Pagine di Schumann, Beethoven e Brahms per il duo Scaglione-Plano

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plano scaglione
Interessante concerto romantico per violoncello e pianoforte alla Società Filarmonica di Trento

 

plano scaglioneLa Società Filarmonica di Trento martedì 10 novembre (ore 20.45) nell’ambito della Stagione dei concerti ospita il recital del duo Giovanni Scaglione (violoncello) e Roberto Plano (pianoforte).

Due già sicure e solide carriere condotte fino a poco tempo fa in maniera autonoma si sono incontrate per una nuova esperienza cameristica destinata a lasciare il segno nelle sale concertistiche. Giovanni Scaglione, storico violoncellista del celebre Quartetto di Cremona si scopre anche solista e chiama nella sua avventura un altro superbo strumentista, il pianista pluripremiato Roberto Plano.

Diplomatosi al Conservatorio “Paganini” di Genova sotto la guida di Nevio Zanardi, Giovanni Scaglione si perfeziona con Michael Flaksman e Antonio Meneses alla Musikhochschule di Basilea. Segue quindi corsi con Mario Brunello e all’Accademia Stauffer di Cremona con Rocco Filippini. Nel  2002 entra a far parte del Quartetto di Cremona, con cui tuttora svolge un’intensa attività presso le sale più prestigiose di tutto il mondo. Dal 2011 affianca all’attività quartettistica quella da solista. Dallo stesso anno è docente di Quartetto e Musica da Camera presso l’Accademia Stauffer di Cremona. Suona un violoncello realizzato da Marino Capicchioni nel 1974.

Roberto Plano è nato a Varese nel 1978; si è imposto all’attenzione vincendo il prestigioso Cleveland International Piano Competition. Grazie ai premi ottenuti poi all’Honens International Piano Competition e al XII Van Cliburn ha letteralmente conquistato il mondo concertistico americano, dove si è esibito in più di venti Stati suonando negli studi delle maggiori stazioni radiofoniche. Numerose anche le sue incisioni discografiche. In questa sua carriera soprattutto americana non ha trascurato l’Italia e l’Europa facendosi conoscere a Milano, Roma, Londra, Parigi, Dublino suonando da solo e con importanti orchestre. Definito dal «Chronicle» il ‘Pavarotti del pianoforte’ per il suo lirismo è stato indicato come il più grande interprete di Scrjabin e definito erede di Rubinstein e Horowitz.

Accade talvolta che le epoche scolorino l’una nell’altra e la storia si faccia corrente ininterrotta di reminiscenze e avanguardia, eco e sogno. Il programma di questa sera ci pone di fronte a questo fenomeno: tre autori diversi per stile, epoca e temperamento in tre composizioni che non potrebbero essere più congruenti e logiche poste l’una accanto all’altra. Interpreti le profondità del violoncello e lo scrigno multiforme del pianoforte, un duo di protagonisti che in queste opere raggiunge inattesi vertici di equilibrio e armonia.

Schumann impiegò un solo giorno del febbraio del 1849 a comporre l’op. 70, scritta in origine per corno in fa e pianoforte ma presentata nell’edizione a stampa per violino, violoncello e oboe. Clara la descrisse con tre aggettivi – superba, fresca e appassionata – che colgono perfettamente lo spirito di questa composizione.

Un anno circa ci volle perché Beethoven compisse la fatica dell’op. 69 n. 3, sonata che può a pieno titolo essere definita la Kreutzer del violoncello. “Inter lacrimas et luctum”, motto autografo posto sotto la dedica a stampa, definisce lo stato d’animo dell’autore nel periodo di composizione – tra il 1807 e 1808. Anni dolorosi per Beethoven, convinto di essere sul punto di “diventare un vagabondo” e di dover abbandonare Vienna. Non è però specchio di questo sentimento il carattere della sonata, nobile e solare, solenne e profonda. Pianoforte e violoncello raggiungono in quest’opera un equilibrio ineguagliato, scambiandosi il gioco del racconto in un infinito intreccio di suoni e profondità. L’estate del 1866 vide la composizione dell’op. 99 n. 2, periodo incredibilmente creativo per Brahms. I quattro tempi costituiscono una sonata elaborata ed eloquente, le cui sonorità ricordano la scrittura orchestrale, densa di linee melodiche e di armonie, cariche e piene. Cuore della sonata l’Allegro affettuoso, che brilla per intensità e colore. 

 

 

Programma

 

R. Schumann (1810-1856)

Adagio e Allegro op. 70

 

L.v. Beethoven (1770-1827)

Sonata n. 3 in La magg. op. 69 (Allegro ma non tanto – Scherzo. Allegro molto – Adagio cantabile – Allegro vivace)

 

J. Brahms (1833-1897)

Sonata n. 2 in Fa magg. op. 99 (Allegro vivace – Adagio affettuoso – Allegro appassionato e Trio – Allegro molto)