Regione del Veneto, il Consiglio dice sì al referendum pro indipendenza

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Consiglio regionale veneto Palazzo Ferro Fini 1Sull’onda del risultato elettorale catalano, dopo una lunga discussione che ha visto la sinistra e il centro destra divisi sui documenti da votare, approvata a larghissima maggioranza la mozione referendaria

Giornata campale quelle vissuta dal Consiglio regionale del Veneto, chiamato a pronunciarsi in seduta straordinaria richiesta da 42 consiglieri per affrontare i temi del neocentralismo, del federalismo, dell’autonomia e dell’indipendenza.

L’incontro si è aperto con l’intervento del consigliere del gruppo Misto (ex leghista) Sandro Sandri primo dei firmatari della richiesta di questo appuntamento consiliare. “Da quando si è insediato il Governo Monti – ha esordito – di federalismo non si parla più nonostante lo stesso Presidente della Repubblica lo abbia più volte definito un ‘valore aggiunto’”. Il presidente della Regione Luca Zaia, dopo aver ricordato il percorso federalista, ha sottolineato che “il vero federalismo è centripeto, mentre le spinte centrifughe nascono proprio quando il federalismo è negato. Io personalmente voterei sì in un referendum sull’indipendenza – ha spiegato Zaia – ma dev’essere molto chiaro che oggi, con le leggi attuali, un referendum di questo tipo non è possibile per cui credo che l’unica cosa da fare sia aprire un tavolo regionale attorno al quale invitare i migliori giuristi e costituzionalisti per individuare la strada da tracciare per giungere al coinvolgimento diretto dei cittadini”.

Consiglio regionale veneto aula con consiglieri 1I lavori sono poi proseguiti con gli interventi dei diversi esponenti dei gruppi consiliari. Per Gustavo Franchetto, capogruppo di Italia dei Valori, i veneti non possono rimanere aggrappati all’idea di un ‘Veneto Stato’ ma hanno bisogno di maggior autonomia e di più risorse, pur “rimanendo indiscutibilmente dentro l’unità della Repubblica italiana”. Il capogruppo della Lega Nord Federico Caner ha ricordato i 17 miliardi di ‘residuo fiscale’ (cioè la differenza tra quanto i veneti pagano allo Stato e quanto ricevono in termini di servizi) che pesano sull’economia veneta e mettono alle strette le imprese inducendole a fuggire in Carinzia o a chiudere. Mariangelo Foggiato (Unione NordEst), primo firmatario della risoluzione che chiede la consultazione popolare tra i veneti per saggiare il loro desiderio d’indipendenza, si è soffermato sul principio di autodeterminazione dei popoli. “Un principio – ha spiegato – che è già stato ribadito formalmente, con un voto di questo stesso Consiglio nel 1998 per cui la risoluzione che sarà votata si inserisce nel segno di continuità aggiornata con l’indicazione di uno strumento concreto possibile: la consultazione referendaria”.

“La risoluzione presentata – ha affermato il capogruppo del Pdl Dario Bond – è importante perché sollecita una democratica consultazione referendaria e perché prende atto del profondo cambiamento degli scenari impegnando Consiglio e Giunta del Veneto ad un percorso mirato a coinvolgere non più, come si usava un tempo, Parlamento e Governo italiani, che sarebbe inutile, ma Unione Europea e Nazioni Unite”. “Visto che i veneti hanno un tasso di fedeltà fiscale più alto di tutte le altre regioni, di gran lunga maggiore di altre aree della penisola – ha proposto Diego Bottacin di Verso Nord – la quota di residuo fiscale sia ‘condizionata’, così come avviene nell’Unione Europea, ad impegni verificabili e controllati. In questo senso sono favorevole al referendum per chiedere ai veneti se vogliono che le cose rimangano immutate, o se vogliano, invece, che la Regione Veneto imbocchi il percorso, anche con forzature, verso l’autonomia fiscale e il principio di condizionalità fiscale o, terza opzione, se preferiscano che il Veneto diventi uno stato autonomo”.

