Riparto fondi europei per lo sviluppo rurale: raggiunto l’accorto tra le regioni.

Disponibili 3.915 milioni di euro di finanziamento europeo, cui s’aggiungono i 3.000 milioni di Stato e Regioni. Zannier: «bene l’accordo per il cambiamento delle modalità di finanziamento».

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La proposta di riparto tra regioni dei fondi europei destinati all’Italia per lo Sviluppo rurale nel biennio 2021-2022, recentemente presentata dal ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli, individua le esigenze di finanziamento del PSR nazionale e prospetta una mediazione per il riparto dei fondi FEASR tra i PSR regionali, fondi che ammontano a 3.915 milioni di euro e che sviluppano, con il cofinanziamento dello Stato e delle Regioni, oltre 6.900 milioni di spesa pubblica. 

Prevede infatti di introdurre dei parametri oggettivi che non sostituiranno il sistemastorico” di riparto dei fondi europei e statali in maniera immediata, bensì, con un meccanismo graduale che prevede per il 2021 l’applicazione per un 30% dei criteri oggettivi e il mantenimento per il 70% dei parametri storici, mentre tali percentuali si rovesceranno nel 2022, ovvero un 70% di criteri oggettivi e un 30% di parametri storici. Questa scelta, pertanto, comporta ancora molti aspettidi favore” per le sei Regioni (principalmente del Sud) che finora hanno beneficiato ampiamente di un volume di fondi molto maggiore, che ora tenderà progressivamente a riequilibrarsi tra tutte le Regioni. 

«La proposta rappresenta una mediazione equilibrata, nel tentativo di trovare una soluzione concreta alla contrapposizione emersa tra 15 regioni e province autonome intente a superare un sistema di ripartostorico” che risale a più di vent’anni fa e altre 6 che pretendono di mantenere inalterato il meccanismo grazie al quale percepiscono il 48% dei fondi del secondo pilastro assegnati all’Italia – afferma l’assessore regionale alle risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier -. La proposta è rispettosa dell’accordo politico sancito nel 2014 in occasione del riparto per la programmazione 2014-2020, quando l’intesa fu raggiunta all’unanimità a condizione che fosse l’ultima volta in cui tale criterio veniva applicato».

Per Zannier «nel corso dei numerosi confronti svolti negli ultimi cinque mesi abbiamo presentato più proposte, con l’intento di addivenire a una soluzione unanime, integrando con fattori di mediazione l’ipotesi di partenza, costruita su quattro parametri, concreti e coerenti con gli obiettivi della politica di sviluppo rurale e anche in linea con i principi del “Green dealeuropeo e gli strumenti per la ripresa e la resilienza del settore: la superficie agricola utile, la produzione lorda vendibile, il numero delle aziende agricole e la superficie forestale. Purtroppo l’accordo in seno alla Commissione politiche agricole non è stato raggiunto e, quindi, ben venga l’intervento del Ministro, peraltro più volte invocato dalle Regioni contrarie».

Si conta, ora, di arrivare rapidamente ad un passaggio di approvazione formale per evitare ulteriori ritardi nell’attivazione di queste preziose risorse a vantaggio dei territori e degli agricoltori italiani, in particolar modo in questo periodo così critico per il perdurare delle incertezze e delle difficoltà. 

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