Imu, perché non tornare all’Ici?

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casa euro soldi 1Proposta provocatoria della Cgia al ministro Saccomanni e ai suoi 9 scenari. Lasciare ai comuni la completa regia sulla tassa, specie sulla “prima casa”

Mentre il 15 settembre, data in cui gli italiani, in mancanza di ulteriori provvedimenti da parte di un Governo sempre più traccheggiante sul tema, dovranno pagare assieme la prima e la seconda rata dell’Imu, si avvicina, nascono nuove proposte per superare l’ostacolo sulla tassazione della “prima casa” e la diatriba innescata tra i suoi fautori (in primis i partiti della sinistra) e colo che la vogliono completamente abolire (cavallo di battaglia del PdL e della Lega Nord in particolare).

Anche se le condizioni della finanza pubblica sono pessime, i contribuenti necessitano di un segnale che levi loro parte dell’eccessivo onere fiscale e l’abrogazione della tassazione sulla “prima casa”, bene oltretutto tutelato dalla Costituzione (anche se su questo tema molto è rimasto lettera morta sulla Carta), potrebbe utilmente servire allo scopo, oltretutto rilanciando il mercato del mattone che tra una gabella e l’altra è andato a gambe all’aria e con esso tutto il comparto delle costruzioni.

Dagli artigiani di Mestre giunge una proposta che è una sorta di contropiano allo scenario avanzato dal ministro del tesoro Saccomanni: invece di 9 scenari, la proposta della Cgia ne prevede una sola, il ritorno all’antico, all’Ici. Secondo il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, “ho paura che la vicenda stia prendendo una brutta piega. Con troppe ipotesi sul tavolo c’è il pericolo che i due principali partiti che costituiscono questa maggioranza non trovino un punto di incontro. Perché non dare un taglio netto all’Imu e ritornare all’Ici? In fin dei conti l’Imu doveva costituire uno degli assi portanti della riforma sul federalismo fiscale che, purtroppo, è miseramente fallita. Perché, allora, non tornare indietro?”

L’Imu è costata agli italiani 23,7 miliardi di euro: rispetto all’Ici (con l’inclusione del gettito anche sulle “prime case”) l’aggravio di imposta è stato di ben 11,2 miliardi di euro: un’autentica mazzata sui contribuenti e sul settore che gravita sul mattone. Con un eventuale ritorno alla vecchia imposta come si potrebbe “coprire” questo differenziale? Va ricordato che secondo una valutazione fatta nei mesi scorsi dalla Cgia, l’extragettito relativo all’Imu è stato di 3,7 miliardi di euro (anche se secondo il Governo Monti l’extragettito è stato di “soli” 1,2 miliardi di euro). Vale a dire che gli italiani – a fronte dell’aumento della base imponibile riferita agli immobili e delle aliquote medie applicate – hanno “sborsato” molto di più di quanto aveva previsto originariamente il Governo.

Se a questi 3,7 miliardi stimati dalla Cgia s’aggiunge il gettito derivante dall’eventuale reintroduzione dell’Irpef sulle seconde e terze case sfitte (attualmente esenti), l’Erario potrebbe incassare 1,6 miliardi di euro. Infine, rivedendo al rialzo le aliquote medie applicate sino a due anni fa con l’Ici, si potrebbero recuperare altri 3 miliardi che farebbero scendere a 3 miliardi circa le mancate entrate per i sindaci con il ritorno della vecchia imposta sugli immobili.

“Dopo essere usciti dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo e con una spesa pubblica di oltre 810 miliardi di euro – prosegue Bortolussi – non si riescono a trovare 3 miliardi e caso mai recuperarne altrettanti per togliere a quasi tutti l’imposta sulla prima casa?” Per il Governo pare davvero difficile incidere se non con l’accetta almeno con il bisturi il moloch della spesa pubblica cresciuta di 200 miliardi di euro nel volgere degli ultimi tre anni.

Un eventuale ritorno all’Ici chi avvantaggerebbe? “In linea di massima gli imprenditori – dice Bortolussi – che per gli immobili ad uso produttivo hanno pagato quasi 2,5 miliardi di euro in più rispetto a quando c’era l’Ici e gli artigiani e i commercianti che, invece, hanno subito un aggravio di oltre un miliardo di euro”. Spetterebbe poi ai singoli sindaci decidere autonomamente l’esenzione parziale o totale sulle “prime case” presenti sul loro territorio.

 

ICI E IMU A CONFRONTO

(valori in milioni di euro)

Tipologia di immobili

Gettito

ICI

Gettito

IMU

Maggior gettito IMU

Abitazioni principali

3.363

4.218

+855

Altre abitazioni

4.587

10.458

+5.872

Negozi e botteghe

699

1.758

+1.059

Uffici e studi privati

465

1.156

+691

Immobili ad uso produttivo (Cat D)

3.026

5.409

+2.383

Istituti di credito (Cat D5)

140

291

+151

Laboratori per arti e mestieri (Cat C3)

219

477

+258

Totale

12.499

23.767

+11.268

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze, IFEL

 

Nota: il gettito relativo alle abitazioni principali comprende anche quello delle relative pertinenze che sono oltre 13 milioni. Il gettito relativo alle “altre abitazioni” comprende anche quello delle relative pertinenze che sono circa 9,8 milioni. La stima della ripartizione del gettito ICI e IMU per tipologia di immobili è stata realizzata applicando le aliquote medie alla base imponibile delle due imposte. Detta base imponibile è stata determinata in relazione ai dati relativi alle unità immobiliari censite dal catasto al 31 dicembre 2012.

Elaborato il 9 agosto 2013