La riforma fiscale prende avvio in compagnia del decreto Milleproroghe

Unificati i primi due scaglioni, ma rimane la disparità di tassazione, a parità di reddito, a seconda dei percettori. Abolito il privilegio dello sconto fiscale al 50% sui redditi degli sportivi.

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riforma fiscale

Mentre la legge Finanziaria 2024 sta venendo alla luce con molto ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale, riducendo la discussione e approvazione di fatto ad una sola camera – con l’altra chiamata solo ad una ratifica formale di quanto già fatto -, l’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno ha varato la riforma fiscale e il decretoMilleproroghe” con dentro un po’ di tutto, ma da cui spicca la mancata proroga – a dispetto del nome del provvedimento – dello sconto fiscale del 50% per i redditi degli sportivi in arrivo dall’estero con contratti superiori al milione di euro.

Una decisione che ha fatto imbufalire i vertici delle società di calcio, a partire da quel senatore di Forza Italia Claudio Lotito, incidentalmente patron della Lazio, che ora si dovranno accollare i maggiori costi dei contratti. Sempre che non riescano a sforbiciare il ricco grisbì dei giocatori, spesso pagati più del loro effettivo valore sportivo.

La riforma fiscale è la parte più ricca uscita dal Consiglio dei ministri, unitamente ad una proroga parziale del Superbonus 110% che riguarderà solo i titolari di redditi con tetto Isee fino a 15.000 euro che vino nei condomini, mentre per tutti gli altri si dovranno fare carico della quota di incentivo non più coperta dall’intervento pubblico che cala dall’assurdo 110 al 70%.

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Per il solo 2024 – per gli anni a venire, così come per il taglio del cuneo fiscale, nulla è certo, per la mancanza di coperture finanziarie – i primi due scaglioni di tassazione saranno unificati al 23% fino a 28.000 euro di reddito lordo annuo, con un vantaggio medio di circa 160 euro. Per coloro che guadagnano di più e fino a 50.000 euro lordi, il vantaggio cresce fino a 260 euro all’anno. Oltre tale soglia scatta una franchigia alle deduzioni di pari importo, per sterilizzare l’effetto dello sconto fiscale di 260 euro, almeno in teoria. Perché non tutti coloro che guadagnano oltre tale soglia hanno spese da portare in deduzione e chi non ne ha di fatto finisce per godere dello sconto fiscale.

Come detto, il provvedimento vale per il solo 2024, perché il costo della manovra di 4,3 miliardi è coperto per il solo anno entrante, così come per la conferma al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 35.000 euro, il cui costo è di 10 miliardi. Per il 2025 e a seguire si vedrà se il governo troverà le risorse necessarie per rendere strutturale il taglio e per consentire il proseguio della riforma fiscale che mantiene tutte le odierne, odiose storture.

Disparità che finiscono con l’applicare allo stesso quantitativo di reddito lordo annuo tassazioni differenti a seconda di chi le percepisce. A titolo di esempio, un reddito di 20.000 euro fa si che un lavoratore autonomo paghi il doppio delle tasse di un lavoratore dipendente o di un pensionato, pure a fronte di minori garanzie e del mancato godimento delle ferie pagate. A quota 60.000 euro di guadagno un contribuente in regime forfettario paga meno della metà delle imposte di un lavoratore dipendente e di un autonomo in regime ordinario.

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