Al Teatro Ristori di Verona il secondo concerto della Stagione sinfonica 2013-2014 della Fondazione Arena

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Tifu-Anna-ilnordestSabato 16 e domenica 17 novembre 2013 programma all’insegna del classicismo. Sul podio Ola Rudner, solisti Anna Tifu al violino e Daniel Palmizio alla viola.

Sabato 16 novembre 2013 alle ore 20.00, con replica domenica 17 novembre alle ore 17.00 prosegue al Teatro Ristori di Verona la Stagione sinfonica 2013-2014 della Fondazione Arena di Verona, all’insegna del classicismo con un programma dedicato a Beethoven e Mozart. Sul podio Ola Rudner, solisti Anna Tifu al violino e Daniel Palmizio alla viola.

Il programma del concerto propone Leonore, ouverture n. 3 in do maggiore op. 72a di Ludwig van Beethoven. Composta per le due rappresentazioni del Fidelio del 29 marzo e del 10 aprile 1806, rappresenta una sostituzione dell’ouverture n. 2, di cui conserva l’impostazione formale ed i temi principali. Tuttavia questa pagina raggiunge un ulteriore perfezionamento: prima fra tutti l’aderenza ai principi della forma sonata, come la ripresa, assente nella Leonore n. 2, qui ricostituita in modo grandioso, cosa che fa di questa ouverture una delle partiture più riuscite di Beethoven. Qui tutta l’opera viene straordinariamente sintetizzata, tanto che viene anticipato nell’ouverture l’effetto della scena culminante del dramma, cosa che spinse Beethoven a scrivere ad accantonare la pagina ed a scrivere una nuova ouverture per il suo Fidelio.

Segue la Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per violino, viola e orchestra K. 364 di Wolfgang Amadeus Mozart che vede la violinista Anna Tifu tornare ad esibirsi con l’Orchestra dell’Arena di Verona, insieme alla viola solista di Daniel Palmizio alla sua prima volta al Teatro Ristori. Composta a Salisburgo nell’estate del 1779, è ritenuta il massimo risultato raggiunto da Mozart nella composizione con più strumenti solisti e orchestra. L’opera dimostra fin dall’inizio il suo carattere serio e severo, che si addice alla voce della viola, la quale dialoga con il violino in assoluta pariteticità. In questo clima la composizione trova unità in un’approfondita elaborazione contrappuntistica, costantemente stimolata dallo scambio di idee fra i due strumenti solisti e, a loro volta, fra questi e l’orchestra.

Conclude l’esecuzione della Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 di Ludwig van Beethoven. I primi abbozzi della partitura risalgono al 1800 per essere poi completata nel 1802 durante la villeggiatura del compositore a Heiligenstadt, e presentata al pubblico il 5 aprile 1803 al teatro An der Wien diretta dallo stesso compositore.

Si apre con un Adagio molto introduttivo che sfocia subito nel primo movimento, l’Allegro con brio, che testimonia la nuova concezione sinfonica di Beethoven: abbondanza di materiale tematico e capacità di “racconto” tramite la dinamica del contrasto. Dopo un Larghetto più amabile e umoristico, ed uno Scherzo essenziale ed energico, l’Allegro molto del finale ricapitola tutto il senso della sinfonia e si pone, strizzando l’occhio ai grandi finali delle sinfonie di Haydn, su un terreno del tutto nuovo per le sorprese, la vena umoristica e la carica vitale, che non ha più nulla di settecentesco.