Lo sprofondamento della politica italiana nelle parole del presidente dell’Anci

De Caro: «ho visto persone assolutamente incapaci che, con la corrente giusta, si sono ritrovati al governo». E non solo.

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sprofondamento della politica italiana
Il sindaco di Bari e presidente dell'Anci, Antonio Decaro.

Lo sprofondamento della politica italiana a tutti i livelli è stato fotografato con impietosaprecisione dal sindaco di Bari e presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani), Antonio Decaro, in occasione della manifestazione programmatica di Stefano Bonaccini “Energia popolare per il Pd e per l’Italia” che si è svolta a Milano in vista del congresso del Partito Democratico.

«In questi 14 lunghi anni ne ho viste di cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare, come avrebbe detto il replicante di Blade Runner: ho visto persone assolutamente incapaci che, avendo trovato la corrente giusta, si sono ritrovati a rivestire ruoli di governo – ha detto Decaro -. Ho visto amici d’infanzia litigare per un posto di sottogoverno, ho visto lunghissime riunioni, chat e trattative in cui chi partecipava faceva finta di parlare di politica invece parlavano di politici, cioè parlavano di loro stessi e della difesa del loro pezzettino di potere».

Decaro è proseguito come un fiume in piena nella descrizione dello sprofondamento della politica italiana: «ho visto persone parlare nei talk show, ma che non sanno più parlare a un operaio, a un cassa integrato o a un disoccupato. Ma ho visto anchevolontari andare a prendere le firme sui banchetti e prendersi un sacco, un sacco, un sacco di improperi dai cittadini per strada da quelli che non volevano le candidature imposte dall’alto che sono arrivate anche questa volta».

Il sindaco di Bari e presidente di Anci è impietoso anche nei confronti della nomenklatura Dem: «nessun leader, nessun capocorrente si è candidato nel proprio territorio non dico all’interno del proprio collegio, ma neanche capolista nel listino bloccato. Eppure i volontari hanno difeso quelle candidature, le candidature di persone che, probabilmente, nemmeno conoscevano e le hanno fatte votare turandosi il naso».

Difficile dargli torto e la legislatura che si è appena chiusa, nata all’insegna del “uno vale uno” e dell’apertura del Parlamento come una scatoletta di tonno, immediatamente richiusa appena assaggiato con i famelici dentro, o con aspiranti candidati – spesso eletti grazie al meccanismo delle liste bloccate decise unilateralmente dalle segreterie di partito – scelti più con il criterio di flettersisenza spezzarsi a 90 o, meglio a 270 gradi, magari lesti più di lingua e nello scivolamento di mutanda che nella cultura – ci sono esponenti di governo che si sono gloriati di non avere letto neppure un libro negli ultimi anni! – , ma anche quella appena iniziata non pare avere cambiato molto nei criteri di scelta del personale politico e la stessa Meloni, forte di una crescita impetuosama non basata su solide fondamenta, avrà grossi problemi a coprire tutte le cariche pubbliche in scadenza nei posti di sottogoverno e nelle partecipate, caselle fondamentali per la buona gestione dell’economia nazionale.

Vedremo il nuovo corso Dem cosa saprà fare per dare finalmente l’esempio, perché anche questo partito ha predicato bene, ma razzolato male, molto male, ad iniziare dalla valorizzazione delle donne.

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