Caso Marò, anche Girone può tornare in Italia

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Marò La torre e Girone
La decisione del tribunale arbitrale dell’Aja apre all’Italia. Irritazione sul fronte indiano. La soddisfazione dei veneti Donazzan e Berlato

 

Marò La torre e GironeVia libera al ritorno in Italia del fuciliere di Marina Salvatore Girone bloccato in India a casua della controversia internazionale apertasi dopo il conflitto a fuoco tra presunti pirati e il servizio di tutela della petroliera italiana “Enrica Lexie”.

«Italia e India devono cooperare, anche nei procedimenti dinanzi alla Corte suprema indiana, per ottenere un’attenuazione delle condizioni di libertà provvisoria» per Salvatore Girone, «in modo da dare effetto al concetto delle considerazioni umanitarie» ed in modo che il fuciliere di Marina, «mentre resta sotto l’autorità della Corte suprema indiana, possa tornare in Italia durante l’arbitrato». E’ quanto si legge nel testo dell’ordinanza del Tribunale dell’Aja appena pubblicato e adottato il 29 aprile scorso all’unanimità. «Il Tribunale arbitrale – si legge ancora – conferma l’obbligo per l’Italia di rimandare in India Girone, nel caso in cui il Tribunale stabilisca che l’India ha la giurisdizione su di lui nel caso dell’incidente dell’“Enrica Lexie”».

Secondo quanto si legge ancora nel testo, viene stabilito che «il Tribunale arbitrale stabilisce che Italia e India riferiscano ognuna al Tribunale stesso rispetto alle queste misure provvisorie (il rientro del marò Salvatore Girone in Italia durante l’arbitrato, ndr), e autorizza il Presidente (della Corte, russo Vladimir Golitsyn, ndr) a chiedere informazioni alle parti se tale rapporto non sarà presentato entro tre mesi dalla data della sentenza, e nel caso, prendere misure appropriate». 

La notizia è stata accolta positivamente dal premier Matteo Renzi: «festeggiamo la straordinaria notizia che arriva dall’Aja: il tribunale internazionale ha decretato che il nostro marò Salvatore Girone potrà attendere la sentenza in Italia. È un passaggio di grande importanza, che dimostra come sia stata corretta la strategia del nostro governo dopo gli errori evidenti dei momenti iniziali di questa triste vicenda. Adesso lavoriamo tutti insieme per ristabilire ottimi rapporti di amicizia e collaborazione con il popolo e il governo indiano».

Se Renzi festeggia, viceversa mastica amaro il ministro dell’Informazione indiano Arun Jaitley, intervenuto oggi alla Camera per illustrare la posizione del governo dopo l’ordinanza del Tribunale arbitrale dell’Aja in cui si dispone il rientro in Italia di Salvatore Girone, decisione che ha generato vivaci proteste del partito del Congresso di Sonia Gandhi, che ha parlato di una «partita truccata» fra India e Italia. Numerosi deputati del Congresso, indica l’agenzia di stampa Ians, avrebbero voluto porre domande al ministro ma non hanno potuto farlo perché non previste dal regolamento in occasione di un intervento informativo di questo tipo. Alcuni esponenti del Congresso, mentre la stessa Sonia e suo figlio Rahul erano in aula, hanno gridato slogan riguardanti una «partita truccata» che Italia e India avrebbero giocato a livello di Corte permanente di arbitrato (Cpa), alludendo ad un accordo politico raggiunto per risolvere la questione. A queste critiche ha risposto il ministro per gli Affari parlamentari, Venkaiah Naidu, negando qualsiasi accordo con l’Italia e stigmatizzando il comportamento dell’opposizione, «Come governo – ha concluso – condanniamo la politica fatta a colpi di slogan».

Intanto, fioccano le dichiarazioni di soddisfazione per la decisione della corte dell’Aja. «Quella del ritorno a casa di Girone è una notizia straordinaria. Da patriota e donna delle istituzioni non ho mai smesso di seguire questa annosa vicenda, e se anche la battaglia giudiziaria continua, essendo in corso l’arbitrato internazionale, un passo avanti è stato compiuto» afferma l’assessore regionale del Veneto, Elena Donazzan (Fi), secondo cui «voglio ricordare che i nostri marò hanno vissuto un incubo, che spero possa terminare quanto prima, per il solo motivo di aver compiuto il loro dovere, difendendo una nave che aveva bisogno di protezione, servendo l’Italia».

Soddisfazione anche per il coordinatore regionale veneto di Fratelli d’Italia, Sergio Berlato: «esprimo la mia soddisfazione nell’apprendere la notizia. Ma non posso non ribadire il mio forte rammarico visti gli sterili percorsi della diplomazia italiana dei governi Monti, Letta e Renzi. Nei quattro anni passati non hanno saputo difendere fin da subito e in modo determinato i nostri due fucilieri e di conseguenza l’Esercito Italiano impegnato nelle missioni all’estero».