Pietrangelo Pettenò (Federazione Sinistra veneta), che ha sottoscritto la richiesta di seduta straordinaria e la mozione presentata da Foggiato e dai capigruppo di Pdl e Lega, ha esordito sgombrando il campo dai ‘feticci’ del concetto di ‘popolo veneto’ e del tricolore che i consiglieri del Pd sfoggiavano con la coccarda appuntata al bavero. “Non mi piace assimilare il concetto di popolo a una nazione, che sia l’Italia o il Veneto – ha spiegato Pettenò – preferisco parlare di autodeterminazione delle comunità e dei popoli”. Per Stefano Valdegamberi, capogruppo Udc, bisognerebbe rivendicare la ‘venetizzazione’ dell’Italia, più che la secessione del Veneto. “Oggi il Veneto è una piccola realtà regionale che può trovare forza e significato solo nell’Europa dei popoli – ha spiegato – il futuro non è fatto di piccole realtà nazionali ma di una grande comunità internazionale, fondata su valori di solidarietà e sussidiarietà di cui il Veneto è sempre stato interpete. La secessione comporterebbe solo un indebolimento economico, istituzionale e del peso contrattuale del Veneto. Il Veneto deve attrezzarsi – ha concluso – per vivere la globalizzazione come opportunità”. Il tema dell’autonomia e dell’autodeterminazione del ‘popolo veneto’ è al centro del nuovo statuto regionale – ha ricordato il presidente della commissione Statuto Carlo Alberto Tesserin (Pdl) – scritto difendendo gli spazi dell’autonomia del Veneto rispetto al neocentralismo statale attualmente dominante.

Laura Puppato, capogruppo del Pd, ha definito un “atto di irresponsabilità politica” la proposta di dare la parola al popolo, invece di farsi carico del buon governo della Regione. “Se davvero vogliamo l’autodeterminazione e l’autonomia del Veneto – ha ribadito – dobbiamo e possiamo chiedere nuove deleghe e nuove risorse”. Il vicecapogruppo della Lega Nord Paolo Tosato ha sostenuto la validità della risoluzione affermando di riconoscersi nella dichiarazione del primo firmatario Foggiato soprattutto quando ha definito l’indipendenza “non un fine bensì un mezzo per il bene della società veneta”. “Perché non dare ai veneti la possibilità di esercitare il diritto di conoscere come vengono spesi i loro soldi?” Se lo è chiesto l’assessore al bilancio Roberto Ciambetti (Lega) il quale ha ricordato che il Veneto garantisce un gettito di 72 miliardi di euro a fronte del quale lo Stato restituisce in servizi 51 miliardi con un saldo negativo, dunque, di 21 miliardi. “Referendum – ha aggiunto – è una parola chiave nella costruzione dell’avvenire dei popoli come dimostra quanto è avvenuto in Galles nel 2011, quanto sta avvenendo in Scozia e avverrà in Catalunya, senza contare i numerosi esempi soprattutto nell’ex impero sovietico”.

clodovaldo ruffato luca zaiaDopo una lunga ed accesa discussione, il Consiglio regionale del Veneto ha detto sì all’ipotesi di un referendum per l’autodeterminazione, dando mandato ai presidenti di Giunta e Consiglio, Luca Zaia e Clodovaldo Ruffato, di “avviare urgentemente con tutte le istituzioni dell’Unione europea e delle Nazioni Unite relazioni istituzionali che garantiscano l’indizione di una consultazione referendaria per accertare la volontà del popolo veneto in ordine alla propria autodeterminazione, avvalendosi del parere consultivo di un’apposita commissione di giuristi senza alcun onere a carico della Regione”. Su 36 votanti hanno votato a favore – chiamati per appello nominale – i 29 consiglieri di Pdl e Lega, compreso il presidente Zaia, 2 i contrari (Gustavo Franchetto e Antonino Pipitone) e 5 astenuti (i consiglieri Udc, Andrea Causin del gruppo misto e Moreno Teso del Pdl), mentre i consiglieri del Pd non hanno partecipato al voto. Il documento recepisce la proposta di Zaia di costituire un tavolo tecnico tra giuristi e costituzionalisti per studiare i percorsi possibili per arrivare a indire una consultazione referendaria sull’autodeterminazione del popolo veneto, ed elimina l’esplicitazione dell’obiettivo indipendentista contenuto originariamente nel documento a firma Foggiato, Bond, consiglieri della Lega e Pettenò.

