Le speculazioni sui prezzi dell’energia non riguardano solo i carburanti, il gas metano o l’elettricità: c’è pure il pellet, il combustibile a base legnosa che negli ultimi anni ha avuto una fortecrescita di utilizzo negli apparecchi da riscaldamento domestici o centralizzati.
Proprio l’andamento del prezzo del pellet, dove il sacco da 15 chili è passato nel giro di soli 12 mesi da 5-7 euro a 13-15 euro, praticamente triplicando il costo al consumatore, ha spinto l’Uncem, l’Unione dei comuni ed enti montani, a chedere ai ministeri competenti, d’intesa con Aiel(Associazione Italiana Energie Agroforestali), gli enti locali di avviare una mappatura sui prezzi del pellet.
Alla base della richiesta la volontà di capire se dopo il dimezzamento dell’Iva, passata dal 22% al10% con la Finanziaria 2023, i prezzi siano scesi. O se, invece, non sono rimasti uguali cosiderato il fatto che siamo nel pieno della stagione (climaticamente anomala) invernale e che le scorte vanno fatte fuori con i prezzi considerati in precedenza da parte di grandi e piccoli commercianti.
Il rischio speculazioni sul pellet, Uncem lo denuncia da diversi mesi e la diminuzione dell’IVA, che per lo Stato è un costo in termini di gettito, deve portare a un calo del prezzo del sacco e del pelletsfuso. Chi deve controllare in tal senso – come per il rischio di speculazioni di benzina e gasolio per auto e camion – lo faccia evitando che a pagare siano ancora una volta i consumatori. E se vi sono sanzioni, le autorità crediamo debbano intervenire.
Il mancato controllo dell’aumento del prezzo del pellet è gravissimo in particolare nei comuni montani non metanizzati, sono 1.500 in Italia, oltre a 1.000 parzialmente metanizzati, ove pellet e legno rappresentano una fonte di riscaldamento imprescindibile. Ma anche per difendersi dal caro metano anche nelle città, dove le stufe a pellet hanno avuto una considerevole diffusione, proprio grazie al prezzo competitivito del combustibile che, oltretutto, è anche ambietalmentesostenibile specie se di filiera corta.
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