L’Ottetto degli Strumentisti del Teatro alla Scala di Milano alla Società Filarmonica di Trento

La prestigiosa ensemble scaligera impegnata in un programma interamente dedicato a Schubert. 

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società filarmonica di Trento
L'ottetto di fiati ed archi del Teatro alla Scala di Milano.

Una formazione insolita l’Ottetto per fiati e archi, alla quale però Franz Schubert ha destinato una delle composizioni in assoluto più incantevole ed emozionante dell’intera letteratura cameristica: per ascoltare al meglio tale capolavoro, la Società Filarmonica di Trento ha invitato un gruppo di grandi virtuosi provenienti dall’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano formato da Fabrizio Meloni (clarinetto), Valentino Zucchiatti (fagotto), Achille Fait (corno), Francesco Manara (violino I), Estela Sheshi (violino II), Elena Faccani (viola), Ludovica Rana (violoncello) e Roberto Parretti (contrabbasso) che si esibirà nel concerto di martedì 21 gennaio (ore 20.30).

La loro lettura dell’opera schubertiana fa tesoro di una solida cultura d’assieme, di una lunga frequentazione collettiva e di analisi testuali proposte dai più famosi direttori d’orchestra. Viene così ricreato il clima di una piccola orchestra compostasolo di artisti di primissimo ordine capaci di stupire con il loro virtuosismo, ma anche di sorprendere con i toni della leggerezza, la luminosità dei timbri, l’ombrosità delle melodie e la vitalità dei ritmi: doti tutte richieste dalla partitura indimenticabile di Franz Schubert. Orgoglio locale di questa formazione è la presenza del giovanissimo cornista di Rovereto Achille Fait recente collaboratore del Teatro alla Scala.

La prima del Tancredi di Gioachino Rossini (Teatro La Fenice, 1813) era stata secondo Stendhal “una follia, un vero furore, come si dice in quella bella lingua italiana creata per le arti. Dal gondoliere al più illustre patrizio tutti andavano canticchiando Ti rivedrò, mi rivedrai…”, passo della celebre aria del protagonista. Lo stesso accadde anche nel dicembre 1816 quando l’opera del compositore pesarese conquistò i teatri e le vie di Vienna. Un giornale locale scrisse: “L’opera più amata di quest’anno è stata il Tancredi di Rossini, rappresentata così tante volte e talmente lodata che alcuni brani si eseguono adesso in strada su tutti gli organetti”.

Le travolgenti melodie rossiniane si erano presto imposte nel paesaggio sonoro della capitale e si scatenò quella che fu definita dai commentatori una “Rossini-Fieber” (febbre rossiniana). Gli impresari, gli editori e i compositori viennesi guardarono con interesse a questo fenomeno, partecipando con trascrizioni, arrangiamenti, fantasie e omaggi allo stile operistico italiano. Dopo aver assistito a una rappresentazione del Tancredi, Franz Schubert compose ben due Ouvertures “im italienischen Styl”. Questa sera ascoltiamo quella in Re maggiore, che si apre con un motivo lento (riutilizzato poi anche nella Rosamunde) che sfocia in un Allegro brillante in cui risuona una reminiscenza dell’aria rossiniana Di tanti palpiti.

Se Rossini dettava la moda in ambito operistico, il modello in ambito strumentale era indubbiamente Ludwig van Beethoven, di cui quest’anno si festeggiano i 250 anni dalla nascita. Il conte Ferdinand Troyer, clarinettista dilettante, commissionò a Schubert un ottetto con la clausola che fosse “esattamente come il Settimino di Beethoven”. Il lavoro che gli consegnò a marzo 1824 corrispondeva a tutti gli effetti alle richieste: l’organico dei fiati con il clarinetto, il corno e il fagotto (con in aggiunta un violino agli archi) e la struttura in sei movimenti secondo la forma del divertimento.

Programma

F. Schubert (1797-1828)

Ouverture in Re magg. “in stile italiano” D. 590

Ottetto in Fa magg. per fiati e archi op. 166 D. 803

Adagio – Adagio – Allegro vivace e Trio – Tema e variazioni. Andante – Minuetto: Allegretto e Trio – Andante molto. Allegro

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