Cgia, la “Local tTax” vale 26 miliardi di euro di gettito

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confindustria padova assemblea 2015 luca zaia 1 1Bortolussi: «dal 2011 le imprese hanno subito un rincaro fiscale superiore al 100%». Zaia: «si conferma il saccheggio. Se si continua così, addio alla crescita»

L’eventuale sostituzione di una serie di tasse comunali con la “Local Tax” (ma possibile che Renzi & Co. disdegnino così tanto la lingua di Dante appellando ogni provvedimento emanato dal governo con un anglicismo, quando esistono bellissimi e più comprensibili a tutti lemmi italiani?!?) porterebbe in un’“unica” soluzione 26 miliardi di euro nelle casse sempre più asciutte dei comuni italiani. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia che ha elencato le principali imposte/tasse comunali e i relativi gettiti che potrebbero essere sostituiti dalla nuova “tassa unica” che i sindaci dovrebbero applicare a partire dal 2016.

Tra Imu e Tasi (21,1 miliardi di euro), l’addizionale comunale Irpef (4,1 miliardi di euro), l’imposta sulla pubblicità (426 milioni di euro), la tassa sull’occupazione degli spazi e aree pubbliche (218 milioni di euro), l’imposta di soggiorno (105 milioni di euro) e l’imposta di scopo (14 milioni di euro), il gettito totale si aggira sui 26 miliardi di euro: soldi che i sindaci dovrebbero incassare con la “Local Tax”.

Dalla Cgia si fa notare come si sia ancora nel campo delle ipotesi: certezze non ce ne sono, ma le indiscrezioni che sono emerse in questi ultimi giorni, dopo il “question time” alla Camera tenuto mercoledì scorso dal ministro Padoan, lasciano presagire che dal prossimo primo gennaio l’Imu, la Tasi, l’addizionale comunale Irpef e una serie di piccole imposte minori dovrebbero andare definitivamente in “soffitta” per lasciare il posto alla “tassa unica”.

«L’eventuale semplificazione della tassazione comunale – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – renderebbe più facile  pagare le tasse: una richiesta che i cittadini e le imprese invocano da tempo. Ma oltre a semplificare bisogna anche ridurne il peso, visto che a partire dal 2011, ultimo anno in cui gli italiani hanno pagato l’Ici, la tassazione su botteghe, piccoli negozi e uffici ha subito un’ impennata spaventosa, a causa dell’introduzione dell’Imu e, successivamente, della Tasi».

Su botteghe e negozi, secondo l’Ufficio studi della Cgia il gettito complessivo è più che raddoppiato: +108%. Se nel 2011 ammontava a 796 milioni di euro, nel 2014 ha toccato 1,65 miliardi di euro. Altrettanto pesante è stato l’aggravio fiscale subito dagli uffici: sempre tra il 2011 e il 2014, il gettito incassato dai comuni è salito del 105%; se 4 anni fa i comuni avevano incassato 533 milioni di euro, nel 2014 hanno riscosso poco più di un miliardo di euro. I laboratori, invece, hanno visto aumentare il peso fiscale dell’81%: se con l’Ici i primi cittadini avevano incassato 229 milioni di euro, nel 2014 hanno “alleggerito” le tasche degli imprenditori di 414 milioni di euro. Sui capannoni, infine, l’incremento del prelievo è stato del 66%: a fronte di 3,3 miliardi di euro riscossi dai sindaci nel 2011, tre anni dopo il gettito complessivo è salito a 5,5 miliardi di euro.

Cifre che fanno dire al governatore del Veneto, Luca Zaia che «queste cifre dimostrano inequivocabilmente che, alla faccia della miriade di dichiarazioni propagandistiche di Renzi e dei suoi ministri, il vero tappo allo sviluppo, che rimane una chimera, è una tassazione insostenibile, affiancata da tagli selvaggi alla spesa e aumenti delle tasse. E’ un vero e proprio saccheggio delle tasche degli italiani e dei Veneti, che lottano per rialzare la testa ma se la trovano ricacciata sott’acqua dalle pesantissime mani di una fiscalità assassina».

Secondo Zaia «le bugie e i tagli selvaggi della triade Monti-Letta-Renzi non incantano i Veneti: in cambio di 80 euro in busta paga per alcuni cittadini e di un taglietto del 2% dell’Irap ci siamo trovati con un aumento dell’Iva del 2% e con l’introduzione della Tasi, il cui combinato disposto è tragicamente superiore ai tanto sbandierati benefici. Con una mano si concede uno, ma con l’altra si toglie 5. E’ un imbroglio bello e buono. Il tutto – conclude Zaia – a fronte di una realtà che vede le nostre Pmi tassate fino al 68% rispetto alla media europea del 46% e la spesa disponibile non vincolata della Regione Veneto passata in poco tempo da oltre 500 milioni a circa 70. Il saccheggio continua, alla faccia di “tweet” e “slide” astutamente pensati per tentare il condizionamento dei cervelli della gente. Ma con i Veneti non funziona, siamo gente abituata a far di conto per riuscire a usare sempre meglio ogni singolo euro di cui disponiamo».