Veneto Banca, è polemica sul decreto Padoan di sospensione del rimborso delle obbligazioni in scadenza

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Brunetta: «Veneto Banca è fallita?» Puppato: «dichiarazione irresponsabile». Unimpresa: «evitare crisi sistemiche»

brunetta puppatoSul futuro delle banche venete ed in particolare di Veneto Banca impazza la polemica politica, specie all’indomani della repentina decisione governativa di emanare il decreto legge (n. 89/2017) che sospende dalla sera alla mattina il rimborso delle obbligazioni ai loro possessori.

Il capogruppo Fi alla Camera, il veneziano Renato Brunetta, si domanda: «Veneto banca è fallita? Nonostante il governo Gentiloni non l’abbia ancora conclamato, per paura delle ovvie ripercussioni politiche che il fallimento di una banca con centinaia di migliaia di clienti possa avere sull’esecutivo, l’istituto veneto non è più in grado di far fronte alle proprie obbligazioni nei confronti dei clienti». Secondo l’economista azzurro «giusto pochi giorni fa, il Fondo Monetario e l’OCSE avevano ricordato all’Italia il gravissimo stato in cui versa il sistema bancario italiano, nel tentativo di convincere il Tesoro a prendere immediate contromisure. Con una situazione ormai sfuggita a qualsiasi controllo, ma con il ministro Padoan che persevera nel dire che “il sistema è solido”, il Tesoro venerdì scorso ha deciso di emanare un decreto legge (n. 89/2017) che sospende dalla sera alla mattina il rimborso delle obbligazioni ai loro possessori. Una cosa mai vista e, fra l’altro, illegittima, dal momento che lo Stato non può, con una operazione di puro arbitrio istituzionale, interferire nei rapporti privati tra clienti e istituto». 

Secondo Brunetta la decisione governativa costituisce «un’incredibile forzatura che ha provocato danni milionari agli obbligazionisti, che già hanno dichiarato di voler intentare una maxi causa di risarcimento danni contro il Tesoro, che già di cause da risolvere ne ha parecchie. Un abuso di potere che non è degno di una democrazia, esercitato con continue ingerenze e minacce a banche private. Il probabile fallimento di Veneto banca avrà delle conseguenze devastanti sul già provato tessuto economico e sociale della regione Veneto».

La posizione di Brunetta viene criticata duramente dalla sua collega senatrice Dem Laura Puppato: «è incredibile, per me inconcepibile, che una figura istituzionale che nella sua vita ha svolto il ruolo di ministro, seppure in uno dei peggiori governi oggettivamente dell’intera storia repubblicana, possa giocare al tanto peggio tanto meglio, forse profittando della settimana utile ai ballottaggi, in una situazione tanto delicata come quella di Veneto Banca e in generale delle banche venete». Per Puppato «le parole di Brunetta sono prive di ogni fondamento, servono solo a creare confusione dove davvero non servirebbe: non c’è infatti alcun rischio di fallimento e in questi giorni la BCE ha riconfermato la disponibilità a fare il necessario per salvare le banche venete ridimensionando le proprie richieste, grazie allo straordinario lavoro del Ministro Padoan e di tutto il Governo italiano che sta trattando sia in Europa che in Italia per salvaguardare azionisti e obbligazionisti di Veneto Banca».

Sul tema della crisi delle banche venete interviene anche il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci: «serve una soluzione immediata per le due banche venete, e più in generale anche per le altre situazioni critiche del settore creditizio, affinché si eviti una crisi sistemica che avrebbe ripercussioni immediate e pericolose sull’economia reale, dunque sulle imprese e anche sulle famiglie. Seguiamo con attenzione e anche con non poca preoccupazione l’evolversi della trattativa tra il governo italiano e l’Unione europea che tuttavia non sembra vere sbocchi rapidi». Secondo Pucci «si è perso troppo tempo negli ultimi mesi mentre sarebbe stato opportuno, da parte del governo oltre che delle autorità europee, dare il via subito a un piano volto alla messa in sicurezza dei due istituti del NordEst». Per il vicepresidente di Unimpresa «il fallimento o la liquidazione ordinata, ipotesi circolate negli ultimi giorni sulla stampa, sarebbe deleterio non solo per il sistema bancario italiano, ma anche per quello imprenditoriale. Gli imprenditori devono aver fiducia nelle banche così come devono averla le famiglie. Devono investire e lasciare il loro denaro allo sportello in tranquillità, così come devono chiedere prestiti e finanziamenti per investire e crescere. Un circolo virtuoso in parte già frenato dalla lunga recessione e ora ancor più minacciato dalla bufera sulle banche».