La stretta finanziaria attuata dal rialzo dei tassi Bce portati al 4,25% rischia di strozzare l’economia europea, con la Germania già in recessione nel 2023 e un generalizzato rallentamento nel II semestre 2023 per tutti gli altri paesidell’Unione europea.
Di fatto, l’aver portato l’andamento dei tassi Bce dallo 0% al 4,25% in meno di un anno di continui rialzi sta causando notevoli problemi ad un’economia già in rallentamento, con la manifattura in negativo e un forte calo dei servizi, commercio e acquisto di case.
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Tutto ciò evidenziando sempre di più una gestione con i paraocchi delle leve economiche della Banca centrale europea, tant’è che da più parti si parla, nei confronti della Bce, di una gestione galleggiante, rinunciataria ad indicareun chiaro scenario economico e finanziario. Tant’è che, udite udite, diversamente dalle volte scorse in cui il presidentedella Bce, Christine Lagarde, dichiarava ad ogni conferenza stampa che il rialzo tassi Bce sarebbe proseguito anche nella seduta successiva, per settembre si potrebbe cambiare scenario, con una pausa ai continui rialzi, anche perché l’inflazione non sembra accorgersi più di tanto delle operazioni di Francoforte.
Insomma, dinanzi a politiche economiche prive di efficacia sul lato della riduzione dell’inflazione, su quello pratico gli effetti ci sono stati, eccome. Per le imprese, i continui rialzi degli interessi hanno comportato una maggiore spesa di 50 miliardi per le imprese, ben 30 miliardi in più rispetto al 2022. Sul fronte delle famiglie, secondo Federconsumatori, i maggiori effetti si hanno sui costi dei mutui casa, dove un mutuo tipo di 115.000 euro a 25 anni a tasso variabile la rata è cresciuta nell’ultimo anno di 212,43 euro al mese, con un aumento del 44% rispetto al 2022 e di ben del 64% rispetto al 2021.
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