Turismo, la Corte Costituzionale boccia il codice del Governo

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Regione Veneto giunta ass marino finozzi 1Finozzi: “sventato uno scippo istituzionale al danno delle regioni”

“Giustizia è stata fatta, rapidamente e così come doveva essere”. E’ lapidario l’assessore al turismo del Veneto, Marino Finozzi, commentando la sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 1 del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, contenente il “Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo”. La Corte ha in sostanza riconosciuto che il turismo è materia esclusiva delle Regioni.

Il Veneto aveva presentato ricorso nel luglio dello scorso anno, subito dopo l’emanazione della norma rilevando che il decreto in questione aveva contenuti “lesivi degli articoli 76, 114, 117, 118 e 119 della Costituzione, nonché del principio di leale collaborazione di cui all’articolo 120 della Costituzione”. “La questione era per noi estremamente semplice – ha spiegato Finozzi – perché con quel ‘codice’ il Governo interveniva in materia di turismo, che la Costituzione affida in via esclusiva alle Regioni. E non si trattava solo di questioni di interferenza indebita, perché c’erano anche indicazioni in controtendenza rispetto alle nostre disposizioni regionali”.

“Purtroppo non è stata la sola intromissione governativa – ha ricordato Finozzi – e di certo non è stata né sarà l’ultima, su questa e su altre materie. Nel nostro Paese, i Governi centrali mantengono la pretesa di voler imporre le loro decisioni alle Istituzioni territoriali anche su questioni che non gli competono. Nel caso del turismo questo non è solo illegittimo ma anche ridicolo, dal momento che il Veneto è la vera miniera dell’economia italiana dell’accoglienza e dà ospitalità ad un turista ogni cinque che pernottano nel territorio nazionale, con numeri da record europeo e un fatturato valutabile in 15 miliardi di euro”.

Per Finozzi, la sentenza della Corte Costituzionale rappresenta solo l’inizio, in quanto “l’ansia di centralizzare tutto non solo non è venuta meno, direi che anzi è cresciuta e vuole crescere, con il risultato che l’amministrazione statale, che ha creato il buco da 1.930 miliardi di debito pubblico, impone anche tasse falsamente locali (perché non entrano nelle nostre casse) ad amministrazioni come quella del Veneto che di buchi non ne ha mai fatti e che potrebbe anzi insegnare, pure in questo campo, come si amministrano i soldi pubblici”.