São Paulo Underground, a Venezia al teatro Fondamenta Nuove un concerto oltre le aspettative

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di Giovanni Greto

MOPDTKIl pubblico, che ha riempito al limite della capienza il teatro Fondamenta Nuove, è rimasto ipnotizzato dalla musica dei São Paulo Underground, giunti a Venezia a conclusione di una breve tournee europea che li aveva portati anche a Parigi. Difficile da circoscrivere, la loro è innanzitutto una musica originale, ampiamente improvvisata, basata da una parte sulla melodia della cornetta del chicagoano Rob Mazurek, dall’altra sulla grintosa batteria di Mauricio Takara, che si cimenta nei momenti maggiormente eterei anche al cavaquinho elettrico, lo strumento principe di quel malinconico genere brasiliano indicato come Choro o Chorinho, dal verbo portoghese Chorar, ‘piangere’. Il terzo membro, essenziale nell’economia del gruppo, è il tastierista Guillherme Granado, abile nel suonare anche il sintetizzatore e nel filtrare una serie di sonorità e voci preregistrate attraverso samplers e loops.

Alla fine di 80 minuti intensi, richiamati a gran voce, i tre hanno proposto una canzone,‘Minha Jangada’, di uno dei maestri della musica popolare brasiliana, Dorival Caymmi (1914-2008), che narra il mestiere dei pescatori di Bahia e una melodia di dominio pubblico, ‘Mo-re-mi-ma-, tipica del folclore nordestino. La due giorni musicale del teatro si conclude domenica con i ‘Mostly other people do the Killing’, un quartetto formatosi a New York nel 2003 e completato dal sassofonista Jon Irabagon, dal versatile trombettista Peter Evans e dal batterista Kevin Shea, che fin dall’inizio di ogni brano parte veloce come un ossesso, quasi fosse in preda agli effetti provocati dal morso di una tarantola.