Assise di Confindustria Padova: la lunga crisi e le prospettive dell’industria

0
530
Massimo Pavin pres confindustria PD 1
Massimo Pavin pres confindustria PD 1Pavin: “sostegno al Governo, ma è necessario un nuovo patto sociale per ridurre la spesa e la tassazione”

Durante l’assemblea privata di Confindustria Padova, gli imprenditori hanno espresso le loro opinioni, dato suggerimenti, indicato le priorità che dovranno determinare le azioni future di Confindustria Padova, ma anche le politiche di sostegno alla crescita. Un momento di forte partecipazione (400 imprenditori, “risultato importante per una privata” ha detto il presidente Massimo Pavin), con 24 interventi da cui sono emersi la grave difficoltà del momento economico attuale, gli imprenditori che si sentono sempre di più “soli e in trincea”, ma anche il senso di responsabilità delle imprese e la determinazione a non arrendersi e la richiesta pressante di una radicale discontinuità, rivolta alle istituzioni e alla politica, al mondo del credito, ma anche al sistema associativo.

Al presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin, è toccato il compito di fare sintesi di quanto emerso. Quanto alla congiuntura, “Senza giri di parole, la recessione dell’economia è oggi più intensa. Padova e il Veneto non sfuggono al clima recessivo. Dall’estate 2011 siamo tornati in una fase di rallentamento e quindi di acuta recessione, che si protrarrà per tutto l’anno corrente”. Il primo trimestre 2012 ha registrato a Padova una contrazione della produzione industriale del -4%, mentre a marzo si attestava al -19% la distanza dal picco di attività pre-crisi (marzo 2008). Nei primi cinque mesi dell’anno sono state aperte 132 procedure di crisi aziendale, rispetto alle 118 dello stesso periodo 2011, che hanno coinvolto 3.072 lavoratori. La dinamica negativa dell’attività industriale, già penalizzata da una domanda interna molto debole, è accentuata negli ultimi mesi da un contesto globale in rallentamento che frena i nuovi ordini dall’estero. “Si tratta di un quadro pesante – sottolinea Pavin – specie per quei comparti, come l’edilizia, e per le aziende che operano prevalentemente sul mercato interno. Le aspettative degli imprenditori padovani per i prossimi mesi indicano chiaramente un peggioramento del ciclo economico. Non tutto però è negativo. Ci sono segnali di pervicace vitalità e di reazione competitiva, come in particolare all’export”.

Nel 2011, le esportazioni padovane sono cresciute del +15,8% (Veneto +10,2%, Italia +11,4%), pari a un volume di 8,3 miliardi di euro. Non solo l’export ha completato il recupero dai minimi della recessione (5,7 miliardi nel 2009), ma ha superato il picco di attività pre-crisi (7,6 miliardi nel 2007, pur considerando che sono valori non deflazionati). Nel primo trimestre 2012, le esportazioni hanno realizzato un sorprendente +11%. Il Veneto si è fermato al +2,1 (Italia +5,5%). Le vendite in Europa assorbono ancora il 75% del totale, ma quelle verso i BRIC e i nuovi emergenti sono più che raddoppiate negli ultimi dieci anni: dal 6,3 al 13,2%. “Questo vuol dire che l’industria padovana ha reagito, puntato sulla qualità, esplorato nuovi mercati. Vuol dire che non è in declino, non intende rassegnarsi alle difficoltà. Ha imboccato una selezione darwiniana durissima, ma continua ad avere opportunità di sviluppo, a determinate condizioni… Anche in questo contesto di crisi” ha detto Pavin, sottolineando come “oggi si salvano le aziende che internazionalizzano. Dalla Russia alla Cina, dagli Stati Uniti al Brasile alla Turchia: la capacità di intercettare la domanda estera è il discrimine tra sviluppo e declino”.

