Veneto, battaglia vinta sulle specializzazioni mediche

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ZAIA CON BANDIERA
ZAIA CON BANDIERAZaia: «i fondi regionali andranno solo per gli specializzandi laureati delle univesità di padova e Verona»

Battaglia vinta contro la burocrazia ministeriale da parte della regione Veneto: per la prima volta una regione a statuto ordinario vede riconosciuta in un decreto ministeriale la possibilità di erogare contratti di formazione specialistica a laureati nelle proprie facoltà di medicina e a prevedere che i medici in questione lavorino per almeno due anni nelle strutture sanitarie, accademiche e di ricerca del Veneto.

L’importante riconoscimento, che equipara il Veneto (unico ente a statuto ordinario a godere di questa possibilità) alle Regioni e Province a statuto speciale, è contenuto nel Decreto Ministeriale dell’8 agosto 2014 n. 612 del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR), che recepisce quanto previsto dalla legge regionale n. 9 del 2013.

La legge era stata oggetto di un lungo contenzioso con fra la Regione e il Governo, risolto con una sentenza della Corte Costituzionale che aveva riconosciuto le ragioni del Veneto. E il MIUR non ha potuto che inserire questa clausola la quale, sostanzialmente, riconosce una forte autonomia del Veneto in materia.

Il decreto ministeriale, all’articolo 4, prevede che il medico idoneo nella graduatoria nazionale per l’ingresso nelle scuole di specializzazione possa essere assegnatario di un contratto finanziato dalla Regione del Veneto purché abbia conseguito la laurea in medicina presso uno degli atenei del Veneto (Padova o Verona). I requisiti di ammissione al godimento di tali contratti (sono 90 quelli previsti) erano stati individuati dalla Giunta regionale dove si prevede che il medico assegnatario di contratto regionale si impegni a prestare la propria attività lavorativa per un periodo di due anni, entro i cinque anni successivi al conseguimento del titolo, nelle strutture e negli enti del servizio sanitario veneto, nonché presso università o istituzioni di livello internazionale. Il medico titolare del contratto si impegna inoltre a svolgere le proprie attività nelle sedi individuate congiuntamente dalla Regione del Veneto e dalle Università.

L’iniziativa regionale si era resa necessaria dal momento che, con l’avvio della graduatoria nazionale per l’assegnazione dei contratti, i contratti di formazione finanziati dal Veneto sarebbero potuti andare a un medico laureato in qualsiasi università italiana, vanificando il percorso virtuoso di formazione di professionisti destinati a restare al servizio della sanità e delle università venete.

«Anche questa battaglia è vinta: i soldi della Regione Veneto resteranno ai medici laureati in Veneto e al servizio dell’eccellenza della sanità regionale, la prima in Italia – è il commento entusiasta del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – Anche la Consulta ha riconosciuto la giustezza delle nostre ragioni, pronuncia che io voglio interpretare soprattutto come riconoscimento alla qualità dei nostri sanitari e delle nostre strutture contro burocrazie romane spesso troppo inclini a premiare gli spreconi e penalizzare i virtuosi. Considero questa una vittoria della nostra capacità non solo di essere dei bravi e oculati gestori – conclude Zaia – con i conti in ordine ed erogatori di prestazioni eccellenti, ma anche di pianificatori attenti a gettare le basi affinché anche in futuro si mantenga inalterato il livello qualitativo di un servizio sanitario che il mondo di invidia per capacità cliniche e di ricerca».