Provincia di Trento, 11,2 milioni di euro per interventi di solidarietà internazionale con polemica

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Lia Beltrami foto matteo rensi
Lia Beltrami foto matteo rensiDopo gli insuccessi degli anni scorsi, la Lega Nord protesta

La Giunta provinciale di Trento ha approvato le graduatorie di merito – con l’assegnazione dei relativi contributi pubblici – per gli interventi annuali, pluriennali e di cooperazione sanitaria proposti appunto dagli organismi di volontariato trentini in Africa, Asia, America latina, Europa Orientale. Con le risorse a disposizione verranno finanziati 37 i progetti di cooperazione allo sviluppo annuali considerati idonei, per un contributo provinciale complessivo di Euro 1.891.107,00.

Inoltre 7 progetti di cooperazione allo sviluppo pluriennali, di cui 2 biennali e 5 triennali, e 10 progetti di cooperazione allo sviluppo in ambito sanitario, di cui 8 annuali e 2 triennali. Complessivamente i contributi che la Provincia destina a questo settore, nel 2013, sono pari a 11.230.000 euro, circa lo 0,25% del bilancio provinciale considerato dalla normativa la soglia “minima”. Gli interventi si estendono dal Brasile alla Palestina, dal Mozambico al Nicaragua, dall’India alla Romania, dalla Tanzania al Kosovo.

La proposta lanciata dall’assessora UDC Lia Giovanazzi Beltrami ha scatenato le polemiche, anche in considerazione di quanto accaduto nel recente passato, dove gli interventi di solidarietà trentina si sono rivelati un boomerang o del tutto inefficienti.

Sergio Divina Per il senatore Sergio Divina “siamo dinanzi ad una recidiva nello spreco di denaro pubblico quando ai veri bisognosi trentini la Giunta provinciale eroga le sovvenzioni con il contagocce”. Secondo Divina “la tempistica è poi quanto di più sospetto, visto che l’erogazione ad organismi spesso molto vicini all’assessora avviene giusto nel pieno della campagna elettorale”. Di spreco ingiustificato parla anche il capogruppo leghista in Consiglio provinciale, Alessando Savoi, secondo il quale “le inchieste della Corte dei Conti a certi amministratori pubblici non hanno insegnato proprio nulla”.