Per reggere alla nuove sfide, per tutti gli imprenditori è necessario raggiungere adeguate dimensioni tali da potere competere sui mercati sempre più selettivi, imponendo la necessità di “fare rete”, anche se ciò “può comportare un cambiamento di mentalità nel fare impresa” sottolinea Pavin. Per questo, è stato annunciato il varo di un progetto strategico biennale di Confindustria Padova per spingere le imprese al cambiamento culturale necessario a sperimentare processi aggregativi, che si articolerà in quattro fasi: formazione rivolta alla struttura, a imprenditori e manager; clusterizzazione del territorio e dei settori per individuare possibili aggregazioni e filiere; coordinamento dei progetti già in corso; animazione e promozione di reti e network di imprese.

Dopo l’analisi della congiuntura e i rimedi per superarla, Pavin è passato ad esaminare le politiche per la competitività e la crescita, contesto dove le imprese si aspettano misure capaci di rilanciare decisamente la competitività dell’industria.

Per Pavin “il recente Decreto Sviluppo è un primo passo positivo, in particolare per le misure su infrastrutture ed edilizia, project bond, efficienza energetica, ma ancora insufficiente, che andrà integrato e implementato, sia per quanto riguarda le misure – come il credito d’imposta per la ricerca – sia per la effettiva dotazione di risorse finanziarie”. L’Assemblea ha poi espresso forte preoccupazione per il recente decreto sulla detassazione del salario di produttività, che per effetto dei nuovi limiti ammessi alla detassazione, ha di fatto dimezzato il beneficio, con il risultato che “provvedimenti come questo non aiutano la crescita” ha detto Pavin, secondo il quale “cambiare continuamente le regole in corsa – e in peggio – determina un’assoluta incertezza, finendo per punire e scoraggiare proprio le aziende che hanno scelto di incentivare il salario di produttività attraverso la contrattazione aziendale. Auspichiamo che questo provvedimento venga rivisto, perché è uno dei pochi strumenti efficaci per il recupero di produttività”.

Al capitolo governo, Pavin ha dichiarato il sostegno della categoria “senza se e senza ma”. Va però detto che riguardo l’azione complessiva del Governo Monti, gli imprenditori padovani hanno espresso un sostegno convinto. Oggi non c’è alternativa. Dall’esito di questa azione dipende l’ultima possibilità di rimettere l’Italia in carreggiata. Quanto alla revisione della spesa, l’opinione è che “si sia finalmente aperto un dossier finora intoccabile. Mi riferisco al funzionamento e ai costi della pubblica amministrazione, al pubblico impiego, alla riduzione delle Province. Il Governo vada fino in fondo, con risolutezza e in fretta – ha detto Pavin. – Non è il momento dei se e dei ma. Semmai quello di stimolare l’esecutivo a migliorare i provvedimenti, a rendere più energici i tagli alla spesa, a riequilibrarli – distinguendo le autonomie virtuose da quelle che sprecano. È un processo che dovrà permeare tutti i livelli del pubblico, fino alle società partecipate, fino alle Camere di Commercio”.

Gli industriali padovani vogliono lanciare un nuovo patto sociale: meno spesa, meno tasse. “Le politiche fiscali restrittive hanno avuto l’effetto di ridurre i consumi e la crescita. Hanno portato la tassazione a un livello che la stessa Banca d’Italia ha giudicato incompatibile con gli obiettivi di crescita. Con un total tax rate del 68,5% – vale a dire il carico fiscale, contributivo e amministrativo per un’impresa medio-piccola – l’Italia supera di oltre 20 punti la Germania. Siamo al 170° posto su 186 Paesi osservati! Bisogna invertire la rotta. E farlo subito. A partire dal principio che il recupero di evasione deve essere “reinvestito” in un’operazione di equità finalizzata a ridurre un prelievo insostenibile. Lo stesso vale per i tagli di spesa” ha detto Pavin sottolineando come “occorra una riduzione coraggiosa dei 700 miliardi di spesa pubblica corrente, da tradurre – a parità di saldi – in contestuali tagli alle imposte, perché il loro livello le rende il primo e più aspro ostacolo alla ripresa. Dal Governo ci aspettiamo che dica che questi tagli energici vanno fatti per un dividendo comune: abbassare le tasse a lavoro e imprese e crescere tutti di più”.