In Italia record di poveri: nel 2016 salgono a quota 5 milioni

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A nulla sono valse le varie mancette dei governi Renzi e Gentiloni per evitare l’aggravamento della condizione economica del 14% della popolazione italiana

italia bandiera povertà centesimo palmo manoL’Istat ha diffuso l’elaborazione sulla percentuale di popolazione povera esistente in Italia e il risultato non è affatto positivo per i governi Renzi e Gentiloni che negli ultimi anni hanno amministrato il paese.

La stima dell’incidenza della povertà relativa (percentuale di famiglie e persone povere) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà), che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro-capite nel Paese, e nel 2016 è risultata di 1.061,50 euro (+1,0% rispetto al valore della soglia nel 2015, quando era pari a 1.050,95 euro). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore sono classificate come povere. Per famiglie di ampiezza diversa il valore della linea si ottiene applicando un’opportuna scala di equivalenza, che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti. Nel 2016, si stima siano 2.734.000 le famiglie in condizione di povertà relativa (con un’incidenza pari a 10,6% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 8.465.000 individui (14,0% dell’intera popolazione). Di questi, 4.339.000 sono donne (14,0%), 2.297.000 sono minori (22,3%) e 1.098.000 anziani (8,2%). 

L’incidenza della povertà relativa risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2015 in termini di famiglie (da 10,4 a 10,6%) e di persone (da 13,7 a 14,0%); tale stabilità è confermata anche nelle diverse ripartizioni territoriali. L’intensità della povertà nel 2016 è pari a 24,3% e corrisponde ad una spesa media equivalente delle famiglie povere di 803,79 euro mensili; nel 2015 era di 808,36 euro (23,1%). Nel Nord e al Centro l’intensità è in crescita, rispettivamente da 19,9% a 24,7% e da 18,8% a 23,7% mentre nel Mezzogiorno alla più ampia diffusione della povertà si associa una riduzione dell’intensità, che passa da 25,2% a 24,3%. Analogamente alla povertà assoluta, l’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie più numerose con 5 o più componenti (30,9%); nel Mezzogiorno il valore raggiunge il 39,7%. In generale, si tratta per lo più di coppie con tre o più figli e di famiglie con membri aggregati, tipologie familiari tra le quali l’incidenza di povertà è pari, rispettivamente, a 28,1% e 19,9% a livello nazionale, arrivando a 34,8% e 30,5% nel Mezzogiorno. Il disagio economico si fa più diffuso se all’interno della famiglia sono presenti figli minori: l’incidenza di povertà è al 20,1% tra le famiglie con due figli minori e al 42,0% tra quelle che ne hanno almeno tre; se queste famiglie sono residenti nel Mezzogiorno sale, rispettivamente, a 26,8% e a 59,9%. Le famiglie di coppie con 1 o 2 figli mostrano valori superiori alla media nazionale (10,9% e 16,8%) così come quelle di monogenitori (13,9%, in particolare nel Mezzogiorno 26,7%) e le famiglie con 2 figli minori del Centro (20,5%). 

Valori inferiori alla media nazionale si registrano invece tra i single (5,3%), le coppie senza figli con persona di riferimento di età inferiore ai 65 anni (7,5%) e le famiglie con almeno un anziano (7,8%). Rispetto all’età, le famiglie più colpite sono quelle con persona di riferimento sotto i 45 anni (14,6%); di contro, si rilevano valori inferiori alla media nazionale tra le famiglie con persona di riferimento di 55 anni o più (9,4% tra i 55-64enni e 7,9% tra gli ultra sessantaquattrenni). Per quanto riguarda gli individui, l’incidenza cresce in maniera significativa fra i minori, attestandosi a 22,3% da 20,2% del 2015. Se il livello d’istruzione della persona di riferimento è basso (nessun titolo di studio o licenza elementare) l’incidenza di povertà è elevata, ma in leggero miglioramento rispetto al 2015 (15% da 15,9% del 2015) mentre tra le famiglie con titoli di studio più elevati è inferiore alla media nazionale: 6,3% se la persona di riferimento ha almeno il diploma. La diffusione della povertà relativa tra le famiglie con persona di riferimento in posizione di operaio e assimilato (18,7%) è decisamente superiore a quella osservata tra le famiglie di lavoratori indipendenti (9,0%), sebbene questi ultimi presentino un valore in crescita rispetto al 7,6% del 2015.

I dati hanno dato origine a dure critiche nei confronti dell’operato dei governi Renzi e Gentiloni da parte delle opposizioni di centro destra. «In Italia secondo l’Istat abbiamo quasi 5 milioni di cittadini in condizione di povertà assoluta, per la precisione 4.742.000 persone, ma questo Governo a guida PD al posto di occuparsi e preoccuparsi di queste persone e queste famiglie ha preferito far arrivare 200.000 immigrati all’anno che ci sono costati oltre 4 miliardi l’anno per il loro mantenimento – sbotta il vicepresidente leghista del Senato, Roberto Calderoli -. Con gli oltre 12 miliardi spesi dai Governi Renzi e Gentiloni dal 2014 ad oggi per mantenere questi 600.000 clandestini avremmo potuto fare qualcosa di importante per questi 5 milioni di cittadini italiani che vivono in povertà». 

Per la deputata friulana di Forza Italia, Sandra Savino, «chissà quale argomento si inventerà oggi il Pd per non parlare dei problemi reali dei cittadini e tentare di nascondere sotto al tappeto le macerie delle sue politiche economiche e sociali. Che effetto hanno prodotto gli 80 euro e il “Jobs Act”? Più poveri! Non lo diciamo solo noi, lo certifica oggi l’Istat ed è disarmante che la povertà relativa colpisca particolarmente le famiglie giovani arrivando al 14,6% fra gli under 35: una intera generazione è stata distrutta dalla sinistra». 

Per i portavoce del MoVimento 5 Stelle della Commissione Lavoro del Senato Nunzia Catalfo, Sara Paglini e Sergio Puglia, «la povertà nel nostro Paese continua a crescere. Una situazione vergognosa che dipende esclusivamente dall’immobilismo politico del governo Renzi e dell’attuale governo Gentiloni che continua a proporre misure del tutto insufficienti per aiutare i milioni di persone, di famiglie, che sono in grave difficoltà economica. Stiamo davanti ad una vera e propria emergenza sociale dove spesso viene dimenticato che dietro i numeri si trovano persone in carne e ossa». Per gli esponenti pentastellati «è un dato di fatto che la politica abbia trascurato per troppo tempo l’argomento nascondendosi dietro la scusa della mancanza di risorse economiche, ma guarda caso per aiutare il sistema bancario le risorse sono sempre state trovate. Non dimentichiamo, infatti, che dal 2015 sono stati regalati alle banche ben 29 miliardi di euro».