25 marzo 2021: Venezia celebra i 1600 anni dalla fondazione

Emesso francobollo commemorativo. La Messa in San Marco apre iniziative anniversario fondazione. Cardinal Moraglia: «la città deve fare sistema e fare rete». Sindaco Brugnaro: «città libera e coraggiosa». 

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Con una Messa solenne per l’Annunciazione in San Marco, alle 16.00 tutte le chiese cittadine hanno suonato le campane a distesa cui è seguito alle ore 18.30 su Rai2 un omaggio alla città con il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il concerto dell’orchestra e coro del Teatro La Fenice sono iniziate le celebrazioni per i 1.600 anni dalla fondazione della città di Venezia che cade il 25 marzo 2021. Gli eventi per l’anniversario proseguiranno sino al 2022. Al comitato promotore sono giunte 235 proposte di iniziative, presentate da 135 soggetti.

La celebrazione è stata accompagnata dall’emissione di un francobollo commemorativo raffigurante una veduta cinquecentesca di Venezia a volo d’uccello, conservata al Museo Correr, valido per la posta ordinaria inviata in Europa e nel bacino del mediterraneo con una tiratura di mezzo milione di esemplari. 

La data del 5 marzo del 421 è comunemente riconosciuta come il giorno di fondazione della città di Venezia. La prima testimonianza risale ad un manoscritto del Chronicon Altinate una delle fonti più antiche dove, attraverso una raccolta di documenti e leggende, si racconta l’emergere della città e l’origine dei veneziani. 

«’Oggi a 1.600 anni da quel giorno – evidenzia il sindaco Luigi BrugnaroVenezia chiama a raccolta l’intera comunità internazionale e tutti coloro che hanno nel cuore quella che è a tutti gli effetti una città del Mondo. Venezia, crocevia di popoli, culture, religioni, ambascerie, scambi commerciali, luogo di innovazione e sperimentazione, città che ha saputo, nella sua plurisecolare storia, da una parte espandere i suoi domini e dall’altra accogliere le dedizioni di tantissimi comuni italiani che hanno visto nella Repubblica un luogo dove poter prosperare e crescere dal punto di vista di relazioni e di innovazione».

Per Brugnaro «Venezia deve tornare a parlare all‘Italia, all’Europa e al Mondo. Chi a Venezia veniva da “foresto”, come si dice qui, poteva ambire a grandi cariche, addirittura fino ad essere eletto Doge. Questa era una Repubblica libera ed è ancora una città libera, che resterà libera e coraggiosa nel mondo. Penso che Venezia – ha aggiunto Brugnaro – sia da riscoprire per tutte le genti e le città, nella misura del rapporto che hanno avuto negli anni con questi valori. E’ questo il senso delle celebrazioni che dureranno un anno, e lanciamo un appello a tutte le città, piccole e grandi, per ripensare a quali sono i rapporti che in questi 1.600 anni hanno avuto con la Repubblica di Venezia». 

Tutto il percorso delle celebrazioni sarà un grande progetto di comunicazione: «Venezia è città di mare e di terra – ha proseguito Brugnaro -: credo sia utile conoscerla per il Paese e per l’Europa, trovare le sue radici cristiane, e ricercare in questo rapporto che abbiamo sempre avuto con l’Oriente, essendo sempre sentinella e “porta”. Chi viene in pace si è sempre integrato a Venezia, basta rispettare le regole».

Nella sua omelia nella Messa dell’Annunciazione, celebrata nella Basilica di San Marco, il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, ha detto che «Venezia non è solo il suo meraviglioso centro storico, ma un’infinità di bellezze da sostenere oggi più che mai. Tutte zone con grandi sofferenze, speranze e domande che chiedono di essere ascoltate. La città deve però decidersi e fare “sistema”, fare “rete”, chiamare in causa la responsabilità della politica, ma senza scaricare sulla politica le colpe che non sono della politica e ricercare, se vi sono, altre eventuali responsabilità là dove si trovano». 

Per Moraglia «le sue diverse componenti devono dialogare e relazionarsi di più; muoversi in ordine sparso rende deboli di fronte ad altri territori che sanno fare sistema e rete. Il futuro di Venezia passa anche dal coraggio di saperlo costruire, senza mai dimenticare le proprie origini che oggi, con questa celebrazione, abbiamo voluto ricordare e che ricorderemo per tutto l’anno che si apre. Facciamo riemergere l’impronta divina che è alla base dell’uomo; essa ci rende più uomini, non meno uomini. Riscopriamo, infine, con gioia, il riferimento divino, cristiano, nelle origini della nostra città che oggi ricorda la sua nascita, e operiamo perché sia la città dell’incontro, dell’ascolto e dei cammini condivisi».

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