NutriScore: i dubbi della comunità scientifica

Estruch: «un approccio che va contro le indicazioni della grande maggioranza dei nutrizionisti». Secondo Coldiretti, l’85% dei prodotti Dop italiani non passa l’esame. 

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Riflettere sulle basi scientifiche del NutriScore, a partire da studi consolidati che hanno evidenziato le debolezze e le minacce del NutriScore: questo lo scopo del convegnoScience Vs IdeologyBeyond NutriScore” organizzato da Competere.eu, il pensatoio europeo promotore della piattaforma di discussione scientifica sull’alimentazione sostenibile, che ha visto la partecipazione di due studiosi, il dottor Francesco Visioli dell’Università di Padova e il dottor Ramon Estruch, dell’Università di Barcellona.

Il NutriScore è scientificamente valido? Questi sono alcuni dei principali punti emersi durante la discussione: l’algoritmo utilizzato da NutriScore è arbitrario e può essere facilmente manipolato, generando il paradosso che alimenti sani come quelli che fanno parte della dieta Mediterranea, spesso Dop, si rivelerebbero dannosi. I nutrienti contenuti negli alimenti sono valutati in modo arbitrario, portando le aziende a modificare gli ingredienti per ottenere punteggi più alti e favorendo gli alimenti altamente trasformati. La distinzione proposta tra cibi positivi e negativi va contro la letteratura scientifica, tralasciando l’impatto del nutriente all’interno della dieta complessiva.

«Il NutriScore contiene molti difetti in quanto mescola energia, cibo e nutrienti, non valuta la qualità di proteine, grassi e carboidrati e non evidenzia aspetti positivi come l’alta densità di nutrienti, minerali e vitamine, o il contenuto in composti bioattivi. Infine, non tiene conto del grado di lavorazione», ha affermato Ramon Estruch.

«NutriScore presenta un approccio che va contro le indicazioni della grande maggioranza dei nutrizionisti. Si concentra su singoli alimenti e nutrienti invece che sul concetto di dieta; ignora il concetto di porzioni, preferendo l’indicazione di valori per 100 grammi; non aiuta il consumatore a capire quali nutrienti possono essere positivi o negativi. In questo modo l’olio d’oliva ottiene un punteggio inferiore a quello di una bibita gassata» ha precisato Francesco Visioli.

«Il sistema mette a rischio non solo un patrimonio sociale ed economico inestimabile come l’agroalimentare italiano, ma anche il benessere dei cittadini europei», ha concluso Pietro Paganini, presidente di Competere.

Secondo Coldiretti, l’85% dei prodotti alimentari di qualità tutelati dalla Dop non passerebbe l’esame NutriScore. Dall’olio extravergine d’oliva al Parmigiano Reggiano, dal Prosciutto di Parma al Gorgonzola fino al salame di Varzi sono solo alcuni dei prodotti di qualità del “Made in Italy” a tavola sono bocciati senza appello dall’etichetta a calori che sta avanzando in Europa, dal NutriScore francese a quella a semaforo inglese. Paradossalmente, questi sistemi eliminano dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

Secondo Coldiretti l’equilibrio nutrizionale va ricercato non nel singolo prodotto, ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto

L’etichetta nutrizionale a colori boccia peraltro ingiustamente quasi l’85% in valore del “Made in Italy” a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid-19. Si tratta di prodotti, soprattutto formaggi e salumi, che sono il frutto del lavoro di generazioni la cui ricetta non può essere cambiata.

Una anomalia che sta facendo allargare il fronte dei Paesi contrari nella Ue con perplessità che stanno crescendo in Spagna dove il Senato con una mozione della commissione salute e consumo ha chiesto al Governo di bloccarel’adozione del NutriScore, che provocherebbe «incertezza negli operatori del settore agroalimentare e confusione nel consumatore» soprattutto per l’opposizione dei produttori di olio di oliva e in Francia dove sotto la pressione di produttori di formaggio il ministro dell’Agricoltura ha dichiarato che «è necessaria una revisione della metodologia su cui si basa il sistema, perché determina classificazioni che non sono necessariamente conformi alle abitudini alimentari».

L’Italia – precisa la Coldiretti – si sta muovendo per rafforzare ulteriormente una coalizione a supporto di un sistema armonizzato, che sia diverso dal NutriScore e che vada a rivedere alcuni dei principi e idee alla base del sistema francese, supportata anche formalmente al momento da Repubblica Ceca, Romania, Cipro, Grecia e Ungheria. «Ora la battaglia si sposta in Europa – sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – per evitare un grave danno per il sistema agroalimentare italiano proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del “Made in Italy” sui mercati stranieri».

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