Autobrennero dice no alla pubblicazione dei nominativi di chi viaggia gratis e ricorre al Consiglio di Stato

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A22 presidente Walter Pardatscher AD Paolo Duiella 1
A22 presidente Walter Pardatscher AD Paolo Duiella 1Dopo la sentenza del Tar, la guerra sulla trasparenza della gestione dei soldi pubblici si sposta a Roma

La società Autostrada del Brennero non ci sta alla sentenza del Tar di Trento che ha dato ragione alla consigliere comunale indipendente di Trento Giovanna Giugni che chiedeva di sapere chi viaggiava in autostrada con il telepass gratuito omaggiato dalla stessa autostrada: pertanto, chiederà al Consiglio di Stato l’annullamento della sentenza del Tar di Trento.E’ la stessa Autobrennero a darne notizia invocando il diritto al riserbo e alla riservatezza “per non pregiudicare i legittimi interessi della società”.

Nel ricordare come lo status di Autobrennero sia complesso (“è società di capitale di diritto privato, ad azionariato prevalentemente ma non totalmente pubblico, è impresa che oltre alla gestione autostradale in concessione opera sul mercato delle infrastrutture e del trasporto ferroviario in concorrenza con varie altre imprese private presenti in questi settori”), la direzione dell’A22 si pone due domande: “quali responsabilità si assume Autobrennero ove volontariamente diffonda dati e informazioni che coinvolgono terzi soggetti che possono rivendicare diritti di riservatezza? Come può Autobrennero esercitare attività d’impresa in concorrenza se non può tenere riservate le proprie strategie e le proprie decisioni operative?”.

Nel suo ricorso, nella nota si sottolinea come “enfatizzando il rilievo pubblicistico della gestione del servizio autostradale la sentenza ha finito per assimilare la Società ad un Ente dipendente dal Comune di Trento e dagli altri Enti pubblici, disponendo che la medesima debba essere sottoposta ai principi ed ai controlli che reggono l’azione amministrativa. E’ intuibile – si conclude – che dette affermazioni risultano gravide di conseguenze, in vista degli obiettivi, di natura squisitamente imprenditoriale, che i soci hanno assegnato alla Società”. Strano, ma fino ad oggi la società è stata diretta esecutrice dei desiderata della politica, adeguando molto spesso la sua strategia imprenditoriale alle scelte prese nei palazzi della politica.

Le obiezioni avanzate dalla società stridono però, oltre alle argomentazioni della sentenza del Tar, pure con quelle del difensore civico Raffaele Sanpaolesi, che aveva riconosciuto valida e legittima la richiesta presentata da un consigliere comunale di un Ente che è socio della stessa società autostradale, specie in un momento storico come l’attuale dove la critica ad una gestione disinvolta della cosa pubblica da parte della politica è al centro dell’attenzione dei cittadini e dell’opinione pubblica. Una curiosità ancor più accresciuta all’indomani della discussione in udienza, dove la difesa della società aveva fatto intendere come nella lista dei privilegiati che viaggia gratis (ma chi paga in definitiva sono tutti i contribuenti, visto che l’81,2% delle azioni è in mano agli enti locali attraversati dall’autostrada) fossero in tanti. “Una sentenza che è una lezione di diritto e di trasparenza” aveva commentato l’avvocato Maria Cristina Osele che con la consigliera comunale ricorrente si era paragonata ad una sorte di Davide contro Golia.

La protervia con cui i vertici della società hanno deciso di proseguire nel loro muro di gomma forse nasconde qualcosa che è difficile da rendere pubblico, visto che da tempo si vocifera sulla consistenza dei privilegiati che viaggiano a sbafo in autostrada, scaricando i costi dei pedaggi su tutti gli altri utenti che pagano il servizio a caro prezzo. In tempi dove la politica e il suo sottobosco non sono considerati affatto bene dai cittadini elettori, i vertici della società e i loro azionisti di riferimento (ovvero i vertici degli enti pubblici locali) farebbero bene a fare un bagno d’umiltà e di trasparenza, svelando, sempre che ci sia, l’elenco dei privilegiati, che è cosa ben diversa dai segreti commerciali che si giocano nella gara per il rinnovo della concessione d’esercizio. Più che una cosa commerciale, quella dei viaggiatori a sbafo è semmai una vestigia del peggiore collateralismo alla politica, una specie di cinghia di trasmissione clientelare del consenso verso gli azionisti di riferimento da rimuovere al più presto. Per non dire del fatto che, se i telepass gratuiti sono a favore dei Vip, questi non hanno sicuramente la necessità di risparmiare qualche centinaio di euro all’anno di pedaggi: possono permettersi di pagare, come tutti e forse meglio di molti altri, il costo del lusso autostradale.