Tasse, nel 2016 il calo per il momento s’attesta allo 0,5%, ma sono in agguato nuovi rincari

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Ad aprile è possibile una manovra di primavera per coprire il divario generato dalla minor crescita del 2015. Entro fine anno in agguato altri 15 miliardi di tasse dalle clausole di salvaguardia

 

euro soldi mazzette vario taglioAnche se il premier Matteo Renzi s’affanna a diffondere ottimismo a tutto spiano nel suo consueto bollettino elettronico settimanale, incensandosi del calo della pressione fiscale che si verificherà nel corso del 2016 di ben lo 0,5%, dimentica però di evidenziare che dietro l’angolo sono in agguato una nuova grandinata di rincari fiscali.

Secondo la Cgia di Mestre se nel 2015 l’incidenza di imposte, tasse, tributi e contribuiti previdenziali sul Pil si è attestata al 43,7%, per il 2016 questa dovrebbe scendere al 43,2%. Mezzo punto e niente di più.

Peccato che Renzi non scriva anche che entro qualche mese i contribuenti potrebbero essere nuovamente chiamati ad aprire consistentemente il portafoglio. Il calo dello 0,2% della crescita avutasi nel 2015, porta i dote al 2016 un “buco” di bilancio che s’aggira attorno ai 4 miliardi di euro, cui andranno aggiunti i circa 3 miliardi di mancata applicazione di quell’elasticità nel deficit pubblico connesso con l’invasione degli immigrati provenienti da Asia ed Africa. Circa 7 miliardi da rinvenire in primavera per avere la bollinatura dei conti pubblici da parte di Bruxelles. Somma che si parla di reperire attuando (finalmente!) tagli al moloch della spesa pubblica cresciuto all’inverosimile cifra di oltre 800 miliardi di euro.

Questa non è l’unica fatica che Renzi dovrà attuare per quadrare i conti della barca Italia sempre più traballante: c’è anche la questione della clausola di salvaguardia relative al 2017, che comportano il rincaro dell’Iva per un totale di 15 miliardi di euro.

«Nel 2016 – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – il fisco ci concederà una tregua. Tuttavia, il carico fiscale rischia di tornare a crescere nelle regioni in disavanzo sanitario che, per sanare i conti, potrebbero essere tentate ad aumentare la tassazione locale. In attesa della riduzione dell’Ires dal 2017 e nella speranza che il Governo mantenga la promessa di ridurre l’Irpef dal 2018 per l’anno in corso, le famiglie beneficeranno, in particolar modo, dell’abolizione della Tasi sulla prima casa, mentre le attività produttive potranno usufruire della cancellazione dell’Imu sugli imbullonati e sui terreni agricoli».

Tra le misure a sostegno delle imprese introdotte con la legge di Stabilità appena entrata in vigore, spicca il superammortamento al 140%. Grazie a questa misura, le imprese che investiranno in beni strumentali avranno la possibilità di disporre di una riduzione di imposta di 580 milioni.

Ma il problema della liquidità alle imprese coinvolge anche un’ altra questione rimasta, nonostante gli annunci del Premier Renzi, ancora irrisolta. «Nonostante gli sforzi e le risorse economiche messe a disposizione dagli ultimi 3 governi che si sono succeduti – sottolinea il segretario della Cgia Renato Mason – al netto dell’importo ceduto in pro soluto, secondo le stime della Banca d’Italia sono ancora 70 i miliardi di debito che la pubblica amministrazione deve alle imprese fornitrici. Una cifra imponente che fatica a diminuire,  poiché la Pa continua a liquidare le fatture con forte ritardo rispetto a quanto previsto dalla Direttiva europea introdotta nel 2013, che ha imposto alle aziende pubbliche il saldo fattura entro 30-60 giorni». La solenne promessa fatta da Renzi nella “Terza camera” televisiva di Bruno Vespa di saldare tutto entro il San Matteo di due anni fa è spirata senza fatti concreti. E il pellegrinaggio a piedi al santuario toscano di Monte Senario è ancora lungi dall’essere stata effettuata.