“L’importante è individuare un percorso percorribile per far esprimere il popolo veneto sulla propria autodeterminazione. L’indizione di un referendum sull’autodeterminazione non esclude, infatti, l’opzione indipendentista”, ha spiegato Foggiato, acconsentendo alla riformulazione presentata in aula dal capogruppo del Pdl Dario Bond. L’altro firmatario, Pietrangelo Pettenò, pur sottoscrivendo la formula di compromesso, ha contestato l’idea di affidare ad una Europa dirigista, governata da burocrati e da istituzioni non elette dai cittadini, il riconoscimento dell’autonomia e dell’autodeterminazione del popolo veneto. “Non tutte le forze che inneggiano all’autonomia e alla bandiera di San Marco sono forze democratiche, alcune sono di matrice nazista – ha aggiunto Pettenò – per cui chiedo una battaglia trasparente per continuare il percorso verso il riconoscimento dell’autonomia e dell’autodeterminazione del popolo veneto, in un contesto di ‘patriottismo cosmopolita”. La risoluzione ha raccolto il consenso, oltre che dei consiglieri di Lega e Pdl, di Foggiato e di Pettenò, anche di Diego Bottacin (Verso Nord).

Soddisfatto anche Sandro Sandri, ex leghista ora passato al gruppo misto, che per primo ha chiesto la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio veneto per dibattere il possibile percorso verso l’autodeterminazione del popolo veneto. Rammaricato per non essere riusciti a trovare alcun punto di intesa si è detto Carlo Alberto Tesserin (Pdl), presidente della commissione Statuto. “Rischiamo di sprecare questa giornata di dibattito – ha detto – che non ha né vincitori né vinti. Non è con la possibilità di esprimersi con un referendum che si risolvono gli squilibri economici e finanziari di cui soffre il Veneto”.

Contrari i consiglieri del Pd, che sono usciti dall’aula al momento del voto per denunciare l’anticostituzionalità del percorso referendario proposto che – ha spiegato il vicecapogruppo del Pd Lucio Tiozzo – “alza l’asticella per nascondere l’inefficienza di Lega e Pdl e mette una pietra tombale sul federalismo e su anni di battaglia per l’autonomia del Veneto”. “Noi siamo per non prendere in giro i cittadini e per la chiarezza. Da parte nostra intendiamo proporre la rivendicazione dell’autonomia differenziata, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione, e non avallare un percorso impossibile verso l’indipendenza”, hanno precisato Stefano Fracasso, Franco Bonfante e Claudio Sinigaglia ricordando i contenuti del documento alternativo presentato da Pd, Idv, Udc e Bortolussi “Il Veneto per l’Europa federale e l’autonomia regionale”. Dal canto suo la capogruppo del Pd Laura Puppato ha definito la scelta di rivolgersi direttamente al popolo un “fallimento” della politica. Anche Gustavo Franchetto, capogruppo IdV, ha bocciato l’esito della seduta straordinaria, definendola una “sceneggiata”, “atto schizofrenico e strumentale, privo di contenuti”. Il documento presentato dal Pd e sottoscritto anche da IdV, Udc e Giuseppe Bortolussi ha ottenuto 14 voti e 3 astensioni: i rappresentanti della maggioranza hanno infatti abbandonato l’aula, facendo così mancare il numero legale.