Amarone, il Consorzio approva la liberalizzazione degli impianti anche fuori dalle zone vocate

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Direttivo Famiglie dellAmarone Sandro Boscaini Marilisa Allegrini Stefano Cesari 1Famiglie dell’Amarone: “un duro colpo alla produzione di qualità della collina. No all’omologazione”

Il Consorzio Valpolicella ha approvato il bilancio consuntivo 2012 e quello previsionale 2013, ma si è platealmente spaccato sulla modifica del disciplinare di produzione del vino bandiera della zona, l’Amarone. Se alla voce bilancio i conti del Consorzio sono positivi (l’attivo del 2012 arriva a 619.000 euro e gli investimenti in promozione toccano i 479.000), emerge chiaramente la diversità nella visione della missione del Consorzio stesso, con le “12 Famiglie dell’Amarone d’arte” decisamente schierate contro l’allargamento della zona di produzione dell’Amarone.

Nonostante l’appello lanciato prima dell’assemblea, la maggioranza del Consorzio ha approvato il nuovo disciplinare che consente l’impianto di Amarone anche nei terreni di fondovalle. Secondo il presidente del Consorzio Christian Marchesini, “c’era la necessità di evitare l’uscita dal Consorzio Valpolicella delle produzioni di pianura, che si sarebbero trasformate in Igt, abbandonando la Doc, con grave perdita per le aziende che ci lavorano”. Secondo Marchesini, “quella delle ’12 famiglie’ è stata un’azione destabilizzante nei confronti del sistema, visto che il Consorzio è la casa di tutti”

Le “12 famiglie” non ci stanno e rilanciano: “le modifiche al disciplinare di produzione dell’Amarone approvate dall’assemblea del Consorzio hanno inferto un duro colpo alla collina, terroir produttivo di eccellenza, oltre che di origine, dell’Amarone. Per questo ribadiamo con forza la richiesta, che doveva essere al centro del tavolo di concertazione tra le ‘Famiglie dell’Amarone’ e Consorzio, e rimaste inascoltata e disattesa provocando così il nostro ritiro, e cioè che la salvaguardia della qualità dell’Amarone passa necessariamente dalla diversificazione tra collina e pianura, con preminenza della prima sulla seconda”.

Cantina Negrar Amarone Villa Espressioni Tre Bicchieri 2013 1Non solo: per il vicepresidente delle “Famiglie dell’Amarone, Stefano Cesari, “prendiamo atto che la legittimazione produttiva della pianura, frutto della modifica del comma 2 dell’articolo 4 votata dall’assemblea dei soci del Consorzio il 10 maggio scorso, decreterà l’omologazione tra tutte le aree produttive della denominazione e che, da quella data, la collina non esiste più. Questo è ciò che più ci rammarica: il mancato riconoscimento della ‘superiorità’ della collina, da cui ha avuto origine anche il benessere diffuso per tutto il territorio”. Un’inversione di rotta nella visione della denominazione, quella attuata dalla modifica del Consorzio che, solo nel 2008, riconosceva la diversità di zonazione attribuendo alla collina il 53%, il 23% alla fascia pedecollinare e il 24% alla zona di fondovalle.

Per Marilisa Allegrini, presidente dell’associazione, “le ‘Famiglie dell’Amarone’ non possono abbassare la guardia su un tema così importante e sul quale abbiamo cercato il confronto anche con il tavolo di concertazione. Leggiamo che il Consorzio dichiara che la modifica al comma 2 dell’articolo 4 “si è resa necessaria per correggere un vizio di forma del disciplinare e per dare una maggior coerenza fra lo stesso e la fotografia reale dei vigneti da sempre esistenti in Valpolicella”. Secondo la presidente “viene implicitamente ammesso il condono tombale che noi avevamo sollevato il 6 maggio. Inoltre apprendiamo che prossimamente il Consorzio convocherà un tavolo interprofessionale, segno che forse qualche problema all’interno della denominazione c’è. Infatti la modifica del disciplinare è stata presa all’unanimità dal consiglio d’amministrazione del Consorzio e non dall’unanimità dell’Assemblea del 10 maggio che ha registrato il voto contrario non solo delle Famiglie socie del Consorzio ma anche di altri produttori. Il nostro obiettivo – conclude Allegrini – non è, come è stato detto, quello di polemizzare ma ribadire con fermezza la nostra idea di ‘bene per la Valpolicella’. Il dibattito è segno di democrazia e anche di intraprendenza imprenditoriale”.