“Valdastico, insussistenti i no della provincia di Trento”

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art 4040 1 copertina autostrada valdastico a31 1Il senatore Sergio Divina esamina le argomentazioni addotte dal Trentino per opporsi al completamento di un’asse viario di importanza strategica per il NordEst e per l’Europa

In seno al Ministero per le infrastrutture si è aperta la procedura di Conferenza dei servizi per arrivare ad un accordo tra tutti gli enti territoriali interessati al completamento dell’autostrada della Valdastico, un’arteria stradale strategica per lo sviluppo e la competitività di tutto il NordEst e dichiarata strategica dal Governo italiano sulla base di accordi presi con l’Europa. Peccato che sul progetto preliminare presentato in seno alla Conferenza dei servizi, la posizione della provincia di Trento e dei comuni trentini interessati all’opera sia stata quasi del tutto di chiusura, mentre sul fronte veneto i comuni hanno chiesto modifiche al progetto, senza dichiararsi pregiudizialmente contrari all’opera che, anzi, è giudicata fondamentale per togliere dall’isolamento attuale l’alto vicentino.

Con il senatore della Lega Nord Sergio Divina, che fin dall’inizio ha seguito il progetto di prolungamento della Valdastico Nord, valutiamo le considerazioni addotte dalla provincia di Trento per opporsi al completamento dell’autostrada.

sergio divina 1Senatore Divina, ha letto la relazione di 26 pagine prodotta dalla provincia di Trento in seno alla Conferenza dei servizi per opporsi al completamento della Valdastico Nord?

Sì e mi sembra il classico compitino di scuola compilato a tavolino utilizzando motivazioni già note da tempo che, al lato pratico, non trovano alcun fondamento se non quello ideologico di una maggioranza di governo della provincia di Trento profondamente intrisa di ambientalismo, comunismo e di chiusura in sé stessa. Su tutte le motivazioni addotte è possibile controbattere, argomentando con fatti e dati precisi.

Il Trentino dice che il completamento della Valdastico non rientra tra le opere strategiche…

Inizia dimenticandosi che ben due governi, quello Berlusconi e da ultimo quello Monti ne hanno dichiarato la strategicità confermando quanto già contenuto nella legge obiettivo. Inoltre, lo Stato italiano ha preso precisi impegni in sede di Commissione Europea per il completamento di quest’opera che, lo ripeto, è strategica per tutta l’Italia ed in particolare per il NordEst, specie se si vuole sfruttare al massimo il volano derivante dall’arrivo di nuovi traffici nei porti dell’alto Adriatico diretti verso il centro e nord Europa. Lo Stato italiano ha una visione globale delle necessità del Paese: esso deve sì collaborare con le varie realtà locali per trovare una soluzione condivisa di comune interesse, ma quando non si riesce ad addivenire ad un accordo per via di posizione preconcette ed ideologiche è giusto che l’interesse del Paese prevalga sui localismi. In caso contrario, l’Italia è destinata ad essere tagliata fuori dai grandi assi europei, stradali o ferroviari che siano, visto che pure sulla realizzazione di nuove ferrovie le pattuglie dei contrari a prescindere sono sempre ben presenti.

Completare la Valdastico potrebbe penalizzare i progetti di potenziamento della linea ferroviaria del Brennero?

Assolutamente no, anche perché il traffico che proverrebbe dalla Valdastico potrebbe essere adeguatamente instradato su ferro all’interporto di Trento, che oggi è ampiamente sottoutilizzato, con possibilità di ulteriore ampliamento in caso di necessità. Qui dobbiamo capire che i trasporti hanno una precisa logica, dove quelli a lunga distanza sono destinati a viaggiare sempre più su ferro, mentre quelli fino a 300 km rimarranno su gomma. In una logica di reti infrastrutturali, la Valdastico, una volta completata, è destinata a diventare un’arteria di raccordo con i porti di Ravenna e di Venezia per portare i carichi agli interporti ferroviari di Isola della Scala, Verona e di Trento. Tornando all’aspetto europeo, si verificherà un mancato rispetto degli accordi internazionali in caso di mancato completamento dell’autostrada, non nel caso contrario. A chi ricorda la violazione della Convenzione delle Alpi, questo è un documento che l’Italia non ha mai ratificato e sarebbe sciocco se lo facesse, visto che il futuro della sua economia dipende proprio dal passaggio attraverso le Alpi il più possibile rapido ed efficiente. Ratificare la Convenzione sarebbe un inutile atto di masochismo in una situazione già pesantemente critica.

Il Trentino dice che il proprio Piano urbanistico destina ai collegamenti verso Est la Valsugana…

La Valsugana ha già abbondantemente dato ed è ora che questa valle abbia provvedimenti di risarcimento ambientale. Sotto il governo della maggioranza di centro sinistra autonomista del Governatore Dellai e dell’assessore all’ambiente Pacher, in Valsugana è stato possibile realizzare numerose discariche abusive di rifiuti tossico nocivi, tollerare la presenza di industrie pesantemente inquinanti, avere una rete infrastrutturale parziale, insicura e non adeguata alle esigenze della popolazione residente. Far passare dalla Valsugana altri 30.000 camion provenienti dalla realizzanda Pedemontana veneta significa condannare la valle e la popolazione residente a vivere in una camera a gas, visto che le caratteristiche geografiche e orografiche della valle impediscono il ricambio dell’aria, favorendo il ristagno a terra degli inquinanti, specie in inverno. Servono altre soluzioni e la più concreta di queste è costituita dal completamento della Valdastico.

