Teatro La Fenice, presentata la stagione musicale 2016-’17

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Gran Teatro La Fenice interno
Chiariot: «il Teatro gode di buna salute con spettatori paganti in crescita»

 

Di Giovanni Greto

Gran Teatro La Fenice internoCome ogni anno, la convocazione della conferenza stampa per presentare la nuova stagione artistica – lirica e balletto e sinfonica – del teatro La Fenice è anche l’occasione per il Sovrintendente Cristiano Chiarot di fare il punto sulla salute del teatro. La Fondazione del Teatro La Fenice in generale gode di buona salute, anche se non mancano i momenti critici. 

Il settore produttivo è in aumento, si è alla ricerca di nuovi pubblici e, grazie al contributo determinante del Comune di Venezia, il bilancio 2015 si è chiuso in pareggio, in forza di un assoluto controllo dei costi. Tra le novità, nella speranza di una maggiore attenzione da parte dei privati, si sta cercando di avvicinare le aziende del territorio attraverso lo slogan “Diventa mecenate della Fenice”. Superata la crisi degli ultimi anni, confortano i numeri degli abbonati, cui è consentita la forma di pagamento rateale: 3.500 quelli della lirica, oltre 1.100 quelli della sinfonica, un totale annuo di 150.000 spettatori. Il teatro non conosce quasi sosta: 200 gli appuntamenti fra visite guidate, mostre, laboratori. 18.000 studenti di 465 Istituti sono stati coinvolti per l’attività scolastica. Le visite guidate stanno aumentando del 20% con un ricavo di un milione di euro e l’obiettivo di 1.400.000. Confermato il contributo statale del FUS, uno dei più alti degli ultimi anni, uno dei punti critici è il problema degli spazi, con la volontà di migliorare la galleria e il loggione.

Il direttore artistico Fortunato Ortombina è poi passato a delineare la stagione lirica e sinfonica. Per la prima, balletto compreso, 24 titoli in 23 appuntamenti (uno soltanto è un dittico) si sviluppano in 136 rappresentazioni. Solo in qualche paese europeo, ha affermato Ortombina, è possibile trovare una stagione di così grande qualità. Tra i 17 titoli/novità spicca quello iniziale, l’opera “Acquagranda”, con nove recite, di cui tre dedicate agli studenti, oltre alla prova antigenerale e alla generale. Si tratta di una nuova commissione della Fondazione al compositore vicentino Filippo Perocco. Un progetto veneziano, che nasce con artisti veneziani in occasione del 50° anniversario della drammatica alluvione che colpì Venezia e i territori della laguna. L’opera è basata sul libretto di Luigi Cerantola, tratto dal romanzo omonimo di Roberto Bianchin. Il protagonista, che apparirà anche sulla scena, è Ernesto Ballarin, figlio di pescatori, che a quell’epoca viveva a San Pietro in Volta, nell’isola di Pellestrina, dove aveva messo su famiglia e si apprestava a ripartire per la Francia ai primi di Novembre del 1966 per lavorare in un ristorante molto elegante ad Aix-Les-Bains. L’opera è diretta da Marco Angius, mentre Damiano Micheletto è il regista dell’allestimento, realizzato con il sostegno del “Freundeskreis des Teatro la Fenice”. L’anteprima, il 4 novembre, coincide con quella in cui, cinquant’anni fa, si verificò la più elevata acqua alta mai registrata da quando iniziarono le rilevazioni sistematiche del fenomeno: alle ore 18 il mareografo di Punta della Salute segnò quota 194 cm. Spazio dunque alla rievocazione di una tragedia che perfino molti giovani veneziani non conoscono oltre ad altri italiani (tra cui lo stesso Ortombina), perché la televisione diffondeva le immagini disastrose dell’Arno a Firenze. Apparirà, nel dipanarsi dell’opera, come la tragedia non venisse percepita dagli abitanti locali, per nulla preoccupati, abituati alle frequenti acque alte, di una terribile forza della natura che stava incombendo, mentre lo spettatore avertirà subito la gravità della situazione.

L’ambientazione veneziana prosegue a dicembre nell’“Attila” di Giuseppe Verdi e a gennaio e febbraio in un nuovo allestimento di “Tannhauser” di Richard Wagner. A carnevale, per gli abbonati, al Malibran ecco la prima opera di Francesco Cilea (1866-1950), “Gina”, saggio finale degli studi al Conservatorio. Rarissimamente eseguita, è ispirata più a modelli francesi che italiani. Non è né un musical né un’operetta, ma una commedia dallo stile straordinario Ritorna in giugno sir John Eliot Gardiner con il progetto “Monteverdi 450”, in occasione dei 450 anni dalla nascita del compositore cremonese, ma veneziano d’adozione(1567-1643). Dal 16 al 21 giugno si potranno ammirare ed ascoltare per la prima volta a Venezia le uniche tre opere pervenute in forma pressoché completa: “L’Orfeo”, “Il ritorno di Ulisse in patria”, “L’incoronazione di Poppea”. Sarà interessante, in prima esecuzione assoluta, “L’arte del fuoco in musica”, un’opera sperimentale di Fabrizio Plessi, artista tra i maggiori esponenti internazionali della video art, che distribuirà lui stesso dei materiali al pubblico in una sorta di percorso itinerante nelle sale del teatro, fatto di luci, suoni e installazioni audio-video. L’unico dittico, al Malibran  , proporrà “Cefalo e Procri” del compositore austriaco Ernst Krenek (1900-1991) su libretto italiano di Rinaldo Kufferle, tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio, seppur con un finale diverso. A seguire, “La favola di Orfeo” di Alfredo Casella (1883-1947), a settant’anni dalla morte dell’autore. Entrambe le opere furono commissionate dalla Biennale di Venezia (nel 1934 e nel 1932, rispettivamente)  e costituiranno un nuovo allestimento della Biennale Arte 2017.

