Le bioeconomie in Europa presentato da Banca Intesa Sanpaolo il terzo rapporto

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Il settore in Italia (2015) fattura 251 miliardi di euro, l’8,1% della produzione nazionale . In rapporto al totale della produzione, Italia seconda solo alla Spagna (10,8%), superando la Francia (7,5%), la Germania (6,1%) e il Regno Unito (4,7%) 


bioeconomia provetta piantaLa Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, SRM ed Assobiotec hanno presentato nella sala delle assemblee del Banco di Napoli il terzo rapporto dedicato alla bioeconomia in Europa.

I lavori sono stati introdotti e moderati da Mario Bonaccorso, responsabile Area bioeconomia Assobiotec ed aperti dal presidente del Banco di Napoli Maurizio Barracco e da Massimo Deandreis, direttore generale SRM. Anna Monticelli, Progetto circular economy Intesa Sanpaolo, ha introdotto il tema della bioeconomia all’interno della circular economy e Stefania 
Trenti, responsabile Industry direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, ha presentato il Terzo Rapporto sulla Bioeconomia.

Sono seguite le relazioni di Fabio Fava, rappresentante italiano Bioeconomia Horizon 2020 e BBI JU, (La strategia italiana sulla bioeconomia e strumenti UE per la sua implementazione), Raffaele Liberali, Coordinatore Tavolo Regioni Cluster SPRING, (Il ruolo delle Regioni). Del punto di vista delle imprese hanno parlato Giulia Gregori, responsabile Pianificazione strategica e comunicazione istituzionale Novamont, Pasquale Granata, co-fondatore GFBiochemicals e Maria Cristina Tricarico, quality manager Kimbo. 

Il rapporto 2017 presenta una panoramica sulle specializzazioni territoriali per ciascun settore incluso nella bioeconomia, individuando punti di forza ed eventuali criticità, analizzando competenze e aree di miglioramento. Emerge un quadro estremamente eterogeneo che evidenzia come la bioeconomia possa diventare una autentica opportunità per ciascun territorio, sfruttando i punti di forza e le potenzialità tipiche di ciascuna regione. La molteplicità di settori e soggetti coinvolti, espressione di mondi differenti (imprese manifatturiere, sistema agricolo, ricerca scientifica, istituzioni pubbliche e private), spinti dalla logica più ampia della circular economy a interagire e coordinarsi per sostenere un’economia che promuove l’uso di risorse rinnovabili, rende la dimensione territoriale un punto di partenza fondamentale per il successo di questo modello di sistema economico. 

La scelta di Napoli come sede per la presentazione del Rapporto non è casuale: la Regione Campania vanta un settore agro-alimentare di primaria importanza e ospita alcune realtà d’eccellenza nel campo delle biotecnologie industriali sia a livello produttivo (GFBiochemicals), sia a livello di ricerca privata (Novamont) e pubblica (come il Cnr di Pozzuoli, la Stazione zoologica Anton Dohrn e le università). 

Secondo Maurizio Barraco, presidente del Banco di Napoli, «la bioeconomia rappresenta una opportunità importante per favorire la crescita sostenibile del Mezzogiorno e per contribuire a trasformare un problema in una grande opportunità economica e sociale. Per cogliere appieno tali opportunità occorrerà aumentare la dotazione di capitale umano e ripensare le filiere produttive tenendo anche conto del ciclo dei rifiuti. C’è infatti al Sud ancora poca raccolta differenziata e va fatto in tal senso uno scatto di orgoglio civico ma anche di memoria storica se pensiamo che la prima legge in Italia sulla raccolta differenziata fu emanata proprio qui, a Napoli, nel 1832». 

Secondo Giulia Gregori, componente il Comitato di presidenza di Assobiotec e coordinatrice del Gruppo di lavoro sulla Bioeconomia di Assobiotec, «i dati confermano l’importanza e le potenzialità della bioeconomia italiana. Con 251 miliardi di valore della produzione e 1,65 milioni di occupati siamo il terzo Paese in Europa. Filiere come quella degli intermedi chimici e delle plastiche ottenute da materie prime rinnovabili, concepite come soluzioni in grado di trasformare problemi ambientali, come quello del rifiuto organico, in risorse, sono la dimostrazione che il nostro Paese è capace di dar vita a modelli fortemente innovativi e sistemici, sostenibili e competitivi allo stesso tempo. L’Italia ha ideato il concetto di bioraffineria integrata nel territorio, con filiere che arrivano fino all’agricoltura, guardato con interesse anche a livello europeo. Diverse regioni stanno oggi concretamente cercando di mettere in pratica un modello di bioeconomia intesa come rigenerazione territoriale». 

Da parte di Stefania Trenti, responsabile Industry direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, si è evidenziato il ruolo della bioeconomia che «assume un peso rilevante per le regioni meridionali e per tutto il panorama economico nazionale: l’Italia, con un peso pari all’8,1%, è seconda solo alla Spagna, superando la Francia, la Germania e il Regno Unito. Oltre a un peso rilevante, l’Italia si caratterizza anche per una maggiore diversificazione settoriale e una significativa presenza nelle componenti high-tech della chimica biobased e della farmaceutica biotech, rendendo il panorama della bioeconomia nel nostro paese estremamente ricco ed articolato. Un ulteriore sviluppo sostenibile della bioeconomia richiederà poi una attenzione crescente al ciclo dei rifiuti biodegradabili, fonte importante di risorse in un’ottica circolare: punto di partenza chiave sarà il potenziamento della raccolta differenziata, la cui diffusione procede a macchia di leopardo sul territorio nazionale».