Conferenza Stato-Regioni: via libera all’inserimento della protonterapia nei Lea

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Centro di Protonterapia Trento Foto Romano Magrone imagefullwide
Dopo due anni dall’entrata in servizio il centro di Trento può lavorare a pieno regime trattando anche pazienti di altre regioni

 

Centro di Protonterapia Trento Foto Romano Magrone imagefullwideNella riunione della Conferenza Stato – Regioni è stata sancita l’intesa tra Governo, Regioni e Provincie autonome rispetto all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Nell’intesa sono contenute anche le prestazioni di protonterapia rese dal centro specialistico nato a Trento due anni fa, che fino ad oggi ha lavorato a basso regime proprio per la mancanza dell’inserimento nei Lea del trattamento (che costa circa 25.000 euro a ciclo).

«Il risultato di oggi – sottolineano il presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, e l’assessore alla salute e politiche sociali, Luca Zeni – è il frutto di un costante lavoro di confronto tra l’assessorato provinciale, il ministero alla Salute e le altre Regioni. L’inserimento delle prestazioni di Protonterapia all’interno dei Lea consentirà di semplificare sensibilmente le procedure d’accesso alle cure con i protoni, con un beneficio concreto per situazioni medicalmente, ma anche umanamente molto complesse come quelle rappresentate dai tumori pediatrici».

«Dall’entrata in vigore del decreto ministeriale – continua Zeni – tutti i pazienti che risulteranno idonei al trattamento di Protonterapia potranno accedere direttamente al Centro di Trento, che vedrà riconosciuta la prestazione nell’ambito della mobilità sanitaria interregionale. Ciò consentirà un aumento significativo del numero di pazienti trattati». 

Soddisfazione espressa anche dal dottor Maurizio Amichetti, direttore del centro di Protonterapia: «attualmente sono attivi una cinquantina di centri nel mondo, di cui solo tre in Italia, fra cui appunto il nostro, l’unico ad avere tecnologie che permettono una focalizzazione ottimale del trattamento».

Nel dettaglio, queste le prestazioni di terapia con i protoni inserite nell’elenco dei LEA: 

· cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide;

· tumori del tronco encefalico (esclusi i tumori intrinseci diffusi del ponte) e del midollo spinale;

· sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici;

· sarcomi delle estremità ad istologia radioresistente (osteosarcoma, condrosarcoma);

· meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico);

· tumori orbitari e periorbitari (es. seni paranasali) incluso il melanoma oculare;

· carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari;

· tumori solidi pediatrici;

· tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata radiosensibilità;

· recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.

L’intesa prevede inoltre l’impegno entro febbraio a discutere, in un’apposita commissione, la possibilità di inserire anche quei tumori benigni o maligni (indipendentemente dalla sede e dalla istologia) per i quali l’adroterapia garantisce una miglior distribuzione della dose.

La protonterapia (o terapia protonica) è una forma particolare di radioterapia che utilizza, al posto dei raggi X ad alta energia (fotoni), utilizzati nella radioterapia convenzionale, particelle elementari dotate di massa e carica (protoni in questo caso) per irradiare un tessuto tumorale. I protoni rilasciano la loro energia nei tessuti irradiati in maniera caratteristica: la dose è infatti depositata quasi interamente, con estrema precisione, nello spazio di pochi millimetri alla profondità desiderata. Questa proprietà li rende particolarmente adatti alla somministrazione al tumore di dosi elevate, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti la lesione, e quindi riducendo gli effetti collaterali tossici.

La protonterapia viene applicata, e risultata particolarmente indicata, in situazioni cliniche difficili da trattare con la radioterapia convenzionale: in caso di lesioni in vicinanza di organi sensibili, in regioni anatomiche complesse, in caso di lesioni tumorali impegnative per forma e volume, nonché in età pediatrica. Un’indicazione molto importante è proprio quella del trattamento dei tumori pediatrici, perché si tratta di una tecnica più precisa e meno invasiva rispetto alla radioterapia tradizionale, e quindi meno dannosa per i tessuti dei bambini, sia in termini di effetti collaterali cronici che di sviluppo di secondi tumori radio indotti, complicanza temibile e severa di queste patologie nell’infanzia.

Il Centro di Protonterapia di Trento, di ultima generazione nel campo, è dotato di due gantry, ovvero camere di trattamento rotanti con fascio orientabile a 360°, e di un fascio fisso a possibile uso sperimentale e di ricerca.

A pieno regime il Centro potrebbe funzionare con entrambi i gantry contemporaneamente aperti 88 ore alla settimana: 16 ore nei cinque giorni da lunedì a venerdì e 8 ore il sabato. Con questo utilizzo al 100% delle potenzialità dell’impianto, il Centro potrebbe trattare circa 700-750 pazienti all’anno. L’inserimento della terapia protonica all’interno dei LEA rappresenta un importante passo avanti in questa prospettiva.

A fine 2014 i pazienti, trattati con estrema prudenza per valutare la fattibilità anche tecnica del trattamento, erano tre. Il primo anno di effettiva operatività è stato il 2015. Ad oggi, hanno iniziato il trattamento con protoni 175 pazienti: 160 di loro lo hanno anche già completato. Di questi il 26% sono trentini, il 30% veneti ed i restanti provenienti da altre Regioni d’Italia e dall’estero. Sono state eseguite quasi 5.000 sedute giornaliere di trattamento di cui all’incirca 160 con anestesia. La media delle sedute effettuate per paziente è stata di 31, con cadenza di 5 a settimana. Sono stati sottoposti a prima visita ambulatoriale 302 pazienti. 31 sono i pazienti pediatrici di cui 14 trattati in sedazione.