Mauro Fezzi eletto presidente traghettatore del movimento cooperativo trentino

0
454
cooperazione trentina insegna
Eletto con il 77,56% delle preferenze, rimarrà in carica fino al termine della consiliatura nel 2018

 

cooperazione trentina insegnaCon 432 voti su 566, il 77,56% delle preferenze (123 astenuti, 2 nulle) Mauro Fezzi è stato eletto presidente della Federazione Trentina della Cooperazione. Originario di Termenago, in Val di Sole, 63 anni, una laurea con lode in scienze agrarie e un’ampia esperienza in campo amministrativo e istituzionale, è stato dirigente generale del settore agricoltura della Provincia e direttore generale della Fondazione Mach. Da un anno è alla guida della Federazione allevatori.

mauro fezzi nuovo presidente fed coop trentinoL’elezione di Fezzi, come ha sottolineato la Cooperazione stessa, rappresenta un importante segnale dell’unità ritrovata dal movimento trentino, dopo le divisioni che avevano caratterizzato gli ultimi mesi. «Ci aspettano tante sfide, tutte impegnative – ha detto – ma abbiamo fatto un lavoro positivo per smussare le divergenze e trovare l’accordo prima di tutto su un programma, preciso e con una tempistica stringente. Ora possiamo concentrarci sugli elementi positivi sui quali costruire. Lavorando insieme, con sobrietà, determinazione, mutualità e capacità di traguardare i percorsi che troveremo verso le nuove generazioni senza fermarci a valutare solo il risultato di oggi. La Cooperazione ha contribuito allo sviluppo di questa terra, non solo alla sua conservazione, e ha lavorato per trovare nuovi modelli».

Nel suo primo discorso da presidente Fezzi si è soffermato sulla necessità di coinvolgere i giovani in un grande progetto di rinnovamento, «senza paternalismi, dobbiamo mettere i giovani in condizione di affrontare le responsabilità», ha affermato la centralità dei soci che devono tornare ad essere protagonisti nelle cooperative, «senza i soci la cooperativa muore», e si è impegnato per fare crescere la cultura cooperativa. «Voi oggi che mi ascoltate, i nostri soci che poi ci giudicano, la comunità e la politica: tutti chiedono segnali di reale cambiamento. E il cambiamento presuppone discontinuità. Lo scenario sta rapidamente cambiando, e anche l’organizzazione andrà adeguata» ha affermato il neopresidente. 

L’assemblea ha anche eletto i componenti della commissione statuto, incaricata entro sei mesi di formulare una proposta di revisione statutaria da sottoporre in primavera ai soci in una assemblea straordinaria. I componenti sono Giuliano Beltrami, Pierluigi Fauri, Geremia Gios, Michele Odorizzi, Paolo Spagni e Sergio Vigliotti. La commissione potrà essere integrata da membri nominati dal Consiglio di amministrazione. L’assemblea ha inoltre nominato sindaco effettivo Lucia Corradini, in sostituzione della scomparsa Katia Tenni, e Cristina Roncato sindaco supplente.

Il documento programmatico su cui è stato trovato un accordo tra le diverse anime del movimento per l’elezione del nuovo presidente della Federazione trentina della cooperazione dopo un periodo travagliato di divisioni interne culminate con le dimissioni di Giorgio Fracalossi, delinea una Federazione di domani concentrata su quattro funzioni cardine. In primo luogo visione e elaborazione strategica: «la Federazione – ha detto Mauro Fezzi – deve avere una funzione complementare rispetto alle cooperative, non occupare i loro spazi. Piuttosto rendere virtuosi i percorsi che le cooperative da sole non sanno fare. Dobbiamo anche riuscire a far passare le buone pratiche da un settore all’altro». In secondo luogo la rappresentanza istituzionale e azione sindacale: «la Cooperazione deve essere interlocutore privilegiato della politica. I numeri sono tali da farci dire che senza Cooperazione l’Autonomia rischia di perdersi. L’Autonomia passa anche attraverso l’approccio cooperativo». In terzo luogo la formazione e l’educazione cooperativa, per ristabilirne la centralità e la funzione propulsiva ed infine la vigilanza. «La Federazione – ha aggiunto Fezzi – ha un ottimo approccio e buona capacità lavorare sulla vigilanza. Il richiamo non è alla tecnicalità, ma all’attenzione preventiva. Dobbiamo affrontare situazioni difficili prima che si avverino, perché non sono solo un problema per quella cooperativa, ma una sconfitta per l’intero movimento. E le sconfitte fanno male perché in questa società contano molto i segni le immagini e noi dobbiamo restare molto attenti». 

Per orientare su queste funzioni le risorse disponibili – raccolte anche attraverso la vendita di servizi – sarà necessario rivedere la struttura organizzativa, con l’incarico ad un nuovo direttore dopo le dimissioni volontarie dell’attuale, Carlo Dellasega, intervenire sulle modalità di governance e sulle regole di funzionamento. Dellasega nel suo intervento in assemblea ha assicurato sul funzionamento della “macchina” Federazione, che è efficiente dal punto di vista operativo e solida dal punto di vista patrimoniale: «la Federazione ha un patrimonio di 31,5 milioni di euro – ha detto il direttore – non ha debiti né conti in rosso. Anzi, in questo momento ha cinque milioni investiti ed altrettanti di liquidità. Inoltre vanta un credito di quasi due milioni di euro con la società Piedicastello. Sono convinto – ha proseguito – che anche le Casse rurali che pure versano oggi il 67% dei 9 milioni di quote associative alla Federazione non se ne andranno via del tutto dopo la riforma, perché il valore della Federazione sta nella rappresentanza unitaria e nella capacità di produrre servizi di qualità. Che in parte continueranno ad essere erogati, e altri dovranno essere implementati». 

Il documento programmatico individua alcune misure definite “urgenti”, cioè da risolvere entro sei mesi dall’assemblea. Esse coinvolgono tutte le aree di competenza della “nuova” Federazione. Rispetto alla centralità del socio, si pone come urgente la necessità di modificare la rappresentanza assembleare delle società di scopo. Quanto al rinnovamento degli organi sociali, serve individuare il limite di mandati consecutivi per amministratori e sindaci. Le due azioni più urgenti per assicurare trasparenza e sobrietà sono di istituire un albo pubblico nel quale inserire le cariche ricoperte e relativi compensi percepiti dagli amministratori e sindaci delle Cooperative di primo grado, dei consorzi di secondo grado, delle società partecipate e funzionali e della Federazione. In secondo luogo individuare criteri omogenei per la determinazione di un limite cumulativo dei compensi per gli amministratori e i sindaci delle Cooperative e della Federazione. Per favorire e allargare infine il più possibile la partecipazione, il Consiglio d’amministrazione guidato dal nuovo presidente dovrà stabilire ed approvare un limite stringente al cumulo delle cariche nelle società del sistema.