La collaborazione con il Conservatorio veneziano prosegue con due titoli, rivolti al pubblico giovane, entrambi al teatro Malibran. Il primo, “Giulietta e Romeo”, tragedia per musica del 1791 del compositore napoletano Nicola Antonio Zingarelli(1752-1837); il secondo, “L’aumento”, è un atto unico di Luciano Chailly del 1996 basato sulla commedia omonima di Dino Buzzati.

Sette sono le Riprese, a partire da “La Boheme” di Giacomo Puccini (dieci recite tra febbraio e marzo); due diverse versioni de “La Traviata” di Giuseppe Verdi, la prima diretta da Nello Santi, la seconda da Enrico Calesso; “Il barbiere di Siviglia” e “L’occasione fa l’uomo ladro” di Gioachino Rossini; “Madama Butterfly”, ancora di Puccini e “Don Giovanni” di Mozart.

900italiano@music.eu”, la stagione sinfonica 2016-’17 propone 15 concerti e 14 repliche secondo due linee principali. Nella prima c’è un nuovo percorso artistico per riscoprire il primo Novecento italiano e mettere in luce il ruolo cruciale di Venezia senza escludere il repertorio europeo. La seconda verterà sull’esecuzione integrale delle quattro sinfonie di Robert Schumann, proposte nei numeri pari secondo la versione originale dell’autore, in quelli dispari nella versione di Gustav Mahler, così da costruire un confronto dialettico. Un ampio spazio sarà dedicato anche in questa stagione alla musica di oggi. Si rinnova infatti per la sesta edizione il progetto “Nuova Musica alla Fenice”, realizzato con il sostegno della Fondazione Amici della Fenice, presieduta da Barbara Valmarana, che consentirà di ascoltare tre prime esecuzioni assolute al teatro Malibran: il 7 e 8 gennaio i “Canti della stagione alta” di Ildebrando Pizzetti (1880-1968), per pianoforte (Alberto Ferro) e orchestra diretta da Risto Joost; il 4 e 5 marzo le “Variazioni op.27” di Camillo Togni(1922-1993) per pianoforte (Aldo Orvieto) e orchestra, diretta da Marco Angius; il 17 e 18 giugno, la Suite dal balletto “La strada” di Nino Rota (1911-1979) e la “Sinfonia in la” di Gino Marinuzzi (orchestra diretta da Giuseppe Grazioli). Spazio anche a lavori dei nostri giorni, come “Veronica Franco” di Fabio Vacchi (1949), per voce recitante, soprano e orchestra (diretta da John Axelrod), versi di Veronica Franco, testo di Paola Ponti, il 10 e 11 giugno al Malibran. Spiccano infine il concerto di Natale in Basilica di san Marco (19 e 20 dicembre). I solisti della Cappella Marciana, diretti da Marco Gemmoni, eseguiranno la “Missa in illo tempore” di Claudio Monteverdi; il 21 e 23 febbraio alla Fenice il “Requiem in re minore” di Mozart nella versione per soli coro e pianoforte a quattro mani di Carl Czerny(1791-1857), protagonista il Coro del teatro la Fenice, diretto da Claudio Marino Moretti.

Franco Bolletta ha infine introdotto i due spettacoli di danza. Il primo, al Malibran il 16, 17 e 18 marzo, “Parsons Dance” è una serie di coreografie di David Parsons, un artista che ha sempre suscitato dispute: è una danza la sua, o una danza acrobatica? E’ un coreografo che fa danza e, anche se non balla più, dall’America arriveranno prestigiosi primi ballerini e solisti. In maggio, novità quanto al mese, ala Fenice “La bella addormentata”, un grande classico su musica di Cajkovskij, nell’allestimento e con il corpo di ballo del’Opera di Roma, secondo la versione coreografica di Jean-Guilleme Bart da Marius Petipa. Ma è previsto anche uno spettacolo a sorpresa, forse a dicembre: “Serata Kylian”, quattro coreografie del cecoslovacco Jirij Kylian, tre pezzi storici e una nuova produzione a cura del Ballet de Monte-Carlo, che non farà rimpiangere il Nederlands Dans Teatr.