sugli ordini e le attese sulla produzione, in presenza di scorte di magazzino giudicate stabili rispetto al mese scorso. Nel settore delle costruzioni, si registra un miglioramento delle aspettative sull’occupazione mentre i giudizi sugli ordini sono di nuovo in peggioramento.

Per quanto riguarda i servizi, l’aumento dell’indice di fiducia riflette una dinamica positiva di tutte le componenti: in particolare, si segnala un diffuso ottimismo sia dei giudizi sia delle attese sugli ordini. L’aumento della fiducia nel commercio al dettaglio è caratterizzato da giudizi ed attese sugli ordini in marcato miglioramento, soprattutto nella grande distribuzione.

Secondo le indicazioni derivanti dalle consuete domande trimestrali rivolte alle imprese manifatturiere attive sui mercati esteri, nel secondo trimestre dell’anno sia i giudizi sia le attese sul fatturato all’export peggiorano rispetto al trimestre precedente. Aumenta, rispetto allo scorso trimestre, la quota delle imprese che lamenta la presenza di significativi ostacoli all’attività di esportazione (dal 21,9% al 23,2%). Costi e prezzi più elevati, tempi di consegna più lunghi difficoltà di ordine amministrativo sono gli ostacoli segnalati in crescita dalle imprese manifatturiere esportatrici.

Secondo Paolo Mameli, analista senior di banca Intesa Sanpaolo, «le aspettative di famiglie e imprese sulla situazione economica del Paese, che erano peggiorate decisamente a maggio, hanno mostrato un recupero a giugno. Ciò suggerisce che gli agenti economici abbiano assorbito positivamente il succedersi di capovolgimenti sul fronte politico e sui mercati finanziari visto tra fine maggio e inizio giugno. Tuttavia, la situazione resta fluida, e non si può escludere il rischio che la fiducia degli operatori possa essere intaccata dai timori sul rischio-Paese Italia nelle prossime settimane. In generale – prosegue Mameli -, i rischi sullo scenario di crescita, che fino a qualche mese fa valutavamo verso l’alto e poi bilanciati, appaiono oggi verso il basso. Pensiamo che le incognite sulla politica economica possano pesare relativamente poco sulla crescita 2018, che vediamo ancora a 1,3% in media d’anno (i rischi su tale stima sono al ribasso, ma appaiono di entità contenuta: uno-due decimi). Tuttavia, le mosse del governo, e in particolare le scelte che verranno fatte in occasione della prossima Legge di Bilancio (con le eventuali conseguenze che potranno derivarne sui mercati finanziari), saranno decisive per quanto concerne le sorti del ciclo oltre un orizzonte di 3- 6 mesi e in particolare per la crescita 2019 (un orientamento eccessivamente espansivo di politica fiscale potrebbe avere conseguenze negative sui mercati finanziari, con effetto netto potenzialmente negativo sulla crescita).