In Friuli Venezia Giulia il 5% delle presenze turistiche è costituito da turismo sanitario

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FVG Nora Coppola Dir Area Prevenzione e Promozione Salute FVG Federica Seganti Andrea Druscovich Pres Ass Trieste al Centro 1
FVG Nora Coppola Dir Area Prevenzione e Promozione Salute FVG Federica Seganti Andrea Druscovich Pres Ass Trieste al Centro 1Seganti: “dati che evidenziano un potenziale altissimo per offrire nuove proposte”

In Friuli Venezia Giulia ogni anno almeno il 5% del turismo è sanitario ed è dato da circa 450.000 persone che sostanzialmente fanno parte di due grandi gruppi, di cui il primo comprende persone bisognose di cure cliniche, chirurgiche o riabilitative ed il secondo operatori del settore, che arrivano in regione per lavoro, corsi di aggiornamento, stage.

Un comparto dal potenziale altissimo, rileva l’assessore regionale alle attività produttive, Federica Seganti, dal momento che la regione è già “importatrice” di turismo sanitario su entrambi i fronti anche in forza dei centri di eccellenza e di ricerca del territorio, mentre si “esportano” persone che hanno, ad esempio, bisogno di cure termali e vanno a farle, a spese della Regione, in Veneto ed Emilia Romagna.

L’argomento è stato affrontato nel corso della presentazione a Trieste della “Ricerca sul turismo sanitario in Friuli Venezia Giulia” elaborata dall’Associazione “TriestealCentro” da parte del residente del sodalizio, Andrea Druscovich, e di Valter Prpic dell’Università di Trieste. “In genere quando si parla di turismo si pensa a tempo libero e divertimento ma purtroppo non è sempre così” ha sottolineato l’assessore, ricordando che, dal punto di vista statistico, anche chi viene in regione per curarsi è considerato a tutti gli effetti “un turista”. Seganti ha quindi rilevato che esiste inoltre un altro aspetto del turismo sanitario, che coinvolge invece tutto il target turistico regionale ed in particolare alcune fasce (genitori di bambini piccoli, anziani, persone con problemi di salute) che scelgono il luogo in cui far vacanza anche in funzione dell’assistenza sanitaria che offre. “Un particolare da promuovere e che a volte può fare la differenza” ha spiegato l’assessore, ricordando che a proposito la Regione sta lavorando con il mondo assicurativo di Austria e Germania.

Tornando al turismo sanitario vero e proprio, il lavoro di “Triestealcentro” conferma che le rincipali tipologie di flussi sono date da persone che cercano cure specialistiche lontano dalla loro residenza, dalla trasferta periodica legata a specifiche terapie, dalla degenza nelle diverse fasi di un intervento chirurgiche ed infine dall’assistenza ad un familiare. Altrettanto vari sono i problemi di salute dei pazienti che si spostano rispetto al loro territorio, perché ci sono persone che soffrono di patologie invalidanti e quelle che hanno bisogno di cure termali, coloro che sono stati vittime di incidenti o sono rimasti infortunati sul lavoro. Per quest’ultimi, la Regione sta collaborando con l’Inail per incrociare la domanda con l’offerta, analizzando ciò che per loro possono fare le nostre realtà termali in modo, tra l’altro, da ridurre la spesa sanitaria regionale. Infine ci sono coloro che soffrono di patologie gravi come ad esempio i trapiantati, che hanno bisogno di soggiornare presso i centri trapianti, i malati rari (tra cui molti bambini) e le coppie che ricorrono alla procreazione assistita presso i centri della regione.

La ricerca ha identificato 6 poli sanitari “attrattivi” ai fini del turismo sanitario (a Trieste l’Ospedale di Cattinara e l’IRCCS Burlo Garofolo, a Udine l’Ospedale Santa Maria della Misericordia, ad Aviano l’IRCCS CRO, a Latisana l’Ospedale Civile e l’Ospedale di Monfalcone) e sono stati definiti i range territoriali di appartenenza, con la mappatura delle strutture ricettive di pertinenza nell’ambito massimo di 1,5 Km (tra alberghi, bed & breakfast ed altro ne sono state individuate 28

in tutto).

Nell’agosto del 2013 andrà in vigore una direttiva europea che prevede la libera circolazione dei pazienti in ambito comunitario e questo fa sì che le strutture regionali debbano mettersi rapidamente a livello di quelle europee, attivando i giusti sistemi informativi sia per quanto riguarda l’offerta sanitaria che per quella relativa ai servizi ed alla permanenza in regione, perché la concorrenza, è stato detto, sarà spietata. Saranno in molti che, a spese della Regione, saranno indotti ad emigrare verso poli internazionali più organizzati, come già stanno facendo coloro che per la riabilitazione postraumatica scelgono l’Austria, molto avanti e preparata nell’offerta di turismo sanitario. Al momento sono già 65-70 pazienti che ogni anno lasciano il Friuli Venezia Giulia per prestazioni di eccellenza all’estero. Se vanno nella comunità europea sono totalmente rimborsati in forza delle norme di compensazione tra Stati, mentre se escono dall’UE vengono rimborsati sino all’80% del

corrispettivo di spesa italiano.