Un bel pene di marmo svettante nel suo orgoglio fallico alto circa un metro incappucciato in una mascherina è apparso davanti a Palazzo Ducale, in piazza San Marco a Venezia. L’installazione non autorizzata è rimasta esposta pochi minuti, fino all’intervento della Polizia locale che ha provveduto ad occultare l’opera con del cartone, prima di rimuoverla.
Si è trattato di un’operazione artistica da parte di un autore che ha voluto rimanere anonimo: «il pene è un simbolo di vita, afferma che Venezia è viva e ha bisogno di vivere, e provoca invitando a essere duri, non mollare e rialzarsi». Il potente membro marmoreo svetta «imbrigliato in una mascherina, anch’essa di marmo, con cavi di acciaio a raffigurare gli elastici che vuole rappresentare le restrizioni imposte dal Coronavirus, la distanza tra le persone, la paura del prossimo che è poi la paura di vivere», continua l’artista. Inciso sulla mascherina il titolo dell’opera, “#ciapaipaebae”, un hashtag per lanciare un grido da Venezia a tutto il mondo, che faccia riflettere su come un singolo problema ha potuto in poche settimane gettare nel caos la società globale.
L’opera è poi accompagnata da scritte a pennarello indelebile nero sul marmo, come scritte sui muri che spesso intaccano i palazzi delle città, che servono a contestualizzare l’opera nel momento storico attuale citando ad esempio la “Fase 2” e il “Covid 19”, ma rappresentano anche una provocazione. Ad esempio la scritta “prostituzione” vuole spingere a riflettere sulla «mercificazione di Venezia, che al momento è in pausa a causa delle restrizioni per il Coronavirus, e l’auspicio che una volta terminata l’emergenza lo sfruttamento turistico della città non torni più come prima».
La scelta del luogo dove installare l’opera non è stata casuale. Il pene di marmo è stato posizionato davanti alla balconata di Palazzo Ducale, nel punto in cui si affacciava il Doge, e dove dovevano stare gli imputati nel momento della lettura della sentenza che li riguardava.
L’artista ignoto ha detto di aver portato il pene, che pesa circa 200 chili, fino a piazza San Marco e di averlo esposto anche per dimostrare che una cosa del genere si può fare. Il che «vuol dire che, a causa di diffidenza e indifferenza, in realtà la sicurezza non c’è», dato che al posto della statua avrebbe potuto esserci sostanzialmente qualsiasi cosa.
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