Al teatro La Fenice di Venezia in scena Rigoletto di Giuseppe Verdi

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teatro la fenice Rigoletto 2012 1Penultimo appuntamento della stagione lirica 2012 venerdì 12 settembre

Venerdì 14 settembre 2012 alle ore 19.00 (turno A), penultimo appuntamento della Stagione lirica 2012, andrà in scena al Teatro La Fenice Rigoletto, melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo, rappresentato per la prima volta proprio alla Fenice l’11 marzo 1851. L’opera sarà proposta in alternanza con La traviata, l’altro capolavoro della cosiddetta ‘trilogia popolare’ scritto da Verdi e Piave per il Teatro La Fenice, e come quest’ultima sarà diretta da Diego Matheuz, il ventottenne direttore principale del Teatro La Fenice che proprio con Rigoletto debuttò a Venezia nell’ottobre 2010. L’allestimento sarà una ripresa di quello ideato per la Fenice nel settembre 2010 dal regista Daniele Abbado (regista collaboratore Boris Stetka), dalla scenografa e costumista Alison Chitty, dalla coreografa Simona Bucci e dal light designer Valerio Alfieri.

Nel cast si esibiranno Celso Albelo in alternanza con Gianluca Terranova nel ruolo del duca di Mantova, Dimitri Platanias in quello di Rigoletto, Desirée Rancatore in alternanza con Irina Dubrovskaya in quello di Gilda; Gianluca Buratto sarà Sparafucile, Anna Malavasi Maddalena, Annika Kaschenz Giovanna, Luciano Batinic Monterone, Armando Gabba Marullo, Iorio Zennaro Matteo Borsa, Luca Dall’Amico il conte di Ceprano, Elena Traversi la contessa di Ceprano. I ruoli dell’usciere e del paggio saranno affidati agli artisti del Coro Antonio Casagrande, Emanuele Pedrini, Emanuela Conti e Sabrina Oriana Mazzamuto.
La prima di venerdì 14 settembre 2012 sarà seguita da sette repliche, domenica 16 alle 15.30 (turno B), martedì 18 (turno D) e venerdì 21 (turno E) alle 19.00, domenica 23 (fuori abbonamento) alle 15.30, martedì 25 e giovedì 27 (fuori abbonamento) alle 19.00, sabato 29 (turno C) alle 15.30.
Rigoletto esordì al Teatro La Fenice l’11 marzo 1851. Tratto da Francesco Maria Piave dal dramma storico di Victor Hugo Le roi s’amuse, l’opera giunse sulla scena dopo una serie di vicissitudini legate alle interdizioni della censura veneta (di fatto austriaca), che riteneva inaccettabile il ruolo negativo attribuito a un sovrano, indecoroso il soggetto ed empia la maledizione.
Ma Verdi era entusiasta della pièce di Hugo – “è il più gran soggetto e forse il più gran dramma de’ tempi moderni. Tribolet è creazione degna di Shakespeare!” – e riuscì a portare in scena il lavoro incontrando subito il favore del pubblico, anche se non quello della critica, disorientata dall’eccentricità della pièce.
Prima opera della cosiddetta ‘trilogia popolare’ (con Il trovatore e La traviata), l’opera segna una svolta nell’evoluzione artistica di Verdi e conclude il lungo periodo degli ‘anni di galera’; lo stesso personaggio di Rigoletto, buffone ma triste, rancoroso e provocatore ma dolorosamente afflitto, dipinto da Verdi in tutto lo spessore tragico della sua condizione umana, rappresenta una vistosa eccezione in un panorama operistico che distingueva con molto maggior rigore fra misera abiezione e immacolata virtù. Proprio dalla necessità di potenziare la caratterizzazione del personaggio principale muove il rinnovamento operato dalla drammaturgia verdiana intorno a convenzioni radicate: «Cortigiani, vil razza dannata» è l’esempio memorabile che sancisce la nascita di una nuova voce per il melodramma italiano, quella ‘spinta’ del baritono verdiano, dal potente declamato.
Anche la distribuzione dei ruoli non rispetta le ‘convenienze’ teatrali: il duca di Mantova, libertino impenitente oltre che spregiatore di qualsivoglia principio etico, è il primo tenore che viola lo statuto romantico che lo vorrebbe eroe; mentre il personaggio di Gilda sfrutta l’evoluzione della vocalità nel corso dell’opera, da soprano quasi lirico-leggero a lirico pieno, per attestare la propria maturazione, da bimba innocente a vittima consapevole.
Sul piano della costruzione formale, infine, il duetto fra il protagonista e il killer Sparafucile, e poi soprattutto il grande monologo di Rigoletto «Pari siamo!…», oltre alle scene di desolazione in riva al Mincio dell’atto terzo, realizzano un originalissimo esempio di dissoluzione e ricomposizione della tradizionale sequenza dei tempi nei numeri d’opera convenzionali, confermando la priorità conferita da Verdi alla ricerca di originalità formale e drammatica su condizionamenti d’altro genere. Inseguendo la verità drammatica di Shakespeare come prodotto dello stile, Verdi rivoluzionò l’impalcatura dell’opera romantica italiana, ponendo le premesse per l’evoluzione del genere melodramma nella seconda metà del secolo.

