Mestre, la piscina riservata alla domenica alle sole donne di fede islamica solleva critiche

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Burkini costume bagno islamico piscina 1Iniziativa del comune di Venezia che ha imitato l’esperienza di Torino. Bond: «siamo dinanzi ad un boomerang che appoggia la visione sessuofobica della società». Zaia: «manca la reciprocità»

Costa solo 3 euro (i bambini entrano gratis) entrare alla domenica alla piscina comunale della Bissuola aperta alle sole donne di fede islamica, che così possono nuotare in completa sicurezza senza gli sguardi degli uomini, bardate da capo a piedi nel costume che rispetta i precetti islamici.

Alla prima esperienza di domenica scorsa, di fatto di burkini da piscina non se ne sono visti, ma solo costumi interi un po’ demodè. Durante le aperture domenicali, l’ingresso sarà vietato ai maschi di età superiore ai 7 anni, così pure ance il personale in servizio sarà esclusivamente femminile.

«In nome di un politicamente corretto di difficile comprensione, il comune di Venezia crea un luogo dove sovverte decenni di conquiste di libertà da parte non solo delle donne ma di tutti. Così facendo si accondiscende e si appoggia una visione sessuofobica della società che, tra l’altro, va a sostenere solo la parte più integralista dell’Islam e non il mondo più moderato presente anche nel nostro Veneto”. Questa la netta presa di posizione di Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, capogruppo e vicecapogruppo di Forza Italia per il Veneto in Consiglio regionale, che nei prossimi giorni presenteranno una mozione di censura nei confronti del comune di Venezia, che sottolineano come «l’eccessivo buonismo può generare dei mostri e diventare un boomerang. Con questa iniziativa il comune di Venezia crea un nuovo ghetto. Questa non è corretta integrazione».

Critico verso la decisione del comune di Venezia anche il governatore Luca Zaia: «con quella decisione è stato scalato un nuovo gradino di un processo di islamizzazione iniziato con le polemiche sul crocifisso in classe e proseguito con la realizzazione della moschea a Venezia. Una situazione inaccettabile, anche perché priva di un requisito fondamentale come la reciprocità del rispetto degli usi, costumi, tradizioni, storia. Il che vorrebbe dire ad esempio che ci fosse anche per noi la possibilità di professare la nostra religione e di seguire le nostre abitudini culturali e storiche liberamente nel mondo dell’Islam». Secondo Zaia “la libertà di un individuo finisce dove comincia quella di un altro. In questo caso uno dei principi fondamentali della convivenza civile non mi pare venga rispettato, stante che vengono piegate le nostre regole e abitudini sacrosante alle pretese di chi, ospite nella nostra terra, dovrebbe rendersi conto della diversità di cultura, usi e costumi. Portare oltre i limiti del buon senso l’accettazione di modi di vita lontani anni luce da noi – conclude il Presidente – modificare le nostre regole di vita per essi non è apertura culturale, ma resa identitaria e un popolo che perde la propria identità non ha futuro».