Il documento della provincia di Trento parla di consumo di 8 ettari di terreni agricoli di pregio…

Se la Provincia definisce di pregio i terreni agricoli paludosi di fondovalle in prossimità al fiume Adige, prende un grosso abbaglio. I terreni interessati all’opera sul mercato valgono poco, in quanto le attuali colture in essere non sono affatto di pregio. I vigneti e i frutteti di fondovalle sono destinati ad uscire dal mercato su impulso della stessa Provincia che valorizza le coltivazioni collinari e di montagna. Inoltre, si pecca di ottimismo nel definire pregiata la pendice di una montagna oggi incolta e boschiva con la presenza di essenze arbustive: potrebbe accadere giusto il contrario ad opera finita, visto che il progetto prevede il ripristino ambientale dell’area interessata, utilizzando i materiali di scavo del tunnel per realizzare un vigneto modello e una scuola agricola per valorizzare il vino tipico della zona, il Moscato giallo di Castel Beseno.

Si parla di barriera urbanistica derivante dalla realizzazione di un viadotto a notevole altezza sul piano di campagna.

Se il Trentino utilizzasse lo stesso metro di giudizio impiegato dai comuni dell’alto Vicentino, la contrarietà ad un’opera impattante come il viadotto potrebbe essere accompagnata da una richiesta di revisione del progetto, al fine di abbassarne notevolmente la quota del viadotto in modo da ridurre l’impatto visivo. Questo potrebbe essere il metro del buon governo del territorio nell’ottica di conseguire l’interesse pubblico, senza dichiararsi a priori contrari, senza se e ma. Chiedere ai progettisti di rivedere il progetto del viadotto mi sembra legittimo e credo che la stessa società autostradale potrebbe ben accettare questa richiesta.

Si avanzano dubbi anche sulla localizzazione prescelta per l’innesto dell’autostrada, a metà tra Trento e Rovereto…

Ricordo che il progetto depositato presso la Conferenza dei servizi prende in considerazione ben sei ipotesi di raccordo con l’autostrada del Brennero da Trento nord fino a Rovereto. La provincia di Trento vuole proporre un’altra zona per raccordare la Valdastico all’Autobrennero? Bene: si mettano attorno ad un tavolo la regione del Veneto, la provincia di Trento e la società concessionaria per arrivare ad un accordo. Credo che se c’è l’effettiva disponibilità di tutti, la soluzione è a portata di mano. Solo che questa non deve essere un mezzuccio per tirare in lungo la decisione. Deve essere chiaro che ora è giunto il momento dei fatti: se il Trentino vuole proporre Marco o Trento nord invece di Besenello, lo faccia e s’impegni chiaramente, sottoscrivendo accordi vincolanti a tal proposito. In mancanza di ciò, credo sia giusto proseguire sulla strada finora tracciata per non rimandare alle calende greche il completamento di quest’opera strategica.

Quanto al paventato pericolo di danneggiare le falde acquifere a servizio degli altopiani di Lavarone e di Folgaria e dell’inquinamento atmosferico e della sistemazione del materiale di scavo dei tunnel?

Anche qui si tende un po’ troppo a fare facile demagogia. Circa il pericolo di danneggiare le fonti idriche a servizio degli altopiani di Lavarone e Folgaria, a parte il fatto che il pericolo è ben lungi dall’essere dimostrato e che le venute d’acqua individuate nel corso dei lavori per la costruzione del nuovo depuratore di Trento sud riguardano una montagna diversa da quella interessata dai lavori del tunnel, se la galleria dovesse intercettare falde acquifere queste solitamente vengono intercettate e incanalate in appositi acquedotti per essere successivamente smaltite nell’ambiente esterno od utilizzate per scopi potabili o irrigui. Basta vedere cosa sta accadendo con la realizzzazione del tunnel di base del Brennero. Più che essere penalizzate, le popolazioni degli altipiani potrebbero avvantaggiarsi della presenza nuove fonti idriche da condurre sugli altipiani. Chi dice che la costruzione del tunnel comporterebbe inquinare l’aria di Besenello, dimentica di dire che tutti i tunnel di nuova costruzione prevedono l’installazione di centrali di aspirazione e di filtraggio, per cui l’aria scaricata dalla galleria non ha alcun peggioramento di qualità. Il materiale estratto dalla montagna con la costruzione del tunnel non sarà affatto ammonticchiato sulla val d’Adige: oltre che assurdo, sarebbe antieconomico. Il materiale di scavo ha un suo mercato e sarà portato in un centro di accumulo lungo la linea ferroviaria del Brennero da dove sarà caricato su vagoni ferroviari ed utilizzato per la realizzazione di massicciate e calcestruzzi sia della nuova linea ad alta capacità del Brennero che dell’alta Velocità Verona-Venezia-Trieste, senza la necessità di aprire in loco nuove, impattanti cave per l’estrazione della ghiaia.

Quindi, nulla osta per il completamento della Valdastico?

Girerei la domanda in questo senso: quanto ci costa e quanto ci è costato in tutti questi anni il suo mancato completamento? Realizzare la Valdastico Nord significa accorciare il percorso per andare da Trento a Venezia di oltre sessanta chilometri utilizzando l’attuale percorso più breve, oltre a tagliare considerevolmente i tempi di percorrenza, riducendoli per un camion anche di oltre un’ora. Tutte cose che significano risparmi in termini di costi di viaggio, di usura dei mezzi, di minori consumi di carburante e di minori emissioni inquinanti che tanti, troppi amministratori del centro sinistra autonomista trentini si ostinano a non voler considerare. Senza considerare i vantaggi per l’economia trentina e per la società tutta dall’aprirsi verso una società dinamica e ricca come il NordEst. Tutti fattori che non fanno che deporre a favore del completamento di quest’opera attesa da troppi anni.