Conti correnti bancari sempre più cari: il costo di gestione sale a 104 euro l’anno

Indagine Bankitalia: i rincari sono meno forti per i conti digitali. Costo dimezzato per quelli postali. Protesta dei consumatori per il caro banca.

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Il 2023 si chiude all’insegna del caro conti correnti bancari, il cui costo di gestione per un prodotto tradizionale in banca si spendono oramai più di 100 euro all’anno, mentre decisamente più convenienti continuano a dimostrarsi i conti online secondo quanto emerge dall’indagine di Bankitalia che ha dettagliato le diverse voci sul costo dei conti correnti.

La spesa per la gestione dei conti correnti bancari è cresciuta nel 2022 di 9,30 euro rispetto al 2021, raggiungendo l’importo di 104 euro, con una variazione della spesa legata alla crescita sia delle spese fisse sia di quelle variabili, che hanno contribuito rispettivamente per il 63,4% e per il 36,6% all’aumento complessivo.

La crescita della spesa per i conti correnti online è stata invece molto meno pronunciata, pari a 70 centesimi, raggiungendo l’importo di 33,7 euro. Quanto poi ai conti postali, la spesa di gestione è passata da 58 a 59,6 euro.

Forti critiche arrivano immediate dai consumatori, che gridano a rincari spropositati e ingiustificati. Unc, Assoutenti e Codacons fanno notare che si tratta di rialzi superiori al tasso medio di inflazione. Il Codacons, in particolare, sottolinea che in 5 anni i costi dei conti correnti sono aumentati del 31%, a fronte di un’inflazione media dello stesso periodo dell’11,6%. E ricorda che, secondo i dati di Bankitalia, nel 2017 la spesa di gestione di un conto si attestava a 79,4 euro, il che significa che in 5 anni la spesa in capo ai correntisti è cresciuta in totale di 24,6 euro.

Il rincaro per gestione dei conti correnti registrato nel 2022 è il settimo consecutivo, precisa la Banca d’Italia che spiega come dal 2011 al 2022 la variazione delle spese fisse abbia contribuito in modo quasi sempre preponderante alla dinamica dei costi di gestione, sia nel corso delle fasi espansive sia in quelle di contrazione della spesa.

In particolare, prendendo in esame la fase espansiva, iniziata nel 2016 e tuttora in corso, la somma degli incrementi di spesa succedutisi ammonta a 27,5 euro, dei quali 21,1 riconducibili alle spese fisse.

La spesa di gestione mostra un’ampia variabilità tra i tipi di clientela: è meno elevata per i clienti con un profilo di operatività semplificato (giovani, famiglie e pensionati a bassa operatività), maggiore per i profili di consumo più sofisticati.

Tenere un conto online è comunque decisamente più conveniente rispetto ad averne uno tradizionale: la spesa di gestione è stata pari a 33,7 euro, 70 centesimi in più rispetto all’anno precedente. La contenuta variazione discende dalle maggiori spese fisse (canoni di base e “altre spese fisse”), mentre non si osservano significative variazioni tra le spese variabili.

Interessante notare come, secondo un’indagine di Unimpresa, a fronte di rincari consistenti dei costi dei conti correnti bancari, sul lato dei rendimenti a favore dei clienti in termini di interessi riconosciuti siano cresciuti con il contagocce. Per le giacenze ordinarie, tra luglio e novembre 2023 la remunerazione è cresciuta del sì del 25% nominale (dallo 0,25 allo 0,38%), rimanendo comune a livelli ridicoli, mentre sono saliti del 25,2%, dal 2,08% al 2,61% quelli per i depositi con scadenza superiore a 2 anni. Per quanto riguarda le imprese, si registra un balzo del 51,6% sui tassi applicati ai conti correnti, passati dallo 0,62% di luglio allo 0,94% di novembre, mentre la remunerazione sui depositi è cresciuta meno, passando dal 2,96% al 3,51%, in salita del 18,6%.

La remunerazione dei conti correnti e dei depositi bancari, rileva il Centro studi di Unimpresa, ha viaggiato a due velocità nell’ultimo anno, in coincidenza con l’aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea, che ha portato il tasso di riferimento, tra giugno 2022 e settembre 2023, dallo 0 al 4,5%.

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