Il Trio Boccherini per la Stagione della Filarmonica di Trento

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filartn Trio Boccherini
In programma pagine di Sibelius, Beethoven, Kodály e Cras

filartn Trio BoccheriniPer il cartellone della Società Filarmonica di Trento, martedì 7 febbraio (ore 20.45) sul palco della sala dei concerti di via Verdi arriva il Trio Boccherini fondato a Berlino nel 2014 da tre giovanissimi musicisti (Suyeon Kang, violino; Vicki Powell, viola; Paolo Bonomini, violoncello) dalle più diverse provenienze geografiche e culturali.

La fondazione di un trio d’archi conduce a un repertorio assai raffinato ma di particolare impegno sia per gli esecutori – alle prese con tre nature strumentali eguali da amalgamare senza annullarne le singole personalità – che per chi ascolta, indotto ad attingere a un repertorio non particolarmente esuberante e variegato.

I tre archi del Boccherini si sono incontrati a Berlino, dove risiedono e lavorano tuttora, e subito hanno saputo approfittare dell’alto magistero di Gunter Pichler, il mitico fondatore del Quartetto Alban Berg. Poco dopo, accolti nell’European Chamber Music Academy, hanno perfezionato il loro stile e repertorio accostandosi a Hatto Beyerle, Johannes Meissl e Avedis Kouyoumdjian. Uno studio meticoloso già esibito e ammirato in diversi centri musicali europei volto anche ad allargare il repertorio rispolverando pagine rimaste appartate e ignorate dal grande pubblico. 

Il progetto del Trio Boccherini è comunque garantito da una professionalità altissima dei singoli componenti. La violinista coreana-australiana Suyeon Kang, pluripremiata in concorsi internazionali, ha collaborato con orchestre prestigiose in Europa e Australia; la violista Vicki Powell, nata a Chicago nel 1998 e laureata alla Juillard School, ha già collaborato con Mitsuko Uchida e la New York Philharmonic esibendosi anche nei festival di Ravinia e Verbier; il violoncellista Paolo Bonomini, diplomatosi al Conservatorio di Brescia con Paolo Perucchetti e poi perfezionatosi con Mario Brunello, Antonio Meneses ed Enrico Dindo, ha suonato spesso con Salvatore Accardo, Bruno Giuranna e Giovanni Sollima. 

Per il suo Trio in Mi bemolle maggiore op. 3 (1792-4), il giovane Beethoven si ispira proprio a Haydn e Mozart: dal primo eredita la solidità dello stile classico, dal secondo trae la forma in sei movimenti del Divertimento KV 563. 

Anche l’Intermezzo di Zoltán Kodály (1882-1967) è una composizione giovanile, concepita al Conservatorio di Budapest durante la stesura della sua tesi sui canti ungheresi. Il brano in forma di Scherzo risente dello studio del repertorio popolare e guarda alla Serenata per trio del connazionale Dohnányi. Il Trio in sol minore (1893-4) di Sibelius non contiene invece i consueti riferimenti alla musica o alla mitologia finlandese, ma una riflessione sull’architettura formale, unendo così “la forma del Lied a quella della forma-sonata e del continuo sviluppo del materiale, come una sorta di grande arco sinfonico”. 

In coda al concerto un Trio – scritto nel 1927 – del francese Jean Cras (1879-1932), personalità divisa tra il lavoro come ufficiale di marina e la composizione. Avvicinatosi alla musica in tenera età, il suo percorso fu segnato dall’amicizia con il compositore Henri Duparc. La musica da camera era il genere a lui più congeniale (“questa raffinata forma musicale è diventata per me essenziale”) e il suo stile si avvicina ora a quello di César Franck ora a quello di Bartók, per i diversi riferimenti a musiche extraeuropee conosciute durante i suoi viaggi.

Programma

J. Sibelius (1865-1957)

Trio per archi in sol min. JS210

Lento

L. van Beethoven (1770-1827)

Trio per archi n. 1 op. 3 in Mi bem. magg.

Allegro con brio – Andante – Menuetto e trio – Adagio – Menuetto e trio – Finale. Allegro

Z. Kodály (1882-1967)

Intermezzo per Trio d’archi

Allegro serioso, non troppo

J. Cras (1879-1932)

Trio per violino, viola e violoncello (1927)

Premier mouvement – Lent – Animé- Très animé