Banche di San Marino: l’indagine “Aqr” sul sistema evidenzia carenze patrimoniali e di gestione

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Secondo la Banca Centrale sanmarinese è necessario riqualificare e ridurre il peso della finanza

banca centrale san marinookAnche nel piccolo stato del Titano completamente incardinato all’interno dell’Emilia Romagna la situazione del sistema creditizio locale non è rosea. La Banca Centrale di San Marino ha condotto l’esercizio di “Asset Quality Review” (Aqr) sul proprio sistema bancario, analizzando sei banche e una società di leasing, rappresentanti complessivamente il 99% delle attività finanziarie operative nello Stato.

Come si legge nella “Relazione sullo situazione attuale e sulle prospettive del sistema bancario sammarinese” sono state individuate delle «carenze patrimoniali» e «un gap nella governance, con membri dei consigli di amministrazione sanzionati o con cause legali pendenti, limitata considerazione di prospettive di rischio nelle scelte aziendali e meccanismi di controllo e di verifica dei rischi spesso assenti». 

Per rilanciare il sistema economico locale, la Banca Centrale suggerisce anche di ridurre il peso del settore finanziario e la necessità di trovare nuovi partner bilaterali «in modo da superare la relazione predominante con l’Italia, che deve essere ricostituita su altre basi». L’analisi ha messo in evidenza anche «sistema di controlli e di monitoraggio dei rischi chiave quali il credito non adeguati; una gestione del credito e del portafoglio finanziario non allineato agli standard minimi di mitigazione dei rischi e con processi e modalità di valutazione e classificazione degli attivi spesso qualitativi; criticità rilevanti su qualità di dati ed integrità». 

Il rilancio dell’economia della Repubblica di San Marino, suggerisce la Banca Centrale dopo un confronto con il Governo, così come il riposizionamento del settore bancario e finanziario, «dovranno articolarsi su due pilastri fondamentali: la riqualificazione, l’estensione, e la ristrutturazione dell’industria dei servizi finanziari, che senza dubbio rimarrà per San Marino una delle principali leve di crescita economica e una maggiore diversificazione produttiva, che identifichi altre e nuove fonti di crescita e di settori trainanti, che possano nel tempo ridurre il peso eccessivo del settore finanziario nell’economia e garantirle una base produttiva più eterogenea e solida». 

La Repubblica di San Marino «deve ambire a competere coi più moderni ed innovativi centri finanziari del mondo, alcuni dei quali hanno già cominciato da tempo a promuovere il proprio modello di sviluppo verso, da un lato, una maggiore coerenza con le regole di trasparenza e di vigilanza internazionali, dall’altro, verso un meccanismo nel contempo agile e diversificato, basato sull’efficienza, l’innovazione e una serie di vantaggi fiscali e commerciali e espandendo il novero dei propri partner economici a nuovi Paesi in crescita e, in particolare, aprendosi a nuovi mercati, in Asia e in Africa» si legge nella Relazione. Il Governo e la Banca Centrale «si stanno muovendo attivamente al fine di elevare il potenziale di crescita nazionale e la reputazione del sistema all’interno del contesto internazionale per poter competere nel mercato unico europeo tenendo conto delle dimensioni e delle peculiarità stesse di San Marino». 

Tornando al settore bancario di San Marino, la Banca Centrale riscontra «una situazione di forte crisi reddituale, patrimoniale e di liquidità». Nel 2016, ricorda la Relazione, «gli attivi erano di 5 miliardi, a fronte di un livello di “NPL” superiore ai 2 miliardi lordi, inclusivi di 700 milioni circa che Cassa di Risparmio di San Marino detiene nei confronti del Gruppo Delta, e che minano la capacità di generare profittabilità a conto economico del sistema». Verranno effettuate «iniezioni di risorse dalla Banca Centrale» mentre il Governo «promuoverà l’adozione di appositi provvedimenti legislativi finalizzati a incentivare il rientro e la regolarizzazione dei capitali all’estero». «L’inevitabile ulteriore ricapitalizzazione di Cassa di Risparmio, che dovrà essere messa in campo nelle prossime settimane, va proprio in questa direzione: l’operazione riuscirà a rilanciare l’operato di Cassa di Risparmio conseguentemente al piano industriale che entro 90/120 giorni verrà formalizzato dal nuovo consiglio di amministrazione – si legge ancora -. Si rilancerà Cassa di Risparmio, assicurandole il ruolo di banca pivot, attorno alla quale completare il processo di ristrutturazione e riconversione del sistema bancario sammarinese», ma «è indispensabile che sia accompagnata da un serio piano di rilancio dell’istituto affinché la banca possa ritornare profittevole e da questa operazione lo Stato possa trarne un profitto nel lungo periodo, senza generare, come avvenuto purtroppo in passato, ulteriori perdite patrimoniali».