La chiesa di Santa Maria del Carmelo ha ospitato la XII edizione dell’evento organizzato dalla Fondazione Levi
di Giovanni Greto
Giunto alla dodicesima edizione, il concerto per il giorno delle Ceneri, organizzato dalla Fondazione Levi, è diventato un appuntamento imperdibile per la cittadinanza veneziana. Sciolto da alcuni anni il rapporto con la chiesa di S.Maria Formosa, dopo un breve periodo nella chiesa della Pietà, il concerto ha avuto luogo nella antica, confortevole e, acusticamente, apprezzabile chiesa di Santa Maria del Carmelo, meglio conosciuta come dei Carmini.
Il programma della serata ha segnato l’inizio di una fruttifera collaborazione tra la Levi e il Conservatorio Benedetto Marcello. I musicisti coinvolti sono stati gli studenti e gli insegnanti della Scuola di Musica Antica, grazie alla quale, da qualche anno, il Conservatorio è riconosciuto come uno dei più attivi centri italiani di specializzazione e ricerca sulla musica antica, in particolare veneziana. Sono state eseguite esclusivamente composizioni sacre di Giovanni Legrenzi (Clusone [BG] 1626 – Venezia 1690), uno dei maggiori maestri del Barocco veneziano e fra i compositori più importanti della seconda metà del Seicento, accanto a Claudio Monteverdi e Francesco Cavalli, il quale fu nominato Maestro della Cappella di San Marco il 23 aprile 1685. Il suo nome fu ben presto conosciuto anche all’estero. Bach ne studiò le composizioni e utilizzò un suo tema nella “Fuga per organo in do minore”, mentre Haendel riprese un tema legrenziano nel “Samson”.
Dei cinque brani in programma, uno soltanto era esclusivamente strumentale: la Sonata quinta per quattro viole da gamba e basso continuo, tratta da “La cetra”, libro IV di Sonate a 2, 3 e 4 strumenti, pubblicato a Venezia nel 1673. Una composizione in levare, che ha severamente impegnato gli attenti studenti, tra i quali si è inserito come musicista e direttore il docente Cristiano Contadin. Bene interpretati anche i due mottetti scelti, a due voci e basso continuo, opera 6, nn. 1 e 2, O vos insipientes mortales e Audite gentes, nei quali è emersa la limpida voce della soprano Giulia Bolcato. Un plauso sincero anche agli studenti del coro, che hanno cantato divisi in quattro sezioni – due in alto nelle cantorie, due nello spazio dell’altare accanto all’orchestra – il Kyrie, il Gloria e il Credo, tratti dalla Messa a quattro cori e basso continuo. E proprio la Messa, come ha spiegato il direttore del copioso organico Francesco Erle nelle note al programma, “pone un grande interrogativo: a quale occasione può ricondursi un apparato esecutivo tanto ampio e solenne?”. La risposta alla Fondazione e al Conservatorio, impegnati in uno studio che promette interessanti sviluppi, poiché la maturità della scrittura sembrerebbe indicare la fase conclusiva della carriera di Legrenzi, come attestano il carattere stesso dei temi e particolari artifici armonici, quali i ritardi risolti su cadenze evitate. Applausi vivissimi hanno richiamato più volte l’Orchestra sull’altare, ma non sono bastati a indurre il direttore a concedere un sospirato bis.