Cultura

 

 

Al teatro La Fenice di Venezia in scena Rigoletto di Giuseppe Verdi

Penultimo appuntamento della stagione lirica 2012 venerdì 12 settembre

 

 

Venerdì 14 settembre 2012 alle ore 19.00 (turno A), penultimo appuntamento della Stagione lirica 2012, andrà in scena al Teatro La Fenice Rigoletto, melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo, rappresentato per la prima volta proprio alla Fenice l’11 marzo 1851.

L’opera sarà proposta in alternanza con La traviata, l’altro capolavoro della cosiddetta ‘trilogia popolare’ scritto da Verdi e Piave per il Teatro La Fenice, e come quest’ultima sarà diretta da Diego Matheuz, il ventottenne direttore principale del Teatro La Fenice che proprio con Rigoletto debuttò a Venezia nell’ottobre 2010.

L’allestimento sarà una ripresa di quello ideato per la Fenice nel settembre 2010 dal regista Daniele Abbado (regista collaboratore Boris Stetka), dalla scenografa e costumista Alison Chitty, dalla coreografa Simona Bucci e dal light designer Valerio Alfieri.

Nel cast si esibiranno Celso Albelo in alternanza con Gianluca Terranova nel ruolo del duca di Mantova, Dimitri Platanias in quello di Rigoletto, Desirée Rancatore in alternanza con Irina Dubrovskaya in quello di Gilda; Gianluca Buratto sarà Sparafucile, Anna Malavasi Maddalena, Annika Kaschenz Giovanna, Luciano Batinic Monterone, Armando Gabba Marullo, Iorio Zennaro Matteo Borsa, Luca Dall’Amico il conte di Ceprano, Elena Traversi la contessa di Ceprano. I ruoli dell’usciere e del paggio saranno affidati agli artisti del Coro Antonio Casagrande, Emanuele Pedrini, Emanuela Conti e Sabrina Oriana Mazzamuto.

La prima di venerdì 14 settembre 2012 sarà seguita da sette repliche, domenica 16 alle 15.30 (turno B), martedì 18 (turno D) e venerdì 21 (turno E) alle 19.00, domenica 23 (fuori abbonamento) alle 15.30, martedì 25 e giovedì 27 (fuori abbonamento) alle 19.00, sabato 29 (turno C) alle 15.30.

Rigoletto esordì al Teatro La Fenice l’11 marzo 1851. Tratto da Francesco Maria Piave dal dramma storico di Victor Hugo Le roi s’amuse, l’opera giunse sulla scena dopo una serie di vicissitudini legate alle interdizioni della censura veneta (di fatto austriaca), che riteneva inaccettabile il ruolo negativo attribuito a un sovrano, indecoroso il soggetto ed empia la maledizione.

Ma Verdi era entusiasta della pièce di Hugo – “è il più gran soggetto e forse il più gran dramma de’ tempi moderni. Tribolet è creazione degna di Shakespeare!” – e riuscì a portare in scena il lavoro incontrando subito il favore del pubblico, anche se non quello della critica, disorientata dall’eccentricità della pièce.

Prima opera della cosiddetta ‘trilogia popolare’ (con Il trovatore e La traviata), l’opera segna una svolta nell’evoluzione artistica di Verdi e conclude il lungo periodo degli ‘anni di galera’; lo stesso personaggio di Rigoletto, buffone ma triste, rancoroso e provocatore ma dolorosamente afflitto, dipinto da Verdi in tutto lo spessore tragico della sua condizione umana, rappresenta una vistosa eccezione in un panorama operistico che distingueva con molto maggior rigore fra misera abiezione e immacolata virtù. Proprio dalla necessità di potenziare la caratterizzazione del personaggio principale muove il rinnovamento operato dalla drammaturgia verdiana intorno a convenzioni radicate: «Cortigiani, vil razza dannata» è l’esempio memorabile che sancisce la nascita di una nuova voce per il melodramma italiano, quella ‘spinta’ del baritono verdiano, dal potente declamato.

Anche la distribuzione dei ruoli non rispetta le ‘convenienze’ teatrali: il duca di Mantova, libertino impenitente oltre che spregiatore di qualsivoglia principio etico, è il primo tenore che viola lo statuto romantico che lo vorrebbe eroe; mentre il personaggio di Gilda sfrutta l’evoluzione della vocalità nel corso dell’opera, da soprano quasi lirico-leggero a lirico pieno, per attestare la propria maturazione, da bimba innocente a vittima consapevole.

Sul piano della costruzione formale, infine, il duetto fra il protagonista e il killer Sparafucile, e poi soprattutto il grande monologo di Rigoletto «Pari siamo!…», oltre alle scene di desolazione in riva al Mincio dell’atto terzo, realizzano un originalissimo esempio di dissoluzione e ricomposizione della tradizionale sequenza dei tempi nei numeri d’opera convenzionali, confermando la priorità conferita da Verdi alla ricerca di originalità formale e drammatica su condizionamenti d’altro genere. Inseguendo la verità drammatica di Shakespeare come prodotto dello stile, Verdi rivoluzionò l’impalcatura dell’opera romantica italiana, ponendo le premesse per l’evoluzione del genere melodramma nella seconda metà del secolo.