La ripresa del turismo a rischio della variante “Delta” del Covid-19

Cresce in Italia la presenza della mutazione indiana più pericolosa di quella fin qui conosciuta. Puglia, Trentino Alto Adige e Veneto le realtà italiane con il maggior numero di segnalazioni. 

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Dopo la decisa crescita della varianteDelta” del Covid-19 in Inghilterra che ha costretto al rinvio di un mese della riapertura delle attività, anche in Italia iniziano a crescere i casi di “Delta”, alias ex Indiana, più pericolosa rispetto a quella già conosciuta, con possibile ulteriore crescita man mano che la mobilità sul territorio cresce complice anche gli spostamenti legati alla ripresa dei flussi turistici, specie se provenientidall’estero.

Secondo un’indagine effettata dal Gruppo di Bioinformatica del centro Ceinge-Biotecnologie avanzate, la diffusione della varianteDelta” in Italia al momento corrisponde al 9% del totale delle sequenze genetiche del virus SarsCoV2 depositate dal sistema sanitario italiano nella banca dati internazionale Gisaid.

Anche se le statistiche frutto dell’analisi sono basate sulle sequenze pubblicate in Gisaid e, inevitabilmente, non possono rappresentare l’esatta diffusione del virus sul territorio, emerge come Puglia (35%), Trentino Alto Adige (26%) e Veneto (18%) sono le regioni in cui la varianteDeltarisulta essere attualmente più diffusa.

I dati esaminati nella banca Gisaid sono aggiornati al 21 giugno 2021 e l’analisi indica che, delle 1.193 sequenze depositate in totale, 108 (circa 9%) corrispondono alla varianteDelta” (B.1.617.2) che fa registrare una crescita rispetto a quanto riportato per il periodo 15/05/2021 – 16/06/2021, periodo in cui la variante “Delta” corrispondeva al 3,4%.

L’analisi dei Ceinge evidenzia come la varianteAlfacontinua ad essere preponderante, con 883 sequenze depositare, con tendenza in calo passando dal precedente 79% all’attuale 74%. Per quanto riguarda le regioni, la maggior parte delle sequenze che corrispondono alla nuova varianteDelta” arriva dalla Puglia (38, pari a circa il 35%), seguita da Trentino Alto Adige (28, 26%), Veneto (20, circa 18%), Umbria (11, 10%), Sardegna (5, 5%), Campania (3, 3%), Lazio, Sicilia e Lombardia (1 ciascuna, 1%).

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