Inaugurazione della Stagione sinfonica 2020 della Fondazione Arena al Teatro Filarmonico di Verona

Mozart protagonista del concerto inaugurale nell’anniversario dei 250 anni dalla visita veronese. 

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fondazione arena
Alexander Lonquich

Venerdì 10 gennaio (ore 20.00; replica sabato 11 gennaio, ore 17.00) prende il via la Stagione sinfonica 2020 della Fondazione Arena al Teatro Filarmonico di Verona con un grande concerto sinfonico che si inserisce in una serie di attività cittadine volte a celebrare i 250 anni dall’arrivo di Mozart a Verona.

Il programma è interamente dedicato al compositore di Salisburgo e vede l’Orchestra areniana cimentarsi con l’Ouverture da Le nozze di Figaro, a cui seguono il Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595 e la Sinfonia n. 41 in do maggiore “Jupiter” K 551. Alexander Lonquich sarà impegnato nella duplice veste di direttore e pianista.

Per gli artisti del Settecento, l’Italia era una meta imprescindibile per approfondire gli studi musicali e Verona era a sua volta una tappa fondamentale. Il giovane Mozart arriva a Verona il 27 dicembre 1769 insieme al padre Leopold, alloggiando prima alla taverna “Due Torri” in piazza Sant’Anastasia per poi spostarsi presso l’abitazione di Pietro Lugiati che si trovava di fronte all’orto botanico, vicino Santa Maria Antica, in quella che ora è piazza Viviani. Il soggiorno veronese dura due settimane e in quel periodo i Mozart vengono a contatto con le personalità più illustri e facoltose della società veronese. La visita culmina il 5 gennaio 1770, giorno in cui Wolfgang, ospite dell’Accademia Filarmonica, si esibisce nella Sala della Conversazione, oggi conosciuta come Sala Maffeiana. Questa esibizione viene ricordata dalle cronache come un vero e proprio trionfo al punto che, a distanza di un anno da quel successo, l’Accademia Filarmonica nomina a titolo d’onore, Wolfgang Amadeus Mozart, come “Maestro di Cappella”.

Il primo concerto della Stagione Sinfonica 2020 intende omaggiare l’arte e il genio mozartiani proponendo in apertura l’Ouverture tratta da Le nozze di Figaro, una tra le pagine più celebri del compositore austriaco e dell’intero panorama operistico settecentesco. La vivacità e il carattere brillante della partitura rendono il brano quasi del tutto autonomo, tanto da essere proposto molto spesso al di fuori del contesto operistico originario. Le nozze di Figaro, rappresentate a Vienna il 1° maggio 1786 sotto la direzione dello stesso Mozart, dietro al sottotitolo “opera buffa” celano una profondità psicologica nuova e un’ampiezza di caratteri stilistici frutto di una maturità prossima ai massimi risultati.

Il Concerto n. 27 in si bemolle maggiore K 595 è l’ultimo dei concerti per pianoforte e orchestra di Mozart e il lavoro viene terminato il 5 gennaio 1791 ed eseguito due mesi dopo. Mozart concepisce la pagina sinfonica come l’addio al genere musicale più fortunato e gradito e per tale ragione si orienta verso i modi espressivi in cui l’orchestra torna ad un organico ridotto che rinuncia all’esibizione virtuosistica.

Al pianoforte è protagonista Alexander Lonquich, vincitore del primo premio al Concordo Casagrande nel 1977, si è imposto fin da subito sul panorama internazionale a fianco dei maggiori direttori d’orchestra tra cui Claudio Abbado, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger, Sandor Vègh, sviluppando una brillante carriera sia come solista che in veste di direttore d’orchestra. Negli ultimi anni significativo è l’aspetto formativo sviluppato dall’artista attraverso l’organizzazione di innumerevoli laboratori, concerti e seminari in cui approfondire lo studio e la pratica della musica e del teatro.

La Sinfonia n. 41 in do maggioreJupiter” K 551 che conclude il concerto si racconta debba il suo nome all’impresario inglese Salomon che con quel nome intendeva sottolineare il carattere grandioso e trionfante. Nata nel 1788, a distanza di pochi anni dal concerto sopra proposto, se ne distanza stilisticamente poiché mantiene ancora un pieno organico orchestrale ed è caratterizzata da un’eccezionale ricchezza delle proposte tematiche, molto più lontana dalla dimensione intimistica dell’ultimo periodo.

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