Pagamento delle contravvenzioni stradali: l’Italia un paese diviso tra Nord e Sud

Secondo la Cgia, la media di pagamento nazionale è del 40,8%, con punte del 58,9% nel NordEst e solo del 32% a Sud. Ancora una testimonianza della non unitarietà del Paese negata dai dettarttori della maggiore autonomia per le regioni del Nord. 

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contravvenzioni stradali
Un autovelox mobile in funzione su un tratto autostradale

A coloro che si ostinano a negare la concessione di maggiore autonomia alle regioni del Nord che con la scusache non si può rompere l’unità nazionale, l’ennesima indagine della Cgia testimonia come il Paese sia già ampiamente diviso in più aree anche nel mancato pagamento delle contravvenzioni stradali, tra un NordEst in vetta al pagamento dei propri errori (58,9%), mentre tale obbligo scema grandemente al Sud (solo il 32%delle contravvenzioni è onorato).

Secondo la Cgia, nel corso degli ultimi 10 anni la percentuale di riscossione delle contravvenzioni stradali è drammaticamente calata da un 59,1% medio italiano ad appena il 40,8%. Un dato preoccupane, che evidenzia come tra quei territori che si battono come leoni per impedire un maggiore grado di responsabilizzazione degli amministratori e dei cittadini siano i primi a comportarsi a capocchia, fottendosene delle leggi approvate da un Parlamento che si vorrebbe sovrano in tutto, ad inziare dalla concessione di maggiore autonomia, salvo essere palesemente incapace di fare rispettare le proprie leggi a quasi la metà del Paese.

Tornando alla riscossione delle contravvenzioni, secondo l’Ufficio studi della Cgia, dei quasi 2,6 miliardi di euro di ammende per violazioni al Codice della Strada, gli 8.000 comuni del Belpaese ne hanno incassato poco più di un miliardo, andando ad ampliare i buchi dei rispettivi bilanci, visto che è ormai invalsa la pessima abitudine contabile ed amministrativa di inserire tra le voci d’entrata in preventivo pure gli importi delle contravvenzioni stradali, quando dovrebbero essere contabilizzate solo a saldo per evitare che il sospetto di fare cassa (spesso troppo facilmente con autovelox, T-red et similia) da parte dei comuni ai danni dei conducenti sia cosa purtroppo fondata, specie per quelli che hanno la fortuna di avere sul loro territorio un asse stradale di grande comunicazione.

Sempre negli ultimi 10 anni, secondo il responsabile dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, «l’importo complessivo delle contravvenzioni pagate ai comuni è cresciuto del 68%, puntuale testimonianza di come, attraverso l’utilizzo dei rilevatori elettronici di velocità, molte amministrazioni comunali abbiano fatto cassa, coprendo una parte dei mancati trasferimenti imposti per legge dallo Stato centrale. Detto ciò, è utile ricordare, soprattutto ai Sindaci, che gli automobilisti, e in particolar modo i conducenti professionali, non sono dei bancomat. Molti enti locali, pertanto, dovrebbero utilizzare gli autovelox e/o i T-red con maggiore attenzione, tenendo conto delle fasce orarie della giornata che, come si sa, registrano flussi di traffico molto differenziati».

Un incremento di sanzioni che mette in ambasce soprattutto coloro che con la patente ci lavorano, dai taxisti ai noleggiatori con conducente, per i quali la revoca della patente professionale (la Carta di qualificazione del conducente) in presenza di alcune infrazioni al Codice della strada accelera il ritiro/sospensione della patente professionale che, contestualmente, causa l’interruzione dell’attività lavorativa.

Tornando alle statistiche di questa elaborazione, la percentuale di riscossione delle contravvenzioni stradali inflitte dai Vigili urbani dei comuni del Sud si è attestata del 32%. Al Centro, invece, la media è salita al 33%, nel NordOvest al 45,9%e nel NordEst al 58,9%. Le amministrazioni comunali più virtuose sono state quelle del Friuli Venezia Giulia col 63,4% delle riscossioni. Subito dopo si rilevano la Valle d’Aosta con il 62,6% e la Basilicata con il 61,7%.  Tra le realtà maggiormente in difficoltà, i comuni del Lazio con il 26,3%, della Campania con il 24,3% e dell’autonomissima Sicilia con il 20,3%.

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